Cultura

Omar Pedrini: «Doloroso che il Brescia Music Art sia stato dimenticato»

Lo Zio Rock si toglie più di un sassolino dalla scarpa: «Neppure la Capitale ha indotto a ricordarlo, anche se ha figliato in tutta Italia»
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Franco Battiato con Manlio Sgalambro, Jovanotti, Mark Kostabi, Dan Fante, Manuel Agnelli, Subsonica, Max Pezzali, Edmondo Berselli e Shel Shapiro, Daniele Silvestri, Enrico Ruggeri, Giovanni «Lindo» Ferretti, Banda Osiris, Tiziano Scarpa, Elisabetta Sgarbi, Isabella Santacroce...

Bastano questi nomi (e sono solo alcuni) per parlare di un festival che ha fatto epoca? Sì, bastano.

Sono bastati, questi nomi, per una celebrazione a 25 anni dal debutto? No, non sono bastati.

La manifestazione è il «Brescia Music Art», che prese il via il 5 giugno 1998 per la prima di tre edizioni. Ne era ideatore Omar Pedrini, che oggi, «senza rivolgersi a nessuno in particolare», esprime l’«immenso dispiacere» per il fatto che «nemmeno la circostanza dell’anno della Capitale della Cultura» abbia indotto le istituzioni a ricordare quello che, «dati alla mano», fu pure un festival attrattivo: «Decine di migliaia di presenze, con Brescia al centro della curiosità e dell’interesse anche della stampa nazionale».

Già sottoposto non molte settimane fa, mentre era sotto i ferri, ad un embrione di lapidazione social, nonostante non si fosse espresso in campagna elettorale, lo Zio Rock ha atteso la conclusione delle elezioni amministrative per non venire trascinato in polemiche contingenti. Ma, ora, dalla scarpa ha da togliersi non un sassolino bensì «una pietra gigantesca», per quel «regalo alla città» poco compreso allora e dimenticato oggi.

«Stempera un po’ l’amarezza – afferma Pedrini - la considerazione che l’idea-base di un "Festival della contaminazione tra la musica e le arti" abbia figliato in tutta Italia, con rassegne che vi si ispirano». Anche se rimane un paradosso: «Mi invitano altrove e si stupiscono che proprio a Brescia una manifestazione così non ci sia più».

«Era un festival identitario – prosegue Omar – ed è l’elemento che manca oggi (penso anche ad un’altra grande esperienza venuta meno, quella della Festa Internazionale del Circo Contemporaneo). Facciamo molte cose belle, ma rassicuranti. Il Brescia Music Art faceva cose uniche».

Il BMA, «organizzato con gli amici dell’agenzia Ellisse che mi supportavano e sopportavano», aveva un Comitato dei Garanti del quale faceva parte, tra gli altri, Andrea Rosi, oggi il discografico dei Måneskin. Fu lui, al Circolo della Stampa di Milano, a parlare alla vigilia di «una delle manifestazioni più interessanti cui potremo assistere in Italia».

  • Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
    Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
  • Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
    Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
  • Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
    Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
  • Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
    Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
  • Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
    Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
  • Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
    Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
  • Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art
    Alcune foto delle tre edizioni di Brescia Music Art

«E – sottolinea Pedrini - non è un caso se Jovanotti, Manuel Agnelli ed altri ancora abbiano scritto e parlino di quel festival come del più bello al quale hanno partecipato. Lorenzo fece proprio qui la sua prima mostra. L’incontro con Battiato e Sgalambro collegato all’esposizione di opere di Franco avvenne da noi. Morgan e Asia Argento recitarono per la prima volta la Divina Commedia insieme; i Motel Connection (costola dei Subsonica, ndr) fecero il primo dj set; Alessandro Haber declamava Bukowski nei bar; l’oggi apprezzatissimo Marco Lodola ebbe un corto dedicato alla sua arte, ma si prestò anche a farmi quasi da assistente...».

Eppure...

Capisco che alcune proposte potessero essere considerate un po’ folli; che Brescia, forse, non era ancora pronta. Ma un altro rammarico è che tutto finì proprio mentre il BMA stava assumendo dimensione internazionale. Il pittore Kostabi venne da New York anche per suonare il piano. Floria Sigismondi, autrice di clip per nomi celeberrimi, ci offrì anteprime mondiali...

Il segreto?

Non ho mai chiesto un soldo, neppure da far sborsare attraverso le società partecipate. Gli artisti venivano praticamente con rimborso spese. Contavo molto sui rapporti interpersonali, sulla curiosità, sull’originalità. Chiedevo date zero o spettacoli costruiti ad hoc.

Come avresti immaginato quest’anno una rievocazione?

Mi sarebbe piaciuta una tre giorni celebrativa, anche chiamando, degli artisti di allora, chi era disposto a starci.

E adesso?

Per me è doloroso, ripeto, che la città si sia dimenticata, ma sia chiaro che non chiedo nulla. Diciamo (sorride, ndr) che per il trentennale... sono a disposizione. 

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