Cultura

Omar Pedrini e la Franciacorta nel cuore: «Importante per la mia crescita»

Zio Rock è stato sopite alle cantine Maiolini nell'ambito della rassegna #CibumBgBs23
  • L'incontro con Omar Pedrini alle cantine Maiolini
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I profumi di mosto intrecciati ai ricordi dell'affetto «nonnesco» tra le campagne di Adro, gli insegnamenti del padre estratti dal lavoro in officina siderurgica, a Paderno Franciacorta, il rapporto con Luigi Veronelli di cui si sentì «figlioccio», avido di imparare come travasare la vita nel cibo, la cultura nel vino e viceversa: il dialogo di Omar Pedrini con i giornalisti Giusy Legrenzi e Adriano Baffelli, anche presidente di Fondazione Franciacorta, è stato un viaggio della memoria.

Alle cantine Maiolini di Ome è andata in scena la narrazione di un'avventura tra l'adrenalina e le asprezze della vita da rocker – in gruppo con i Timoria e poi in veste di solista – e le dolcezze della vita infantile nel paesaggio mosso della Franciacorta. L'occasione dell'incontro è stata l'omaggio che Fondazione Franciacorta ha deciso di rendere al cantautore bresciano, nel solco della rassegna di eventi #CibumBgBs23, che promuove e valorizza il patrimonio agroalimentare e culturale di Brescia e Bergamo. Un modo di ricordare la qualità dell'artista e ringraziare il suo impegno nel valorizzare il territorio che l'ha visto «nascere».

«Sono nato al Fatebenefratelli in città e il mio quartiere è Urago Mella ma il lavoro di papà e la casa dei nonni in Franciacorta sono stati poli importanti della mia crescita e formazione» ha detto Pedrini, reduce da una trasferta romana servita a consegnare a papa Francesco la sua canzone-preghiera intitolata «Dolce Maria» e contenuta nell'ultimo album.

Un legame, quello con il vino emblema del territorio, che esplose la notte della premiazione a Sanremo 2004, quando «Lavoro inutile» fu baciato dal premio dei giornalisti per il miglior testo: fu Simona Ventura sul palco dell'Ariston a chiedere allo zio Rock se nel Bresciano avrebbero brindato a champagne.

Ma Pedrini colse la palla al balzo parlando del Franciacorta: fu come se avesse sollevato verso il cielo un ideale magnum di spumante metodo classico. «Tanto che la mattina dopo l'albergo in cui mi trovavo fu sommerso di casse e bottiglie», mandate all'istante da tanti produttori, felici dell'inaspettato assist. «Non era concordato, mi venne spontaneo» commenta Omar. E questo fa sorridere pensando all'organizzazione implacabile dei post di qualche influencer d'oggi, magari pronto a reclamizzare da astemio un whiskey di bassa lega...

Il progetto

Il progetto #CibumBgBs23, che nel corso dell’anno ha realizzato diverse iniziative di promozione della cultura e dei prodotti franciacortini, in tandem con altri partner orobici, in questa occasione si è svolto nel segno del titolo di una canzone dell'artista: «Mangia ridi ama», tratta dall’ultimo disco di Omar intitolato «Sospeso». Adriano Baffelli ha sottolineato l’azione che la Fondazione «con iniziative come Cibum porta avanti per valorizzare il territorio, celebrando al contempo quelle figure che, attraverso la propria passione e la propria arte, sono portatrici nel mondo di valori, storia e tradizioni della Franciacorta». Giusy Legrenzi, giornalista di Rtl 102.5, ha ripercorso così alcuni momenti della trentacinquennale carriera di Pedrini parlando anche delle ragioni personali, artistiche e sanitarie che l’hanno convinto a salutare il palco con la tournée attualmente in corso.

A materializzare il ricordo dello scrittore e poeta statunitense Lawrence Ferlinghetti è Adriano Baffelli: nel 2005 l'editore di City Lights arrivò a Brescia per vedere la casa paterna e fu scambiato per un malintenzionato, in una giornata ricca di colpi di scena e «agnizioni» tragicomiche. «Il titolo della mia canzone si ispira proprio a una frase di Ferlinghetti che descrive il segreto per vivere bene: mangiare bene, ridere forte e amare molto» spiega il musicista che più volte ha mescolato l'arte dello statunitense di origine bresciana alla sua ispirazione.

Nel finale la coinvolgente interpretazione di «Sole spento», uno dei suoi brani più famosi, eseguito pochi giorni prima anche sul palco di XFactor. E tra un verso e una canzone, un ricordo e una battuta ironica, ha fatto capolino un po' di commozione anche sul viso di un ospite particolare: Franco Zanetti, direttore editoriale di Rockol e «padre musicale» di Omar, come ammesso dallo stesso Pedrini.

Dalle prove a Paderno Franciacorta con Francesco Renga a quel «Viaggio senza vento» che ottenne il primo disco d'oro del rock indipendente in italiano, si arriva a parlare dei cambiamenti climatici («chi ama la campagna li avverte anche nell'anticipo con cui vive le vendemmie rispetto a un tempo») e degli «imprenditori che hanno saputo strappare al cemento queste terre».

La giornalista chiede al cantautore, che immerge le sue canzoni in uno «spleen» spesso struggente, quali siano le situazioni o i personaggi che lo fanno ridere. C'è un po' di indecisione sulla risposta finché Pedrini, all'improvviso, fuga i dubbi: «I miei bambini mi fanno fare molte dolci risate!», ammette. E quindi via, il musicista torna a Milano insieme alla moglie: proprio perché a Santa Lucia non si può far attendere troppo i bimbi, che a casa avranno voglia di giocare dalle prime luci dell'alba.

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