«My friend Achille», l'omaggio a Gac di Ken Damy
Vita di un genio, narrata da dietro le quinte. Da dietro l’obiettivo di una macchina fotografica, la Nikon che il fotografo bresciano Ken Damy portava al collo quel giorno del 1974 quando, nella galleria di Valentino Zini in via Agostino Gallo, incontrò Gac, che lì esponeva una sua opera. «Mi chiese di fare qualche scatto. Era abituato alle foto in posa della vecchia scuola, io avevo un approccio da reporter, alla ’’Blow Up’’. Il giorno dopo volle vedere le stampe, gli piacquero, e da quel momento divenni il suo fotografo ufficiale». Foto per cataloghi, ma anche reportages dei viaggi in Olanda, in Belgio e negli States, delle vernici, delle performance in giro per il mondo. Immagini ufficiali e no, che saranno esposte nella mostra «My friend Achille» da Visual Art in corsetto Sant’Agata 22, dal 20 settembre (alle 19,30) fino al 26 ottobre (dal giovedì al sabato 16-19,30).
«Ho selezionato immagini inedite, il dietro le quinte, il prima e dopo delle performance più note, come quella in cui Gac appare rivestito dei suoi adesivi del centenario: le mie foto fanno vedere il momento in cui si libera di quello che era diventato uno scafandro di plastica... Poi ci sono le performance di scrittura sui corpi di modelli e modelle nudi - aggiunge Ken Damy - con momenti divertenti e imbarazzanti. Ancora, l’incontro tra Gac e la mail-artist Anna Banana... che mangiano una banana. Insomma, anche lontano dalle luci della ribalta Gac era imprevedibile e geniale».
In mostra ci saranno una dozzina di foto e varie serie di provini, da cui esce l’«amico Achille» del titolo, «che ho mutuato da quello che il fotografo Lucien Clergue ha utilizzato per il suo reportage su Picasso privato, ’’Mon Ami Picasso’’ - aggiunge Ken Damy -. Esce il rapporto tra l’artista e il fotografo, ben diverso da quello tra artista e gallerista o tra artista e pubblico. Qui Gac si svela davvero».
Ken Damy è anche il curatore della mostra che si inaugurerà alla Aab di vicolo delle Stelle, in città, sempre il 20 settembre (alle18; fino al 15 ottobre, mar-dom 16-19,30) con opere di Cavellini dalla collezione di Giorgio Fogazzi: autoritratti degli anni ’40, poi le «opere distrutte» degli anni ’60, i francobolli in legno per i grandi artisti, le colonne scritte, i pannelli dell’autostoricizzazione, e gli omaggi di altri autori, fino agli estremi autoritratti del ’90, sorta di diario dal letto d’ospedale. Il volto ossuto delineato da pochi segni decisi su pagine d’enciclopedia dedicate ai geni dell’arte. Klee, Kandinsky, Mantegna... e lo sguardo di Gac come un fantasma, consapevole di appartenere già a quel mondo di grandi.
Giovanna Capretti
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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