Cultura

Da Benigni inno all’Europa unita, «ideale da difendere»

Nel «Sogno», su Rai1, esalta il Manifesto di Ventotene criticato invece da Meloni e invoca un modello federale
Roberto Benigni ha portato in prima serata il «Sogno» - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Roberto Benigni ha portato in prima serata il «Sogno» - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Ci voleva Benigni col suo «Sogno» per cantare le speranze di un’Europa illanguidita, a esortare di non mandarlo in frantumi proprio mentre tanti altri sogni nel mondo si sgretolano sotto cinica spregiudicatezza – a cominciare dal mitico American Dream di libertà&possibilità d’autoaffermazione per chiunque – e vengono sostituiti da incubici deliri di potere, sopraffazione e isolazionismo. La serata di ieri non è stata uno show, scevra come s’è rivelata da comicità: è stata invece esempio di tv civile, una scossa di pensiero ed emozione, dimostrando che se a Viale Mazzini lascian da parte tessere&appartenenze ideologiche per dare spazio a capacità e arte, tutto può succedere.

E chissà se Giorgia Meloni, che poche ore prima in Parlamento aveva polemicamente disconosciuta l’Europa ideata e idealizzata nel Manifesto di Ventotene da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941 mentre scontavano l’esilio fascista sull’isola, s’è resa conto d’aver fatto un involontario... promo all’europeismo di cui s’è animato il monologo benigniano in diretta su Rai1? O se, conoscendo in anticipo cosa aveva in animo lui, ha cercato di... avvelenare preventivamente il pozzo d’un prevedibile successo da multimilionaria platea del piccolo schermo.

La Cura

L’Europa (davvero) Unita come ideale straordinario da difendere e sviluppare ulteriormente; la pace che il Papa auspica dal «disarmare le parole per disarmare i (cattivi) pensieri»; la critica al nazionalismo travestito da patriottismo; il modello del federalismo creato negli Stati Uniti con la settecentesca Costituzione di Filadelfia, sono state infatti al centro dell’appassionata orazione civile del Roberto Nazionale. Eccola la cura, secondo Benigni, ai malanni politico-sociali d’oggi. Anche ai tanti dubbi e mali: uno sguardo al meglio dell’idea creativa europea e statunitense poiché «non è vero che uniti, che federati, si scompare; al contrario, si diventa più forti». «Mi piacerebbe – ha sintetizzato il senso della sua lezione para-storica – che a casa pensaste: ho ascoltato Benigni parlare d’ideali, comunità, federazione europea».

Roberto Benigni, 72 anni, sul palco della serata in onda su Rai1 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Roberto Benigni, 72 anni, sul palco della serata in onda su Rai1 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il monologo del 72enne cantore toscano certo s’è tenuto lontano dalla comicità e dall’idea di spettacolo, come mai in passato: ha però regalato alla piazza televisiva, ritornata «focolare domestico» di idee, l’esempio di una tv di qualità. Una scossa di pensiero ed emozione. E così «Il Sogno» è stato tutt’altro che performance «woke» come la sprezzerebbero Trump&Musk; bensì una rincuorante esperienza collettiva dell’ascolto televisivo e dell’animo umano accompagnati dentro il frutto del saper fare tv con intelligenza e cuore.

La serata benigniana s’è poi inoltrata nella notte e i tempi tipografici non consentono di raccontarvene il finale, ma resta la certezza d’aver vissuto il primato della parola sull’immagine, del pensiero sullo slogan, dell’altezza e della profondità sulla beceraggine. L’Omino (ma gigante), il Cantastorie che incanta per ciò che dice e come lo dice credendoci, ha mostrato che nell’era dell’apparenza e delle falsità resta pur sempre una chance per bellezza&sentimento. Se basteranno – come scriveva Dostoevskij – a salvare il mondo, impossibile dirlo. Contentiamoci d’aver visto che sia possibile. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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