Cultura

Si fa presto a dire Palazzo Martinengo: mappa e storia di tutti gli edifici del casato a Brescia

Dieci edifici mantengono vivo il ricordo di una delle famiglie nobiliari più potenti della città per oltre cinque secoli. Ecco la loro storia
Il palazzo Martinengo di via San Martino della Battaglia - © www.giornaledibrescia.it
Il palazzo Martinengo di via San Martino della Battaglia - © www.giornaledibrescia.it
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Quando a Brescia si dice «Martinengo», la maggior parte delle persone pensa all'omonimo palazzo della Pinacoteca, patrimonio tornato alla città nel 2018 dopo i lavori di restauro. Pochissimi invece pensano ai Martinengo come a un casato, uno dei più potenti di Brescia per oltre cinque secoli.

Quella dei Martinengo era una famiglia nobile, la cui origine probabilmente bergamasca deriva dai longobardi conti Martinengo. Nel XII secolo si trasferiscono a Brescia e verso la fine del XIV secolo la famiglia si divide in vari rami, intraprendendo un lungo percorso verso un periodo di splendore che vedrà il suo apice nel Cinquecento.

Sono molte le leggende che circolano sulla casata, benché di quella che era la famiglia in origine abbiamo poche notizie. Oggi Brescia conserva molti ricordi dei Martinengo, soprattutto sottoforma di edifici. Si tratta di luoghi pubblici, ma anche di palazzi con una forte rilevanza artistica e culturale o sedi di enti o associazioni della provincia. 

Nel cuore del centro storico ci sono diversi palazzi Martinengo, ognuno con la propria storia e le proprie curiosità. Nonostante siano appartenuti a diversi rami della famiglia, tutti hanno ancora oggi una caratteristica comune: l’aquila lapidea, simbolo araldico della famiglia, solitamente posta sui portali d'ingresso. 

Ecco quali e dove sono.

Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino

Iniziamo questo viaggio alla scoperta dei palazzi Martinengo partendo da Piazza del Foro. A pochi metri dal Capitolium in via Musei 30, si trova il Martinengo Cesaresco Novarino, dal nome della famiglia che ne ha commissionato la costruzione. Ed è in onore del conte Martinengo che al suo esterno è apposta una lastra in marmo con la frase celebrativa «Domus haec / edificata est a comite / Caesare Martinengo Cesaresco / 1663». 

Il palazzo, come lo conosciamo oggi, è stato costruito nella metà del XVII secolo, sui resti di una costruzione del ’400, anche se i reperti storici, conservati nei sotterranei del palazzo, ci raccontano le tracce di edifici che risalgono a prima dell’epoca del Ferro (XI-V a.C.). 

Alla morte del conte l’edificio passa ai figli, fino ai primi del ’900 quando diventa prima sede della Questura e poi dell’Amministrazione Provinciale. Oggi, oltre ad alcuni uffici della provincia, il palazzo ospita un’area museale e un percorso archeologico, suddiviso in due zone: una dedicata ai ritrovamenti dell'età del ferro e romana, e una in cui si può ammirare la stratificazione dell'antica piazza romana. Un'ulteriore sala sotterranea ospita la Brixia Light Box, un'installazione che permette di fare un viaggio multimediale all’interno del percorso archeologico di palazzo Martinengo.

Il palazzo è anche sede degli «Amici di Palazzo Martinengo», l’associazione culturale che promuove la conoscenza storica, artistica e architettonica di Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino e delle altre residenze un tempo appartenenti alla famiglia bresciana.

All'esterno del Palazzo, la targa in onore del conte Martinengo - Foto da Google Street View © www.giornaledibrescia.it
All'esterno del Palazzo, la targa in onore del conte Martinengo - Foto da Google Street View © www.giornaledibrescia.it

Palazzo Martinengo Cesaresco dell’Aquilone

Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino dell'Aquilone - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino dell'Aquilone - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Sempre del ramo Martinengo Cesaresco, troviamo in via Trieste 17 Palazzo Martinengo Cesaresco, conosciuto anche come «aquilone». Un soprannome che deriva dalla grande aquila lapidea sul portale dell’edificio, che nel tempo ha conferito il nome al palazzo e alla famiglia fondatrice, un modo per distinguerla dagli altri Martinengo Cesaresco.

La storia della sua edificazione è quella forse più travagliata. Il palazzo sorge sui resti di un'antica domus e di un complesso termale romano, in una zona che è il risultato dell’unione di diversi terreni, avvenuta durante una campagna secolare di acquisizioni

Il palazzo è la prima dimora della famiglia Martinengo costruita nel XV secolo. Nel XVI continuano i lavori di ampliamento ma il palazzo arriva ad assumere l’aspetto attuale solo tra il XVII e il XVIII secolo, e nel XIX secolo viene ceduto all’istituto Cesare Arici e all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che oggi vi ospita i corsi di laurea delle facoltà di Scienze della formazione, Lettere e filosofia e Scienze linguistiche.

Il palazzo è un’opera dell’architetto bresciano Lodovico Beretta, noto per il suo lavoro di sistemazione urbanistica della città, ma soprattutto per il suo apporto alla realizzazione di Palazzo Loggia e alla chiesa di Santa Giulia.

Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino Primo

Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino Primo - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino Primo - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Un altro ramo della famiglia è Martinengo Cesaresco Novarino «Primo», un appellativo scelto per distinguersi dai cugini. Non è solo il nome, però, a renderli diversi dai parenti, ma anche la scelta di costruire il palazzo fuori dal centro storico, al tempo aperta campagna.

Nel XIX secolo il palazzo è di proprietà di Stefano Nino Brichetti fino al 1937, quando un anno prima della sua morte lo dona alle Suore di San Camillo, che lo utilizzano come luogo di cura per l'assistenza dei malati ricoverati.

Dello stabilimento storico in via Milano 69, oggi casa di riposo per persone anziane, la struttura mantiene solo la facciata, con le caratteristiche architettoniche tipiche del tempo, mentre del resto dell’edificio non rimane nulla dalla sua trasformazione in istituto ospedaliero. 

Palazzo Martinengo Da Barco

Palazzo Martinengo Da Barco - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo Da Barco - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

Arriviamo al palazzo più conosciuto, il Palazzo Martinengo per antonomasia, lo storico edificio in piazza Moretto 4, che ospita la Pinacoteca Tosio Martinengo.

Dal 1860 l’edificio appartiene alla famiglia Martinengo Da Barco, di cui porta il nome. È stato ristrutturato pochi anni dopo dall’architetto Antonio Tagliaferri per il conte Francesco Leopardo II Martinengo. Nel 1884 è lasciato in eredità al Comune di Brescia, insieme alla sua raccolta di quadri e altri oggetti d'arte, anche se la sua storia, o meglio quella del suo scopo, ha radici molto più profonde.

Palazzo Tosio

Questo racconto inizia da Palazzo Tosio, costruito nel 1810 nell’omonima via dal conte Paolo Tosio, uomo di vasta cultura letteraria e poeta. L'edificio nasce per ospitare la galleria d’arte, la biblioteca privata del conte Tosio e un salotto frequentato dai protagonisti della cultura bresciana del primo ’800. Ed è proprio come «casa-museo» che è ricordato nella storia, luogo di conversazione molto ambito e meta d’obbligo per i personaggi più illustri del panorama artistico e culturale.

Nel 1851 il conte dona le collezioni d’arte e la biblioteca al Comune, da quel momento aperte al pubblico. Nel corso del tempo il numero di opere continua a crescere e, per sopperire alle dimensioni ristrette del palazzo, nel 1903 la collezione viene trasferita a Palazzo Martinengo da Barco.

Nel 1906 è inaugurata la nuova sede dell’esposizione museale che da questo momento diventa Pinacoteca Tosio Martinengo, in onore dei due palazzi, e nel 1908 è ufficialmente aperta al pubblico.

I lavori di ristrutturazione si fermano nel 1915 con lo scoppio della Prima guerra mondiale, la Pinacoteca viene chiusa al pubblico e le opere più preziose trasferite a Roma. Viene riaperta l’anno dopo, in occasione di un'esposizione sulla pittura del Rinascimento lombardo, ma l’accesso al pubblico è permesso solo dal 1920.

Nel 1939 è istituita una commissione per riordinare le opere, in occasione di una nuova mostra sulla pittura, che viene nuovamente interrotta dallo scoppio della Seconda guerra mondiale.

La Pinacoteca continua ad aprire e chiudere, intervallando lavori di risistemazione, fino al 2009 quando dopo un ulteriore restauro riapre ufficialmente nel 2018.

Oggi Palazzo Da Barco accoglie una preziosa e scelta collezione d’arte: si possono ammirare le opere di maestri come Raffaello, Lorenzo Lotto, Vincenzo Foppa, Savoldo, Romanino, Moretto, Giacomo Ceruti, Andrea Appiani, Antonio Canova, Berthel Thorvaldsen e Francesco Hayez, ma anche strabilianti sculture, raffinati vetri veneziani e curiosi armadi popolati da pigmei.

Palazzo Martinengo Colleoni di Malpaga

Palazzo Martinengo Colleoni di Malpaga - © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo Colleoni di Malpaga - © www.giornaledibrescia.it

Lungo via Moretto (civico 78) in corrispondenza di piazzetta Sant’Alessandro, troviamo Palazzo Martinengo Colleoni, un edificio con una lunga storia, risultato di molte e diverse influenze, che si possono intuire già dall’aspetto esterno dell’edificio.

La famiglia proprietaria si costituisce a fine ’400, quando i tre fratelli Martinengo sposano le figlie del condottiero Bartolomeo Colleoni, e ne acquisiscono nome e possedimenti, situati intorno a Malpaga e Cavernago. A fine secolo, la famiglia si trasferisce a Brescia, dove costruire la propria residenza, al tempo ancora abbastanza sobria. Nella prima metà del ’700, la famiglia restaura la dimora e la trasforma in uno degli edifici barocchi più imponenti della città.

Nel 1631 l’edificio passa al Comune di Brescia fino al 1649 quando torna ad essere di proprietà dei Colleoni. Lo stesso anno però, i proprietari, si trovano nella condizione di dover rivendere alla città, che lo trasforma in alloggi per ufficiali veneziani di stanza a Brescia. Nel 1697 la famiglia fondatrice riesce a riacquistare il palazzo che, ormai trascurato e in pessime condizioni, viene abbattuto in favore di una struttura più nuova.

Negli ultimi decenni del ’700 un altro grande mutamento, questa volta culturale. A Drusilla Sagramoso, moglie di Venceslao Martinengo Colleoni, si deve la creazione di uno dei più importanti salotti letterari della città, che trasforma la residenza Martinengo Colleoni in un luogo d’incontro, frequentato da persone colte.

Nel 1885 la famiglia, nuovamente in difficoltà economiche, è costretta a vendere l’immobile alla Banca Mazzola Perlasca che, anni dopo, lo cede al Comune di Brescia. Inizialmente adibito a Tribunale, terminata la funzione di Corte di Giustizia, nel 2009 è sottoposto a un complesso intervento di restauro che si conclude nel 2015.

Oggi Palazzo Martinengo ospita il Mo.ca. Brescia, un centro culturale che ambisce a intrattenere un forte legame con gli spazi che abita e vuole diventare un punto di incontro e di riferimento per tutti i cittadini bresciani. Uno spazio aperto per l’innovazione nell’ambito dell’arte, finalizzato a promuovere nuove idee di impresa a sostegno dei giovani.

Palazzo Martinengo Colleoni delle Palle

Palazzo Martinengo Colleoni delle Palle - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo Colleoni delle Palle - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Palazzo Martinengo delle Palle nasce per volere del conte dell’omonima famiglia, e la sua edificazione inizia dalla seconda metà del XVII secolo. È costruito su un terreno un tempo chiamato «Campo delle Palle», in quanto spazio di campagna messo a disposizione dal governo cittadino per il «giuoco della palla». Dopo il ’900 diventa di proprietà dei conti Caragiani di Venezia e in seguito della famiglia Spada.

Negli ultimi anni l’ala sud dell’edificio, di via San Martino della Battaglia 18, ospita il ristorante «La Sosta», mentre nel resto del palazzo vi risiedono vari uffici tra cui l’ordine degli avvocati, l’ordine degli architetti e la direzione investigativa antimafia.

Palazzo Martinengo Palatini

Palazzo Martinengo Palatini - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo Palatini - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Arriviamo ora a piazza del Mercato dove risiede Palazzo Martinengo Palatini, l’edificio che più di tutti ha subito le influenze degli avvenimenti storici.

Giovanni Martinengo a metà ’400 acquista un terreno nell’area in cui si trovano le antiche mura medievali e le fortificazioni della ex Porta di Sant'Agata, e con altri acquisti la famiglia diventa proprietaria di tutto lo spazio tra piazza delle Erbe, oggi piazza del Mercato, corso Palestro, via fratelli Porcellaga e il vicolo detto «vólt dei àsen», cioè «volto degli asini» in dialetto bresciano, e vi edifica un palazzo.

Quasi vent’anni dopo i figli di Giovanni vengono nominati dall'imperatore conti palatini, cioè conti di palazzo, dando vita ad un nuovo ramo familiare, i Martinengo Palatini. Un loro discendente, a fine ‘600, decide di abbattere il vecchio edificio e di costruirne uno nuovo, di cui però non vede la fine, morendo nei primi anni del ’700. Il palazzo rimane dei Martinengo Palatini fino al 1874 quando, con l’estinzione del ramo familiare, viene lasciato al Comune di Brescia che vi colloca gli uffici dell'annona e dell'igiene e successivamente lo assegna all'Istituto Musicale Venturi.

Nel 1928 il Comune vende il palazzo alla Cassa Nazionale Infortuni e qualche anno dopo diventa sede della Federazione fascista. Dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale si rendono necessarie nuove opere di ricostruzione, curate dall'Inail.

Il palazzo dal 1984 è la sede del Rettorato, degli uffici amministrativi e di parte della facoltà di Economia dell'Università degli studi di Brescia.

Palazzo Martinengo di Padernello Salvadego

Palazzo Martinengo di Padernello Salvadego - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo di Padernello Salvadego - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Situato in via Dante 17, Palazzo Salvadego ha una storia di edificazione molto particolare, tramandata di generazione in generazione, che lo rende noto oggi anche come «palazzo della fabbrica».

Della prima fase di costruzione dell’edificio non si hanno molte notizie. Quello che ci permette di datarne le origini, tra il ’300 e il ’400, sono solo le decorazioni quattrocentesche emerse in seguito ai danni riportarti dall’edificio durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Il palazzo, per il gusto dell’epoca, presenta un’altezza insolita, e altrettanto inusuale è la scelta dei Martinengo di insediarsi al di fuori delle vecchie mura romane

La seconda fase di costruzione del palazzo risale al ’500 ed è dedicata ai primi due piani del cortile interno. Un periodo di interventi, artistici e architettonici, di cui abbiamo notizia grazie ai racconti del conte Girolamo Martinengo, proprietario del palazzo, in occasione delle sue nozze con Eleonora Gonzaga di Sabbioneta.

Il palazzo, al suo interno, conserva un ciclo di affreschi, realizzato in occasione del matrimonio, in omaggio alle donne della famiglia Martinengo. L’opera ritrae le otto dame immerse in un paesaggio lussureggiante e ricopre interamente la sala, chiamata «Saletta delle nobili dame» o del Moretto, in quanto realizzazione dell’artista bresciano.

Per la terza fase di costruzione bisogna attendere quasi due secoli. Siamo nel ’700 e il nobile Girolamo Silvio Martinengo di Padernello decide per un cambiamento radicale della struttura, affidando l’incarico all’architetto Giovanni Battista Marchetti.

Nel 1789 il conte Francesco Martinengo, successore di Girolamo Silvio, presenta il progetto per la realizzazione della facciata del palazzo ad opera di Antonio Marchetti, figlio di Giovanni Battista. Tuttavia il progetto è attuato soltanto un secolo dopo.

Oggi il palazzo, oltre ad essere la sede del circolo privato del Teatro, conserva la storia della famiglia Martinengo Salvadego con i suoi capolavori.

Palazzo Martinengo Della Motella

Palazzo Martinengo Della Motella - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo Della Motella - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Situato appena fuori dalle mura cittadine medievali (in via Fratelli Cairoli 2) troviamo Palazzo Della Motella, uno degli edifici più importanti del ’600 con elementi risalenti a due secoli prima. La sua origine ci giunge nota dalle colonne di ordine dorico nel cortile minore con capitelli che riportano lo stemma della famiglia.

La costruzione dell’edificio risale al ’400 e la sua architettura, risultato dei lavori svolti tra il ‘500 e il ‘600 dal Conte Camillo Martinengo Della Motella, è tuttora conservata, mentre i vari restauri si devono alle influenze degli avvenimenti storici, politici e sociali della città.

Ancora più travagliata è la storia delle famiglie proprietarie. Nel corso del ’400 si assiste all’alleanza matrimoniale tra Tisbe Martinengo e Bartolomeo Colleoni, beneficiario di una vasta area in città in cui poter costruire, che decide di donare in parte ai tre generi Martinengo. Isotta Martinengo Colleoni, una delle figlie della coppia, sposa Giacomo Martinengo, dando origine ai Martinengo della Motella, che costruiscono nel territorio ereditato Palazzo Martinengo della Motella.

Nel corso del XVII secolo abbiamo l'ultima fase di costruzione del palazzo su iniziativa di Camillo Martinengo della Motella, ultimo discendente del ramo familiare. In seguito alla sua morte ha inizio una lunga lite per la proprietà, che si conclude cinquant'anni dopo in favore della famiglia dei Calini.

Nel 1707 parte del giardino va ai Padri Filippini della Pace, che vi costruiscono la chiesa di Santa Maria della Pace, e nel 1820 l’edificio passa ai conti Ducco e nel 1852 ai nobili Mondella.

Dopo numerosi passaggi di proprietà il palazzo viene venduto ad un’azienda, che inizialmente lo utilizza come magazzino. Il suo uso improprio ne accelera il processo di degrado, ma nel 2005 la proprietà decide di affrontare un intervento di restauro per restituire al palazzo un ruolo attivo e vitale nel contesto della città, trasformandolo quindi in un edificio residenziale.

Palazzo Martinengo Villagana

Palazzo Martinengo Villagana - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Martinengo Villagana - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Terminiamo questo viaggio alla scoperta dei Palazzi Martinengo con quello di Villagana, situato in corso Martiri della Libertà 13, costruito dal conte Giovanni Giuseppe Martinengo di Villagana nel corso del XVIII secolo.

L’edificio è il risultato di una lunga serie di rinnovamenti di edifici esistenti, probabilmente di proprietà della famiglia Martinengo. Il primo intervento è relativo all’ammodernamento del palazzo, ispirato ai modelli veneziani. L’ultimo Martinengo proprietario del palazzo è il conte Carlo Ferdinando che nel 1907 vende alla Banca San Paolo di Brescia. Il secondo intervento, questa volta radicale, avviene tra il 1924 e il 1925, da parte dell’istituto bancario. In seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il palazzo si trova a dover affrontare una terza fase di restauro, questa volta basata sui precedenti progetti di costruzione.

Dal 2021 diventa sede della Direzione Territoriale Lombardia Est e Triveneto Bper Banca. All’interno del palazzo, inoltre, è conservata una collezione di opere di artisti tra cui Moretto, Foppa, Romanino, Pitocchetto e Angelo Inganni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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