Cultura

Ruzza: «Tesi di laurea e psicoterapia, la mia ricerca su piazza Loggia»

Elisabetta Nicoli
In «Io so» la regista ripercorre la strategia della tensione e dà voce a chi c'era: domenica 27 ottobre sarà al Teatro Sociale di via Cavallotti
Elena Ruzza, curatrice, regista e interprete di «Io so» - Foto Francesca Gentile © www.giornaledibrescia.it
Elena Ruzza, curatrice, regista e interprete di «Io so» - Foto Francesca Gentile © www.giornaledibrescia.it
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A cinquant’anni dalla strage di Piazza della Loggia Elena Ruzza, che ancora non era nata nel 1974, ripercorre in scena le vicende di quegli anni nello spettacolo «Io so. Inchiesta teatrale sulla strategia della tensione», di cui è regista e interprete.

Per la cinquantunesima Stagione del Centro teatrale bresciano, sarà al Teatro Sociale di via Cavallotti 20 in data unica, domenica 27 ottobre alle 15.30. Prodotto dall’Associazione culturale Terra Terra, il progetto ha coinvolto l’Associazione Familiari dei Caduti della strage di Piazza della Loggia e Articolo 21 Piemonte, Riforma.it, Zonafranca Spazi interculturali Ets e si è avvalso dei fondi dell’8 per mille Valdese.

Manlio Milani, presidente dell’Associazione Familiari, parteciperà al termine dello spettacolo con una riflessione sul significato e sull’attualità della strategia della tensione, con i giornalisti Claudio Geymonat e Gian Mario Gillio, la psicologa Stefania Barzon e l’analista politico Davide Rigallo, autore del testo. L’interprete Elena Ruzza, regista e curatrice dell’elaborazione drammaturgica con il contributo di musiche e video di Matteo Cantamessa, ci ha offerto alcune anticipazioni.

Elena Ruzza, come si combina l’indagine storica con il racconto teatrale?

«Con la scelta del personaggio di Aida, che poi è l’Italia: con riferimento alla canzone di Rino Gaetano, è come se si trovasse a ripercorrere il cosiddetto secolo breve in una seduta psicoterapeutica, oppressa da incubi per fatti che non capisce perché sono avvenuti e perché toccano la sua vita. Negli incubi presta voce e corpo a chi c’era allora, nel lavoro per la tesi di laurea si serve di articoli di quotidiani e di riprese televisive e recupera lettere del padre che era presente in Piazza della Loggia».

Arnaldo Trebeschi disperato vicino al corpo del fratello Alberto, ucciso dalla bomba in piazza della Loggia
Arnaldo Trebeschi disperato vicino al corpo del fratello Alberto, ucciso dalla bomba in piazza della Loggia

Come si dipana lo spettacolo?

«Il monologo prende avvio da una citazione di Pier Paolo Pasolini, “Io so”, per soffermarsi soprattutto sugli anni compresi tra il 1969 e il 1975, periodo della strategia della tensione e delle stragi neofasciste. Racconta non tanto la storia delle vittime, quanto le responsabilità del potere politico».

Come avete sviluppato il progetto?

«Ha richiesto quattro anni di lavoro, all’inizio in collegamento online e poi anche attraverso incontri di formazione per giornalisti e insegnanti, unendo le competenze diverse dell’esperto di geopolitica, dei due giornalisti d’inchiesta, della psicoterapeuta che racconta come i traumi non rielaborati finiscano col ricadere sul destino di tutti. Dal progetto e da un dialogo con Manlio Milani è nato un libro, “Il rumore delle bombe”».

Non è la prima rappresentazione...

«Già a maggio, per la ricorrenza della strage, lo spettacolo è stato presentato a Settimo Torinese: non a caso in questo centro a sette chilometri da Torino dove vivo e dove il teatro ha molta importanza. La sindaca Elena Piastra sarà presente domenica. Una seconda rappresentazione è stata fatta a settembre, per l’apertura della Scuola di democrazia di Torre Pellice. Brescia per noi è l’apice di un percorso».

Qual è il valore della memoria, guardando al presente?

«Lo spettacolo rimanda ai desideri di tutti noi, che siamo nati dopo quel periodo. Il filo che unisce quegli eventi all’attualità è la difesa della Costituzione».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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