Cultura

Qual è la parola più odiosa di Fb?

E' l'evoluzione della lingua ai tempi dei social network: ecco la classifica delle parole più odiose
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Acre stil novo in fioritura su twitter e Facebook, tanto che perfino i frequentatori dei due social network si ribellano all'imbarbarimento della Lingua Italiana. Come? Attraverso un concorso sulle parole più odiose, usate in questa comunicazione muta.

Ha vinto la parola «lovvo», impressionante uso del verbo inglese to love, amare. Ti amo, dunque, farebbe ti lovvo. «Tu mi lovvi?». «Certo che ti lovvo, féss féss!».

Volendo pensare che sia scritto in senso ironico - pronunciato sui vellutati petali di labbra giovanili farebbe sbellicare - provoca comunque invincibile prurito. Non per nulla troneggia al primo posto con incolmabile distacco su «sapevatelo». Anche qui un distillato di ridicolaggine con quel «lo», posticcio come un goffo parrucchino.

Al terzo posto, altro verbo inglese massacrato da sinapsi in confusione: sharare, da to share, dividere, condividere, partecipare. Pensavo di riprendermi dal tramortimento lessicale quando è calato un fendente pressoché mortifero: levereggiare, dal vocabolo leverage che significa forza, sostegno anche morale: «No preoccuparti, my dear, io ti lovvo féss e ti prometto di levereggiarti sempre».

La classifica delle parole più odiate dell’anno in abbiocco, è talmente folta di inglese storpiato che s’inciampa in un solo altro vocabolo italiano tra i prime venti: un «emozionale» che fa tanto sentimento grosso. Poi scorrono, caldamente, fail, storytelling (raccontare un fatto, un aneddoto), engagement (impegno, appuntamento): «Cara - pardon - my dear, non posso venire stasera perché ho un altro engagement». «Vai pure, guru (altra parola gettonata) del mio cuore, tanto oggi non è una big data e poi sto per trollare in un viaggio di alto target. Ci sentiamo sul social. Bye bye, dolce mio quoto».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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