Cultura

Paolini: «Abbiamo cucito addosso ad Ulisse una nuova identità»

L’attore su «Nel tempo degli dei», lo spettacolo scritto con Nicolini che sarà al Morato il 22
Marco Paolini - © www.giornaledibrescia.it
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Parlerà di dei e di Ulisse, ma non sarà un’Odissea classica. Anzi. Il lavoro di Marco Paolini, «Nel tempo degli dei - Il Calzolaio di Ulisse» (scritto con Francesco Nicolini e con regia di Gabriele Vacis), parlerà di Odisseo come di un ex eroe, di un ex aedo, di un ex combattente. Lo spettacolo arriverà a Brescia il 22 febbraio, alle 21.15, al Gran Teatro Morato di via San Zeno 168 (biglietti, da 22 a 43 euro, al botteghino e su zedlive.com), e nel frattempo ne abbiamo parlato proprio con questo mattatore del teatro di narrazione.

Sbaglio o è molto tempo che insegue l’Odissea e Ulisse? Il progetto è iniziato anni fa, è vero, ma senza continuità. Ho ripreso una cosa del 2003 (quando nel sito archeologico di Carsulae mise in scena «U», rivisitandolo l’anno dopo e parlando nuovamente di Ulisse in «Piccola Odissea Tascabile» nel 2013, ndr). Stavolta l’intenzione era ristudiarlo e farne una cosa più articolata.

L’Odissea è conosciuta e sconosciuta allo stesso tempo. Cosa resta da scoprire? Volevo cimentarmi con una storia orale, e quindi con una tradizione che costruisce una storia che poi resta, attraversando il tempo e generando ciclicamente domande. Le domande che mi ponevo nel 2003 erano sicuramente diverse da quelle che mi sono fatto poi. Ma c’era un pensiero che mi balzava in testa, anche se embrionale: volevo indagare la differenza tra i popoli europei (con Enea lo sconfitto che fonda Roma e la stirpe di Ulisse condannata a non avere terra). Dopodiché sono passato al confronto con gli dei, che nel mondo greco erano presenze familiari, mescolate agli uomini, anche se gli uni erano i giocattoli degli altri. Questa vicinanza condizionava la vita di tutti, i greci ne erano abituati. Ma nonostante queste forze, uno spazio di scelta c’era sempre. Anche Ulisse non si rassegnò al destino: lo sfidò, lo esperò... È il più longevo degli eroi forse proprio perché è il più furbo, anche se in un gioco impari.

E chi è il «Calzolaio» del titolo? È Ulisse stesso, quello che arriva dopo. Francesco Nicolini ha trovato un verso di Eratostene: «Noi troveremo i luoghi delle peregrinazioni di Ulisse il giorno in cui rintracceremo il calzolaio che cucì l’otre dei venti di Eolo». Partendo dall’espressione «calzolaio» abbiamo cucito addosso a Ulisse una nuova identità. Ora è l’uomo che dopo il ritorno a casa deve ripartire. Non può fermarsi a Itaca. Ci siamo dunque immaginati il secondo viaggio dopo la strage dei Proci. Ulisse non ha più le sembianze del condottiero ma è un artigiano nomade, e il mestiere del calzolaio lo porta in certe strade, lontano dal mare, sulle Alpi (come profetizzò Tiresia). Questo spettacolo ha già un paio d’anni. Sta lavorando a qualcosa di nuovo? Debutto il mese prossimo con «Filo Filò», secondo capitolo dopo «Tecno Filò». Rispetto al primo è più maturo. Ho iniziato cinque anni fa un discorso sulla tecnologia raccogliendo materiali per una grande epopea del futuro. È difficile che io sia così contento di uno spettacolo al debutto, ma stavolta lo sono.

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