Cultura

Ron: «Adesso sono finalmente pronto a parlare di Lucio Dalla»

Il cantautore lancia l’album dedicato all’amico e padre putativo: «Senza di lui non sarei qui»
«Lucio!»: così s’intitola il disco che Ron, nella fotografia, dedica a Dalla
«Lucio!»: così s’intitola il disco che Ron, nella fotografia, dedica a Dalla
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Quella che legava Ron e Lucio Dalla era un’amicizia che andava oltre la musica e la vita. Era, anzi è un’amicizia di cui non ti liberi con la morte e che anzi si rinforza nel ricordo di chi non c’è più.

Non a caso Ron ha scelto il 2 marzo - il giorno dopo l’anniversario della scomparsa di Dalla e due giorni prima quello della sua nascita - per lanciare «Lucio!», l’album che dedica al grande maestro, colui grazie al quale ha iniziato la sua carriera di cantante nel 1970 e che lo ha affiancato in tanti momenti della sua vita.

«Senza Lucio non sarei qua», afferma quando lo incontriamo nella sede della sua etichetta, la Sony. «Quando abbiamo pensato di festeggiarlo con un album di sue canzoni interpretate da me, sono tornate alla mente immagini, suoni, frammenti di storia legati al suo modo di scrivere, di musicare, di vivere i suoi brani», spiega Ron, che racconta anche di come la scelta delle canzoni da inserire sia stata del tutto naturale.

«Le ho scelte d’istinto, mi sono chiesto quali fossero le più rappresentative. Lucio ha una storia musicale lunghissima e ho cercato di renderle merito a modo mio». Così l’album si apre con «Almeno pensami», il brano scritto dal cantautore bolognese e presentato da Ron all’ultimo Festival di Sanremo e prosegue con «4/3/1943», «Tu non mi basti mai», «Piazza Grande», «Attenti al lupo», per finire con «Come è profondo il mare», in cui si sente la sola voce di Lucio, perché «erano talmente potenti quella voce e quel trasporto, una spinta che raramente gli ho sentito, e ho voluto lasciarla così, aggiungendo solo delle chitarre sporche. Non c’era bisogno di altro».

È un Ron emozionato e nostalgico quello che parla, profondamente convinto che per rendere omaggio all’amico bisognasse sì riarrangiare le sue canzoni, ma più con un’operazione di sottrazione che di rielaborazione. «Ho voluto muovermi in punta di piedi, ho cercato di essere il più semplice e trasparente possibile. Perché Lucio era così, talmente grande che sono i suoi testi a gridare. Lui non poteva fare a meno di riempire, passava le giornate ad arrangiare, qui è stato fatto un lavoro opposto». Per questo le canzoni sono state registrate in presa diretta da Ron, accompagnato da tre altri musicisti. 

Così sarà anche lo spettacolo dal vivo, al Teatro Dal Verme di Milano il 6 maggio e all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 7: solo canzoni di Lucio, qualche contributo video e parole di Ron, «perché Lucio va raccontato». Per farlo, da quando è morto sei anni fa, gli è servito tempo: «Quando se ne va un artista incredibile e un amico straordinario come lui hai bisogno di startene tranquillo. Ho voluto stare per i fatti miei e questo mi ha aiutato a superare la sua dipartita, che è stata pesante, per tutti. Lucio era una persona che non teneva nulla per sé, amava quando qualcuno riusciva a farcela. Io, Carboni, Bersani, siamo tutti figli suoi. Non mi importava gridare al mondo che eravamo amici. Ma ora mi sento finalmente pronto a parlare di lui».

 

 

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