The Musical Box: «Quando Peter Gabriel vide il nostro show»

Sono gli unici autorizzati dai Genesis al «falso d’autore», ovvero a rifare le canzoni della magnifica formazione britannica con il beneplacito dell’originale. Con l’endorsement esplicito di Peter Gabriel e Phil Collins, i canadesi The Musical Box (Denis Gagnè, François Gagnon, Sébastien Lamothe, Ian Benhamou, Mark Laflamme) girano da tre decenni il mondo ricreando le fantastiche atmosfere sonore in particolare del periodo progressive dei Genesis. L'1 marzo approderanno a Brescia, al Dis_Play del Brixia Forum (in via Caprera 5, alle 21, biglietti da 40 a 55 euro in prevendita da TicketOne; info su www.cipiesse-bs.it), mettendo in vetrina una delle gemme assolute del repertorio dei Genesis: il concept «The Lamb Lies Down on Broadway», loro sesto album in studio, pubblicato nel 1974.
Un disco incentrato su un racconto ideato da Gabriel, anche autore di tutti i testi delle canzoni tranne la title-track (scritta invece da Mike Rutherford e Tony Banks). Abbiamo intervistato, con una telefonata interoceanica, il frontman e leader di The Musical Box, Denis Gagnè.
Com’è nata la sua passione per i Genesis?
Mio fratello maggiore portò a casa «Foxtrot» (del 1972, ndr). Ha messo la puntina su «Supper’s Ready», pezzo epico della durata di 23 minuti: io avevo solo 10 anni, ne sono rimasto rapito. I Genesis sono diventati famosi in Italia prima che nel Regno Unito.
Trova la cosa stimolante, venendo a suonare da noi?
È stato così anche in Canada: sono diventati popolari nella regione francofona, dove sono cresciuto, prima che in patria. Riassumendo: prima Italia, poi Montréal, e soltanto in seguito nel Regno Unito. Anche per questo sentiamo una forte connessione con il pubblico italiano: la musica dei Genesis tocca corde simili nel sangue latino che condividiamo.
È d’accordo con la rivista "Rolling Stone" quando giudica «The Lamb Lies Down on Broadway» il secondo miglior album dei Genesis dopo «Selling England by the Pound»?
Non lo sapevo. Per certo, «The Lamb Lies Down on Broadway» è una gemma a sé stante nella produzione della band, differente da quello che avevano fatto prima e pure da quello che avrebbero fatto dopo.
Qual è stato il pezzo più difficile da interpretare?
Il disco è tosto nel suo complesso, ma la canzone più difficile è sicuramente «Back in New York City». Peter Gabriel canta a squarciagola per tutto il pezzo, usando note molto alte. Devo essere veramente in forma per cantarlo bene.
E il suo preferito?
Nessun dubbio: è «The Lamia». Amo il modo in cui Peter Gabriel la interpreta. Anni fa mi fece questa stessa domanda Tony Banks, il tastierista dei Genesis, e la risposta fu la medesima: «The Lamia».
Qual è stata la più grande soddisfazione di The Musical Box in trent’anni di carriera?
Quando Peter Gabriel venne al nostro show: era il nostro primo tour nel Regno Unito e in Europa, ed era il primo spettacolo del tour. Dal palco riuscivo a vedere Peter, e lo vidi rimanere per tutta la durata dello spettacolo. Un altro momento speciale è stato quando Phil Collins suonò con noi a Ginevra: esibirsi con un batterista del suo calibro è stata un’esperienza incredibile. E poi lui è davvero molto alla mano, nel backstage sembrava ci conoscessimo da sempre.
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