Non c'è solo la vocina impertinente di Baz

Poliedrico, eclettico, virtuosistico: si possono sprecare gli aggettivi per Marco Bazzoni in arte Baz, il comico di Colorado Cafè che ha sciorinato, nel suo «Come sono caduto in Baz», due ore del meglio del suo repertorio, introducendo anche incisive e graffianti novità, specie nella terza parte, domenica pomeriggio in un Palabrescia purtroppo semivuoto.
Baz è un robottino dalla maglietta gialla, «lettore multimediale» in realtà molto umano e dall'infantile e simpatica vocina che si fa beffe della sua spalla-presentatore Alex De Santis, sa imitare tutte le voci possibili, balla la breakdance che neanche Michael Jackson, canta dai Pooh a Pavarotti, ma predilige (con sfottò) la coppia di vocioni Ligabue e Tiziano Ferro. Incontriamo nel corso delle due ore anche il «cantante confidenziale Gianni Cyano», con lunghi impomatati capelli e il tormentone finto-sensuale «grazie, molte grazie» rivolto al pubblico, che impedisce - gag dell'avanspettacolo - di parlare al compagno di palco.
Quasi un Fiorello prima maniera dunque, che sa coinvolgere direttamente il pubblico (consola anche l'11enne Simone, che si è preso una botta casuale), improvvisare (a volte troppo, tempi meno dilatati e una regia più selettiva gioverebbero alla sua evidente bravura), e pure virare sul surreale clownesco e scatenato, coadiuvato da un originalissimo schermo tondo che sembra un misto tra un'astronave e la classica pista da circo.
È però la terza parte la vera sorpresa: smessi i panni dei personaggi, Bazzoni in sobria ma elegante camicia bianca sciorina un monologo dopo l'altro e, satireggiando su un Briatore che effonde improbabili e poco credibili lacrime sui disagi economici, piuttosto che sull'immancabile Fabrizio Corona nei guai con la legge ma alla ribalta trionfale del gossip arriva fino alla situazione disastrata dell'Italia di oggi, descritta «d'un popolo di ladri, furbi ed imbroglioni», con un'informazione da regime che «nasconde le notizie tra inutili pettegolezzi e arriva a farci classificare da Freedom House dopo l'isola di Tonga per libertà di espressione, ovvero da Paese semilibero». Non manca un desolante quadro di opinionisti, tronisti e conduttori tv che abbindolano il pigro spettatore medio e i più indifesi, i ragazzi. Bazzoni pesca a piene mani da tematiche scottanti (riserva un beffardo sketch mimico a Berlusconi).
Un po' di sarcasmo anche alla Beppe Grillo dunque, per risate un po' amare. Ma gli insoliti toni suadenti sono di Baz, che parte in sordina, ammicca, sorride e addolcisce la voce, prima di lanciare lo strale, sussurrato con ironica amabilità e infine urlato fuori dai denti. Un crescendo di singolare abilità vocale e recitativa, che spiazzando il pubblico apre gli argini ad una fragorosa liberatoria risata. Zuccherino, la chiusa di schietta comicità, con il ritorno dell'immancabile Baz, all'insegna del più puro e infantile divertimento.
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