Pellagra: «Un album dissacrante per localacci a profusione»

Negli ultimi anni il nome dei Pellagra è stato sovente associato a quello di Piergiorgio Cinelli, in virtù di collaborazioni semestrali che sono diventate attesi tormentoni, estivi come natalizi.
Ma la band di Pavone del Mella ha una storia che va oltre tale sodalizio e che risale addirittura al 1999: il primo settembre si arricchirà di un nuovo capitolo, poiché il gruppo - capitanato dal Sommo, a voce e tastiere, composto inoltre da il Bubu alla tromba, il Giulius al basso, il Giaco al sax, il Pier alla batteria e il Pobuz alla chitarra - pubblica il proprio decimo album, «Live in Mordor». Nove tracce improntate a un rock sanguigno, in italiano, che già in virtù dei titoli strappano sorrisi: come trattenerli, se alcuni di essi sono «Registro delle opposizioni», «Fucking Sushi», «Shit Dreams Rhapsody», «Andava tutto bene fino a quando hanno portato la sambuca»?
Dentro, poi, c’è tutta l’irriverenza, la vena dissacrante e il fastidio per il politicamente corretto che i sei amici bassaioli manifestano da sempre, in un percorso incentrato sul verbo del divertimento a prescindere.
Per una settimana il disco sarà fruibile gratuitamente sul canale YouTube della band; poi sarà disponibile su Spotify, e «per quelli che proprio non hanno altro modo di ascoltarlo in auto o in casa - ci spiega il Sommo, alias Silvano Pedeni - stamperemo anche qualche cd».
Dietro un titolo come «Live in Mordor» c’è l’universo fantasy di Tolkien, che collocava il regno di Mordor nella Terra di Mezzo?
No (ride, ndr): Tolkien e compagnia non c’entrano proprio nulla. Volendo fare un disco dal vivo, abbiamo guardato a titoli epocali come «Made in Japan» o «Live at Pompei», decisi a superarli. L’irraggiungibile Mordor ci è parsa una buona soluzione...
Nel disco, rivolgendovi alla platea, stigmatizzate il «politicamente corretto». Lo intendete come un limite?
Se devi far ridere, lo è decisamente. Col fatto che devi misurare le parole, con la paura costante di offendere una persona o una categoria, non ci sono più nemmeno i film, che fanno ridere... Ma chi sceglie un taglio satirico o dissacrante non vuole offendere.
La collaborazione con Piergiorgio Cinelli vi ha portato a cantare in dialetto, che da soli avete frequentato più raramente...
C’è stato un momento in cui il gruppo - che nacque come big band, e infatti ci sono due fiati superstiti, ma che alla fine ha seguito la propria anima rock - ha sperimentato il dialetto, nella convinzione che a Brescia sarebbe piaciuto. Ma ci sentiamo più a nostro agio con l’italiano. Con Piergiorgio sono state belle parentesi, comunque.
Un’esperienza conclusa?
Non so dirlo con esattezza, ma il fatto che Piergiorgio abbia raccolto in un disco le canzoni realizzate insieme, significa forse che il cerchio si è chiuso. Di sicuro, la collaborazione con lui ci ha fatto imparare un sacco di cose, sia in tema di registrazioni e di video, sia di comportamento sul palco.
A proposito di palco: dove sarà il debutto dal vivo del vostro... disco live?
Giocheremo in casa: sarà il 14 ottobre al Cium Cium Pub di Pavone del Mella, dove prenderà il via il nostro «Prove Pagate Tour». Da lì in poi, localacci a profusione.
@I bresciani siamo noi
Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
