Cultura

Presepe, messaggio di pace da San Francesco ai giorni del Covid

Chiara Frugoni racconta il «Natale di Greccio», ovvero origini e significati di una pratica comune
Miniatore bresciano, «Il Natale di Greccio», 1457, da S. Bonaventura, «Legenda maior», Roma, Istituto storico dei Cappuccini - Foto © www.giornaledibrescia.it
Miniatore bresciano, «Il Natale di Greccio», 1457, da S. Bonaventura, «Legenda maior», Roma, Istituto storico dei Cappuccini - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Chissà se questo Natale a digiuno di abbracci ci potrà - almeno - insegnare qualcosa? Qualcosa, intendo, di "concreto". Qualcosa ad esempio sul Presepio, che forse faremo con particolare attenzione, essendo nelle nostre case uno dei pochi segni, e dei più belli, dell’imminente Natale. Più intimo dello sfolgorante Albero, più infantile, in quanto ci fa tornare all’infanzia. Ma che sappiamo noi del Presepe? Per chi volesse conoscerne le origini ed i significati, c’è un nuovo libro di Chiara Frugoni, la grande medievista e studiosa di San Francesco, la cui famiglia ha origini (anche) bresciane.

Si intitola «Un presepio con molte sorprese. San Francesco e il Natale di Greccio», ed è pubblicato dalla romana Mauvais Livres nella collana Sassifraga, diretta da Valerio Magrelli (160 pagine, con 51 immagini a colori, 30 euro). Il volume è stampato su preziosa, raffinatissima carta (Fedrigoni Acquarello Avorio) ed è di agevole e godibilissima lettura: una narrazione felice, documentata e appassionata, che ci fa viaggiare con sicurezza nella letteratura francescana, o coeva a Francesco.

Lo stile di Chiara Frugoni, già sperimentato e amato dai lettori nei suoi precedenti saggi, qui raggiunge una misura aurea per limpidezza e lievità di racconto. È uno stile che parla a tutti i lettori, e trasmette la gioia di conocere e il piacere di divulgare, ovvero di condividere i frutti di lunghe fatiche in una melodiosa e leggera narrazione intessuta con parole a tutti comprensibili. È un dono raro, quindi da sottolineare.

Chiara Frugoni per questa nuova pubblicazione riprende, amplia ed aggiorna un suo testo apparso sulla rivista «Frate Francesco» nel 2004, conducendoci tra le diverse biografie francescane: i due scritti di Tommaso da Celano e la successiva «Leggenda maggiore» di Bonaventura da Bagnoregio.

Ma non c’è bisogno di improvvisarsi medievisti per seguire il racconto del libro - ’ché di racconto si tratta, e dei meglio scritti che si possano trovare in giro. Basta ed avanza seguire la strada tracciata dall’autrice.

Chiara Frugoni ci conduce al cospetto di diversi Papi del tempo, ci aiuta a distinguerne le personalità, e ci fa sentire forte il clangore delle Crociate, il profumo acre delle guerre dei tempi di Francesco d’Assisi, come pure le sofferte vicende che opposero le varie anime dei francescani, causando dolore al fondatore negli ultimi anni della sua breve vita. Ma al cuore di questo libro c’è il Natale di Greccio.

Fondamentale il testo più antico di Tommaso da Celano, su cui la Frugoni, motivando il perché, basa la sua ricostruzione dell’accaduto. Tre anni prima della sua morte, il Santo fa chiamare Giovanni, un nobile e bravo amico. Mancano circa due settimane al Natale. Francesco gli chiede di preparare una greppia, del fieno, un bue e un asino: vuole evocare la nascita di Betlemme e - dice - «in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi» in cui il Bambino si trovò appena venuto al mondo.

Greccio, quindi, come una nuova Betlemme. In quel luogo così apparecchiato, Francesco canta e pronuncia un discorso molto acceso. Un uomo «assai virtuoso» ha una visione. Il fieno della sacra rappresentazione guarirà animali e persone. Non è il caso qui di riassumere in poche righe l’articolata analisi che l’autrice propone, e che va letta pagina dopo pagina, scorrendo le 51 immagini a colori che accompagnano la lettura. Vi è tra l’altro la spiegazione del perché Francesco non inserì figure umane nella composizione. Quello che conta è l’importanza di quel momento antico per noi oggi, scossi dalla pandemia, minacciati come specie e costretti, singolarmente e globalmente, a ripensarci.

Il messaggio che Francesco lancia da Greccio, e che noi - spesso inconsapevolmente - rinnoviamo nelle nostre case facendo il Presepe, è un grande messaggio di pace, «un silenzioso e deciso rifiuto alla violenza in nome di Dio - scrive la Frugoni -, senza attaccare la Chiesa ma, come era suo costume, offrendo come esempio il suo dissonante comportamento, cioè una letterale adesione al comando di Cristo di amore e di pace». Allora c’erano le Crociate e altre guerre; oggi assistiamo a nuovi e vecchi conflitti. Il Presepe si rinnova, porta con sé la gioia: con l’aiuto di questo libro, possiamo provare ad intenderne davvero il messaggio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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