Cultura

Per la Cleopatra del principe un’accoglienza da regina

Dal 4 settembre in mostra alla Fondazione Zani il dipinto di Giovanni Lanfranco già di proprietà Barberini
La «Cleopatra» dipinta da Lanfranco per il musicista Marco Marazzoli, poi lasciata ai Barberini
La «Cleopatra» dipinta da Lanfranco per il musicista Marco Marazzoli, poi lasciata ai Barberini
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Un prestito eccezionale, una scoperta inattesa, un evento creato ad hoc per accogliere, tra musica e pittura, un capolavoro del Barocco italiano. Dal 4 settembre al 25 ottobre la Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani di Cellatica ospiterà la «Cleopatra» di Giovanni Lanfranco (1582-1647), dipinta per il compositore, cantante e virtuoso d’arpa Marco Marazzoli, musico della famiglia Barberini, al quale il pittore emiliano ma attivo a Roma ai tempi di Caravaggio donò il dipinto, forse per ricompensarlo delle lezioni di musica che aveva dato a sua figlia.

Eccezionale il prestito: l’opera, di collezione privata, non fu concessa neppure per la grande mostra dedicata a Lanfranco nel 2001. Eccezionale la scoperta che accompagna l’esposizione bresciana: nel Fondo Chigi della Biblioteca Vaticana è stato infatti rintracciato il manoscritto con «Il lamento di Cleopatra» cantata per soprano e basso continuo composta dallo stesso Marazzoli ispirandosi al dipinto. L’opera verrà eseguita in «prima» moderna alla Casa Museo della Fondazione Zani, il 19 settembre alle 18, dal controtenore Raffaele Pe, che si esibirà proprio davanti alla «Cleopatra» Barberini.

Alla famiglia principesca e papale, infatti, Marazzoli lasciò il dipinto, insieme ad altre due tele di Lanfranco accomunate dal legame con altrettante composizioni musicali: accanto alla Cleopatra, andata in eredità a Maffeo Barberini, l’«Erminia tra i pastori» e la «Venere che suona l’arpa», donate rispettivamente ai cardinali Carlo e Antonio. I tre dipinti sono documentati nella collezione dei principi Barberini almeno fino al 1812, quando la Cleopatra entrò nella proprietà Sciarra Colonna e fu trasferita a palazzo Sciarra, dove è ricordata in tutte le guide di Roma dell’Ottocento.

Nel 1899 il dipinto fu venduto con altre opere della medesima raccolta e da allora si trova in collezione privata. Come è tipico dell’arte barocca, di cui Lanfranco fu uno degli esponenti di spicco nella Roma della prima metà del Seicento (il suo capolavoro è «l’Assunzione della Vergine» affrescata nella cupola di Sant’Andrea della Valle), la composizione è caratterizzata da una forte connotazione teatrale, amplificata dalla luce che crea un contrasto tra la pelle eburnea della regina morente, colta nel culmine espressivo della tragedia, con il fondo scuro e il ricco e ampio drappo in velluto rosso abbinato ad un preziosissimo panno oro. Opere ed eventi. L’opera sarà collocata in un posto d’onore, nel salone d’ingresso della Casa Museo, dove prenderà il posto della «Piazzetta di Venezia» di Canaletto, dal 4 settembre in mostra a Jerevan, nel palazzo della presidenza della Repubblica armena, assieme ad altre tre opere di Vedutisti della collezione Zani.

Con la «Cleopatra» arriveranno nella Casa Museo, sempre dal 4 settembre al 25 ottobre, altre due opere ospiti: «Capriccio con rovine di tempio e chiesa» e «Capriccio con veduta della laguna di Venezia» di Francesco Guardi, da collezione privata. L’arrivo della Cleopatra sarà anche l’occasione per arricchire la proposta didattica della Casa Museo, che dal 5 settembre proporrà «Serpenti, salamandre e... Animali nelle opere della Casa Museo e del suo Giardino», percorso a tema tra i circa 850 pezzi custoditi nella villa (tra dipinti, mobili e suppellettili) e le opere e le essenze arboree che ornano il giardino.

La Casa Museo, lo ricordiamo, si trova in via Fantasina 8, a Cellatica, ed è aperta al pubblico con visite guidate a piccoli gruppi, dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13, il sabato e la domenica dalle 10 alle 17. Le prenotazioni per le visite guidate, le visite a tema e i laboratori destinati a scuole e famiglie vanno effettuate al numero 030.2520479 o all’indirizzo info@fondazionezani.com. Ulteriori informazioni: www.fondazionezani.com.

 

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