Cultura

Stefano De Martino a Brescia: «Amo giocare su più tavoli, privilegio dello spettacolo»

Il 34enne ballerino e conduttore televisivo napoletano arriva al teatro Morato il 24 febbraio con con «Meglio stasera» un (quasi) one-man-show
Stefano De Martino - Foto Marco di Branco
Stefano De Martino - Foto Marco di Branco
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In questi giorni è continuamente nominato in tv e sui giornali, ma per motivi diversi da quelli che vorrebbe. Su Stefano De Martino, 34enne ballerino e conduttore televisivo napoletano, impazza infatti il gossip scatenato dalle rivelazioni dell’ex moglie Belen Rodriguez sulle presunte amanti collezionate in segreto quando stavano insieme (da Alessia Marcuzzi ad Antonella Fiordelisi), che sta alimentando - tra smentite e minacce di querela - salotti dell’etere e pagine che una volta si definivano scandalistiche.

Sul tema, l’artista napoletano si trincera dietro un "no comment", e preferisce parlare dello show «Meglio stasera», che sta portando in tour e che sabato 24 febbraio approderà al Gran Teatro Morato di Brescia (alle 21.15; biglietti da 28 a 46 euro; info su www.zedlive.com). Uno spettacolo a tutto tondo, che prende a prestito il titolo da una splendida canzone di Miranda Martino (arrangiata da Morricone) e che vede l’eclettico De Martino impegnato come attore, ballerino, crooner, storyteller.

De Martino, nel titolo di lancio di «Meglio stasera» c’è un “quasi” ad attenuare la definizione di “one man show”. Perché?

Il “quasi” è giustificato dal fatto che non sono solo sul palco: con me ci sono otto musicisti pazzeschi (la Disperata Erotica Band, ndr) e quattro ballerini meravigliosi. Per cui mi sembrava antipatico ricorrere alla definizione che si impiega in questi casi, senza un correttivo. Poi è ovvio che io sono il responsabile di questa allegra brigata, e mi piglio onori ed oneri.

Attore, ballerino, crooner, conduttore: tutto insieme è una cosa che in genere fanno gli americani, meno gli italiani. Questa duttilità deriva dal fatto che da ragazzo ha lavorato negli States?

In effetti, ho avuto la fortuna di lavorare per un anno e mezzo a Broadway, in una grande compagnia di danza. Avevo vent’anni ed è lì che mi sono strutturato, che si è affinato il mio gusto rispetto al mondo dello spettacolo. Tornato in Italia, ho conservato questa visione, la considero naturale. Da noi c’è il vizio di dover definire il mestiere, siamo affezionati alle etichette... Nel mio caso il voler fare un po’ tutto, non è per presunzione (non faccio nemmeno tutto benissimo) ma è questione di gusto personale. Mi piace: perché devo limitarmi a una cosa quando posso farne tante? D’altronde, la cosa forse più bella del mondo dello spettacolo è la dimensione del gioco: giocare a far l’attore, giocare a fare il cantante, giocare a fare il conduttore... Significa che non prendo le cose troppo sul serio, anche se con rispetto: studio, mi preparo, ma dentro di me c’è sempre l’alibi del gioco a regalarmi serenità.

Ha molte esperienze alle spalle, ma solo 34 anni. Sogni professionali per il futuro?

Non esiste qualcosa in particolare che vorrei senz’altro fare, se non vivere di questo mestiere, senza cambiare mai. Insomma fare questo lavoro per almeno altri quarant’anni e vivere al meglio tutto ciò che può dare: dunque vedere come evolve, ma anche come cambio io, mettermi alla prova, godermi il percorso. La scadenza è lunga, non è una carriera breve come quella di un calciatore: non ci sono coppe e trofei da alzare, ma soddisfazioni piccole, medie e grandi da raccogliere, che a teatro - dove si condivide un tempo insieme al pubblico - hanno un sapore davvero speciale. 

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