Cultura

Neri Marcorè: «Per i Boys gli strepitosi inediti di Mauro Pagani»

Recuperando musiche di 40 anni fa, il bresciano che suonava con De André ha firmato la colonna sonora del film di Ferrario
Neri Marcorè è nel film «Boys», su una band - Foto © www.giornaledibrescia.it
Neri Marcorè è nel film «Boys», su una band - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Neri Marcorè, con quella faccia un po’ così, quella maniera di fare garbata da gentiluomo d’altri tempi, se ne infischia delle mode e fa concerti, serie tv, film... Pupi Avati ha rivelato al mondo la sua vena drammatica e surreale, che gli ha regalato «un biglietto per una giostra che continua a girare» in tutte le direzioni. Quando è sul grande e piccolo schermo, non ricordi più le sue incredibili imitazioni, ma lo vedi unicamente come attore di talento.

Come ora, nel film «Boys» di Davide Ferrario che ha inaugurato il Taormina Film Festival diretto da Federico Pontiggia; film (con altri protagonisti Giovanni Storti, Marco Paolini e Giorgio Tirabassi) che sarà nei cinema da giovedì. Neri si racconta, con noi, partendo proprio da questa pellicola rock. «"Boys" è una band musicale che nasce sul finire degli anni ’60, inizio ’70. I componenti - spiega Marcorè - a cinquant’anni di distanza continuano ancora a suonare, anche se hanno messo da parte l’illusione di poter vivere facendo i musicisti. La passione comunque permane. E, per ritornare sotto i riflettori, arriva la possibilità di modificare radicalmente la loro vita e tornare al successo. Così si ritrovano a decidere se compromettersi con un progetto commerciale o restare puri, però senza un quattrino».

Predominano le musiche originali del bresciano Mauro Pagani (eccelso compositore e polistrumentista di Chiari, già anima della Premiata Forneria Marconi, che ha collaborato con tantissimi autori italiani, su tutti Fabrizio De André), «con il quale abbiamo avuto l’onore e il piacere di suonare». E osserva Neri: «Con Pagani il rapporto parte da lontano, anche se non c’eravamo mai frequentati assiduamente come per questo film. Sono andato nel suo studio, le Officine Musicali di Milano, per registrare le musiche che abbiamo poi suonato nel film. Ed ero così felice che sarei stato settimane intere al suo fianco, a sentire aneddoti, incisioni rare: Mauro ha tirato fuori dal cassetto brani strepitosi, che aveva composto 40 anni fa: un regalo e un’esperienza unica».

Per lei quanto è importante la musica?

«È la mia grande passione fin da bambino: avevo 12 anni la prima volta che sono salito su un palco e non per recitare ma per cantare («Tragedy» dei Bee Gees, ndr). La musica l’ho fatta riconfluire in tutta la mia attività, partendo dal teatro con gli spettacoli su Giorgio Gaber e Fabrizio De André».

Una delle tematiche del film è il rapporto tra il passato e il presente e le generazioni. Come si pone con quella successiva e quella precedente?

«I miei nonni hanno attraversato la guerra in pieno e i miei genitori l’hanno vissuta da piccoli. L’Italia che hanno contribuito a far crescere era un Paese martoriato dal conflitto e dal ventennio fascista, ma desideroso di riscatto, bisognoso di idee, progetti, progresso, speranze. La generazione precedente alla mia ha fatto tanti sacrifici ma è riuscita a vincere la sfida, consegnandoci il benessere. Ma in virtù di quel riscatto e della volontà di dimenticare un passato duro la società non è riuscita ad arginare la tendenza al consumismo e alla superficialità. Questo tarlo ha scavato dentro di noi fino ad arrivare ai nostri figli, che si trovano una massa di informazioni contrastanti».

Prossimi impegni da protagonista?

«Su Raiplay andrà in onda la serie comedy «lepiùbellefrasidioscio» di Laura Muscardin. Mentre su Rai1 il tv movie «Purché finisca bene - Digitare il codice segreto» di Fabrizio Costa. Entrambi originali e divertenti».

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