Cultura

«Se Brescia mi avesse dato i natali...»

Il ricordo dei passaggi a Brescia e in provincia dello scrittore, comico e musicista che si è spento venerdì
AA
Sono innumerevoli le tracce bresciane di Giorgio Faletti, scomparso venerdì a Torino all'età di 63 anni, come tante erano le sfaccettature della sua carriera di artista.
 
Nel maggio del 2013 Faletti venne a Brescia per parlare del libro in cui racconta la sua storia d’amore con la musica, «Da quando a ora» (Einaudi), corredata da due cd. In quell’occasione fu ospite negli studi di Radio Bresciasette e Teletutto. Parlò anche della malattia, un ictus che lo aveva colpito nel 2002: «Mi sono sentito male proprio nel giorno in cui usciva "Io uccido" - spiegò -. Parlarne nel libro è servito ad esorcizzare quello che mi è successo. Umanamente - aggiunse - la malattia mi ha cambiato. Mi ha fatto capire la fragilità dell’esistenza». Disse anche dell’intenzione di iniziare a scrivere un nuovo thriller. Lo avrebbe iniziato - disse - nell’ottobre del 2013. Chissà se è riuscito a concluderlo.
 
Troviamo Faletti a Brescia in varie occasioni. Risalendo indietro nel tempo, lo troviamo nel 1985, ad esempio, sul palco del cittadino «City Club» (di via Orzinuovi) con i suoi personaggi da cabaret, il «testimone di Bagnocavallo» e il Carlino di Passerano Marmorito.
 
Nel 1994 compare alla festa del PPI di Montichiari, per vestire i panni di Vito Catozzo, di Carlino che fa ridere con il suo «giumbotto», ma Faletti riesce anche a far riflettere il pubblico con la canzone «Signor Tenente». «Mi considero attore e musicista - disse allora -: alternando queste due anime mi sento vivo».
 
Nel maggio 1995 non disdegna di tornare dalle nostre parti e di evocare Vito Catozzo o Suor Daliso, i suoi personaggi da cabaret, amatissimi dal grande pubblico, per intervenire a Radio Montorfano, promuovere il suo cd «L’assurdo mestiere» e per dire di altre due facce della sua professione: quella di presentatore (al primo Festival internazionale del blues di Torino) e di «professore» occasionale (per una lezione di comunicazione all’Università di Salerno).
 
È ancora in terra bresciana il 31 agosto 1996, alla Fiera di Orzinuovi. Il 10 marzo 2003 torna a Brescia da scrittore: è ospite ai «Lunedì del Sancarlino», gremitissimo per l’occasione, poco dopo l’esplosione del «caso» editoriale di «Io uccido». E ricorda: «Ho fatto qui a Brescia il primo rally della mia vita». Poi non può esimersi dal fare una battuta: «Se Brescia mi avesse dato i natali, me li avrebbe anche chiesti indietro!».
«Al di là del mio briciolo di talento e del mio impegno - commentò - sono stato certamente fortunato». E aggiunse: «Dal punto di vista creativo sono goloso: mi piacerebbe provare a fare tutto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato