Yo Yo Mundi & Gang, una serata di «resistenza» a Festa Radio
I piemontesi Yo Yo Mundi e i marchigiani Gang declinano una serata di «resistenza» in musica, combat folk con un pizzico di rock, dove le parole contano più delle note. Per una volta ci sono le panchine, nell’area antistante il palco principale della Festa di Radio Onda d’Urto: sarà che il pubblico (cinquecento persone, per buona parte del concerto sotto una pioggerella insistente, sebbene non battente) ha un’età media più alta del consueto; o forse perché «Canzoni Resistenti» è spettacolo che conserva elementi dell’impianto teatrale che aveva in origine, quando la band monferrina lo concepì.
Repertorio
Le (poche) canzoni d’epoca partigiana si intrecciano, per necessità e scelta, con canti di resistenze contemporanee diffuse, con estratti da testi dedicati e pure con pensieri originali, in uno show edificato sul temporaneo (ma rodato) connubio tra due band che fanno dell’impegno una ragione di vita artistica. Un contenitore nel quale trovano spazio brani tradizionali come il ligure «Siamo i ribelli della montagna (Dalle belle città)» o «Bella ciao» (cantata a cappella con la platea), insieme a pezzi dai repertori delle due compagini, suonati congiuntamente da tutti i musicisti.
Sul palco
Così gli Yo Yo Mundi – con formazione completa: Paolo Enrico Archetti Maestri, Eugenio Merico, Andrea Cavalieri, Marialuisa Ferraro, Simone Lombardo, Daniele Tusa, Dario Mecca Aleina – tirano a lucido canzoni come «Valle che resiste», «Alla bellezza dei margini (liberamente ispirata al romanzo «La casa del freddo» di Sandro Ballestrazzi, con finale virato in «Guantanamera»), «Sei che vai su» (da «Primavera di bellezza» di Fenoglio), «Il silenzio che si sente», «Tredici».
Il nucleo fondativo dei Gang, rappresentato dai fratelli Marino e Sandro Severini, risponde con gemme della casa quali «Bandito senza tempo», «Comandante», «Marenostro», «Sesto San Giovanni», «Le radici e le ali". Ma il collettivo d’occasione pesca anche da Leonard Cohen («The Partisan»), Francesco De Gregori («Le storie di ieri», da «Rimmel»), Stormy Six («Stalingrado», «Dante di Nanni»).
Applausi
E poi riprende le seminali «Alle barricate» (ecco il rock che si palesa in tutta la sua forza), «La pianura dei Sette Fratelli», «Eurialo e Niso» e altre pagine ancora. Applausi sotto la pioggia, in una domenica in cui la festa antagonista si è presa una pausa da hip hop, rap e urban dominanti, per regalarsi un concerto più intimo, raccolto, volutamente diverso.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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