Sul Garda l'ex étoile del Royal Ballet: «A caccia di talenti, tutti hanno diritto a un’opportunità»

Di solito sono i ballerini a raggiungerlo: David Makhateli - ex danzatore del Royal Ballet - organizza ogni anno Grand Audition in diverse città europee, per dare la possibilità alle giovani promesse della danza di esibirsi davanti a numerosi direttori e direttrici di compagnia, facilitando così l’oneroso processo di audizioni. Perché «tutti devono avere l’opportunità di essere visti». Stavolta è lui a raggiungere gli artisti: come ogni anno, Antonella Mandanici, direttrice dell’Art Studio di Manerba organizza lo Stage Internazionale di Danza del Lago di Garda, e stavolta la star è proprio Makhateli. Lo stage prosegue fino al 15 luglio e vedrà susseguirsi alla sbarra docenti, direttrici e direttori (tra cui James Pett, visto recentemente al Teatro Grande).
Abbiamo intervistato Makhateli.
David, cosa si attende da questo stage gardesano?
Sarà interessante, ogni stage permette di vedere cosa accade nelle diverse scuole e i diversi livelli. È sempre un work in progress, ma spero troveremo qualche talento.
Insieme a sua moglie Daria ha ideato Grand Audition. Come venne l’idea?
Volevamo rendere le audizioni più semplici: non tutti possono permettersi di volare in diverse città. Io stesso ero in questa situazione, da studente. Non avevo molti soldi per viaggiare, contando che a volte devi volare due, tre o quattro volte prima di entrare in una compagnia. Grand Audition è una piattaforma che permette di fare un’audizione per almeno cinque compagnie (o più) in una sola volta, in un solo luogo. Da allora è un successo e ha acquisito una buona reputazione, anche in seguito al numero di contratti effettivamente siglati.
Vedete moltissimi talenti: la danza si sta facendo più inclusiva oppure resterà sempre una nicchia esclusiva?
Difficile dirlo. Dipende molto da chi dirige le compagnie, dato che ognuna ha tradizioni, repertori e stile. Credo però sia importante avere un repertorio classico e uno contemporaneo. Il classico vende ed è quello che tiene in vita le compagnie. Io stesso, da danzatore, vorrei lavorare in una compagnia con repertori diversi e progressisti. È importante crescere. Ma chissà dove sta andando la danza, oggigiorno. In ogni caso la danza classica è una bellissima forma d’arte e penso che vivrà.
C’è una compagnia internazionale da tenere particolarmente d’occhio?
Personalmente ho sempre voluto danzare nelle grandi compagnie nazionali di danza classica. Per questo scelsi quella di Birmingham, e poi il Royal Ballet, il Dutch National Ballet, l’Huston Ballet… E alla fine sono tornato al Royal. Sono le compagnie che amo. Le altre hanno vari stili e repertori, ma non saprei identificare la migliore. Ognuna ha qualcosa di bello da offrire.
Il consiglio che dà alle nuove leve della danza?
Sapere cosa vogliono. Non devono fare audizioni solo per trovare un lavoro. Una volta assunti, sarebbero molto infelici. Meglio scegliere la compagnia che più li rappresenta, con il repertorio che più piace loro.
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