Treves Blues Brothers a Soiano: «La musica è riscatto sociale e personale»

Un rapporto artistico pensato come estemporaneo e trasformatosi invece in una bella amicizia, che offre frutti anche nella stagione in corso, quello tra Lou Marini e Fabio Treves. Il primo, ovvero il magico sax dei leggendari Blues Brothers, è il regalo che il secondo si era concesso per i cinquant’anni della Treves Blues Band, da lui stesso fondata nel 1974, ad oggi la formazione di musica del diavolo più longeva e rinomata del panorama nazionale.
Ebbene, anche quest’anno Marini accompagna la Treves Blues Band in alcuni appuntamenti estivi, tra cui quello in cartellone sabato 2 agosto al Castello di Soiano del Lago per il Soiano Blues Festival organizzato dalla Slang Music di Giancarlo Trenti (alle 21; biglietto unico a 20 euro; info sulle pagine web e social di Slang).
Abbiamo parlato dell’evento con il «Puma di Lambrate» (definizione «felina» coniata da un giornalista milanese per derivazione da John Mayall, il mitico «Leone di Manchester», scomparso l’anno scorso), sopraffino armonicista e inossidabile leader di un sodalizio che integra Kid Gariazzo (chitarra e voce), Gab Dellepiane (basso), Massimo Serra (batteria).
Treves: Lou Marini è un’icona…
«Chiunque ami il blues e il cinema ha in mente Marini che suona il sax per Aretha Franklin in una sequenza memorabile di The Blues Brothers, che a parte le decine di milioni di spettatori di un film di culto, in epoca digitale ha raccolto miliardi di visualizzazioni».
A proposito di cinema: anche lei compare in una sequenza iconica di «Ecco noi, per esempio» di Sergio Corbucci, accanto a Celentano e Renato Pozzetto...
«Ma il vero esperto di cinema era mio padre Gaddo: un neurologo, amico e compagno di studi di Dino Risi, che mise alla prova la propria cultura in materia partecipando a Lascia o raddoppia e facendo disperare Mike Bongiorno, perché con il suo fisico imponente (un metro e novanta per 160 chili) entrava a fatica nella cabina».
Com’è nata l’amicizia con il saxofonista di Charleston?
«Oltre ad essere un musicista straordinario, Lou è persona di rara sensibilità, che non se la tira per nulla, nonostante la carriera che ha avuto. Per di più è un Sagittario come me (cosa che rende ancor più facile la sintonia), molto orgoglioso delle proprie radici italiane. Una cosa ci accomunava sul versante artistico, già prima di conoscerci: in tempi diversi, entrambi abbiamo collaborato con Frank Zappa. E poi Lou Marini è estremamente disponibile e quando non può fare una data, quasi si scusa: “Ho promesso a James Taylor che vado in tour con lui, mi dispiace...”. In furgone, tra una data e l’altra, ascoltare i racconti sulle persone con cui ha suonato (da Stevie Wonder a Diana Ross, da Eric Clapton agli Aerosmith, passando per Gerry Mulligan, Bill Evans e Rolling Stones, ndr), è come fare un corso accelerato di storia della musica.
Valori e riscatto sociale. Il blues rimane (anche) uno stile di vita?
«È così. Fratellanza, dignità, rispetto e solidarietà sono sempre alla base del blues, genere mai di moda, ma da sempre all’avanguardia sul piano dei diritti civili. Ed è senz’altro la musica del riscatto sociale e personale, come ci ricordano concretamente gli esempi di Bessie Smith e Leadbelly, di Ray Charles ed Eric Clapton, giusto per citarne alcuni».
C
osa suonerete a Soiano?«Classici del blues, pezzi di nostra produzione e, ovviamente, hit dei Blues Brothers. Posti come Soiano tengono alta la bandiera del blues più delle città: vanno premiati con un grande concerto».
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