Cultura

Storia triste di una figlia di Byron

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Passioni assolute, sentimenti esaltati. Soffia il vento del Romanticismo sull’Europa dei primi decenni dell’Ottocento. Attirata dalle bellezze del Belpaese, soggiorna nell’Italia percorsa dai primi fermenti risorgimentali una elitaria comunità inglese, che ha i suoi campioni in Percy Bysshe Shelley e in George Gordon Byron, contesi dai salotti letterari, vezzeggiati dalle giovani nobildonne. Ambedue i poeti faranno una morte prematura, che contribuirà al loro mito: Shelley annega nel golfo di La Spezia, lord Byron muore di febbri in Grecia al seguito di una spedizione di sostegno alla causa dell’indipendenza ellenica.

È questo lo scenario in cui si svolge la breve vicenda terrena di una figlia naturale di Byron, morta a poco più di cinque anni forse per una febbre tifoide. A raccontare questa storia triste e intensa è Iris Origo, biografa di padre americano e madre anglo-irlandese, in un libro pubblicato nel 1935 da Leonard e Virginia Woolf. Allegra.

La figlia di Byron è ora riproposto da Skira nella traduzione di Masolino d’Amico (14,50 euro). Allegra nasce dalla breve relazione tra Byron e Claire Clermont, sorellastra della scrittrice Mary Shelley. Cresciuta dapprima in Inghilterra in casa Shelley, la bimba è poi tolta alla madre, chiamata dal padre in Italia, infine affidata a un convento di suore a Ravenna, dove morirà tragicamente. Dalla vicenda la figura di Byron non esce troppo bene.

Alberto Ottaviano 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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