Musica

Sanremo 2024, le pagelle dei duetti e delle cover

a cura di Cecilia Bertolazzi
I commenti del nostro inviato Daniele Ardenghi sulle performance degli artisti in gara. Per i bresciani esibizione a tarda notte
Renga e Nek cantano se stessi
Renga e Nek cantano se stessi
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Venerdì, al Festival di Sanremo, fa rima con serata duetti. E così sia. Pronti per affrontare un’altra biblica diretta che vedrà alternarsi sul palco dell’Ariston tutti e trenta gli artisti in gara affiancati dai propri accompagnatori. Per vedere i bresciani bisogerà essere davvero determinati: la loro apparizione è prevista a tarda notte. Mr. Rain esce per ventesimo (si stima intorno a mezzanotte e venti) con i Gemelli Diversi, La Sad ( sarà l’una passata) arrivano cinque artisti dopo con Donatella Rettore, mentre il medley Renga-Nek che potrebbe tenere svegli tutti è proprio l’ultimo in scaletta: 30esima uscita. Sarà l’una e quarantacinque da scaletta. 

Chiamati al voto ci sono televoto (34%), radio (33%) e sala stampa (33%). I temerari ancora svegli intorno alle 2 potranno conoscere il vincitore della serata. Stasera, infatti, è un campionato a parte e si chiude con un’incoronazione. 

Nel mezzo ci sarà Lorella Cuccarini che, intorno alle 21.30, ballerà con il corpo di ballo all’esterno dell’Ariston per poi raggiungere Amadeus sul palco.  Un’ora dopo sarà la volta di Arisa dal Suzuki Stage, canterà La notte. Alle 23.30 circa altro ospite: Gigi D’Agostino dalla Costa Smeralda. 

Di seguito l’ordine di uscita

1. Sangiovanni con Aitana - Medley di Farfalle di Sangiovanni

Il precedente pezzo sanremese è più forte della Finiscimi con cui è in gara quest’anno. Lui, però, stavolta dà a Farfalle un tocco piuttosto dark. E’ la nuance tormentata con la quale ha deciso di affrontare il Festival 2024. L’alternanza italiano-spagnolo dà giusto un tocco di vitalità in più.

2. Annalisa con La Rappresentante di Lista e il coro Artemia

Sweet Dreams (Are Made Of This) degli Eurythmics

In mattinata Annalisa ha raccontato il significato della scelta del brano. «Parla di sogni, che sono quasi una dipendenza, ma sono ciò che mi ha portato fin dove sono adesso». Lei è forte, e a proprio agio nei panorami Anni 80. Così come La rappresentante di Lista. Per fare una buona figura con un brano così celebre basta non stravolgerlo. Non accade, fila tutto liscio. Dark-wave party.

3. Rose Villain con Gianna Nannini – Medley

Rose Villain e Gianna Nannini
Rose Villain e Gianna Nannini

Amadeus mostra segnali di fatica chiamando Gianna Nannini… Gianni Morandi. Scandalo, Meravigliosa creatura e Sei nell’anima sono le canzoni che compongono il medley. Rose Villain è algida, e si leva le scarpe per evitare un eccessivo gap di statura con la cantautrice toscana, che è invece lava sul palco, nonostante la voce ogni tanto la lasci un po’ nuda. Meritata standing ovation: per l’ospite e tre dei suoi pezzi forti. «Noi donne siamo forti e delicate come fiori», chiosa Rose.

4. Gazzelle con Fulminacci – Notte prima degli esami di Antonello Venditti

Gazzelle, anche stavolta, non molla gli occhiali da sole. Che il cielo lo… Fulminacci. Due romani – giovani – per un vecchio della canzone romana, gladiatore capitolino che Russell Crowe impallidisce. Se l’obiettivo era regalare al pubblico dell’Ariston un momento emotional e far cantare, l’obiettivo è stato centrato. Esibizione, comunque, tra le righe.

Gazzelle e Fulminacci
Gazzelle e Fulminacci

5. The Kolors con Umberto Tozzi – Medley dei successi di Umberto Tozzi

Vedere le «macchine da funk» misurarsi con il repertorio di Tozzi è interessante. Danno un tocco indie ad alcuni dei successi più celebri del torinese. Scatta l’effetto karaoke per una performance non sempre a fuoco, ma più a causa del meno giovane sul palco. Non poteva mancare la chiusura a cappella: «Questa non è Ibiza». Promossi, comunque.

The Kolors e Umberto Tozzi
The Kolors e Umberto Tozzi

6. Alfa con Roberto Vecchioni - Sogna ragazzo sogna di Roberto Vecchioni

È un confronto generazionale e di spessore artistico di quelli che possono intimorire. Bravo Alfa a non restarne schiacciato, ma le canzone cantata all’unisono finisce per appiattirne molte delle dinamiche. E il rap finale, purtroppo, risulta esornativo. Non la pensa così l’Ariston, che riserva all’esibizione – o forse più che altro a Vecchioni – una standing ovation. Il coraggio resta da premiare. E pure il messaggio che passa tra le generazioni.

7. Bnkr44 con Pino D'Angiò – Ma quale idea di Pino D'Angiò

Funk e italodisco risalente al 1980 che sarebbe stato più interessante sentire dai Kolors. Nel Festival dei mille palchi, dei cantanti presentatori, degli attori blues-rocker esiste l’opzione di shippare concorrenti e ospiti nella serata dei duetti?

8. Irama con Riccardo Cocciante – Quando finisce un amore di Riccardo Cocciante

Riccardo Cocciante e Irama
Riccardo Cocciante e Irama

Senza nulla togliere né all’uno, né all’altro, né – ovviamente – alla canzone, sul palco si materializza un nuvolone di patimento. La serata cover, in questi ultimi anni, ha avuto un mood alla Festivalbar. Questa performance – e non è detto che sia per forza un male – stride parecchio. Esibizione gonfia, che non manca comunque di raccogliere molti applausi. Cocciante saluta cantando a cappella Vivere per amare da Notre-Dame de Paris.

9. Fiorella Mannoia con Francesco Gabbani – Che sia benedetta di Fiorella Mannoia e Occidentali's karma di Francesco Gabbani

Fiorella Mannoia e Francesco Gabbani
Fiorella Mannoia e Francesco Gabbani

Bella idea: rivive il Festival del 2017, quando Fiorella si classificò alle spalle di Gabbani. Propongono i brani che se la giocarono al rush finale. La gag prevede che Mannoia si finga refrattaria a cantare la canzone dalla quale venne «sconfitta». Ma poi si scatena. Divertente.

10. Santi Francesi con Skin – Hallelujah di Leonard Cohen

Quando chiami Skin sai che – qualsiasi cosa verrà cantato – la canzone finirà nel suo territorio. Poco placido, molto tormentato. L’arrangiamento è fedele nella prima parte, innovativo nella seconda. A questo punto non c’è un bello o un brutto. La scelta può piacere o meno. S’è sentito di meglio…

11. Ricchi e Poveri con Paola & Chiara – Medley di Sarà perché ti amo e Mamma Maria dei Ricchi e Poveri

Ricchi e Poveri con Paola e Chiara
Ricchi e Poveri con Paola e Chiara

Flashback. Un anno fa, con «Sarà perché ti amo» si erano cimentati i Coma_Cose del salodiano Fausto Zanardelli, che avevano duettato con i Baustelle. Avevano dato un taglio quasi «noise» al pezzo. Le sorelle Iezzi virano sullo spagnolo, ma poi la canzone confluisce sui propri binari più consoni. Altro momento karaoke.

12. Ghali con Ratchopper – Medley dal titolo Italiano vero

Ponte tra Tunisia e Italia con tanto di omaggio a Toto Cutugno. Qualsiasi cosa faccia, in questo Festival convince. Incarna uno stato d’animo in cui riescono a coesistere la periferia di Milano, il mar Mediterraneo, orizzonti di cielo e orizzonti di cemento, sneakers e tuniche. Il tutto restando coerente e credibile. Applausi anche dalla sala stampa.

13. Clara con Ivana Spagna e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino – Il cerchio della vita di Ivana Spagna

Esibizione intensa dal punto di vista vocale, ma nel complesso piuttosto statica. Nel turbinio della serata, pare perdersi molto rapidamente e a lasciare meno di quanto – forse – avrebbe potuto.

Clara e Ivana Spagna
Clara e Ivana Spagna

14. Loredana Bertè con Venerus – Ragazzo mio di Luigi Tenco con l'arrangiamento di Ivano Fossati

Intoppo tecnico: manca il countdown, il body-pack non funziona. Blanco – pare – un annetto fa, per il medesimo problema, si era agitato ben più di Bertè. Che con calma olimpica si ferma, lascia che l’inghippo venga sistemato, e ricomincia. Visto? Non è «Pazza». Bella performance d’energia.

Loredana Bertè e Venerus
Loredana Bertè e Venerus

15. Geolier con Guè, Luchè e Gigi D'Alessio – Medley dal titolo Strade

Il rapper partenopeo e Pequeno procedono a colpi di barre vestiti da gangster. Spunta Luchè dalla platea e si entra in un territorio nel quale – per il resto d’Italia che non è dalle parti del Vesuvio – servirebbero i sottotitoli. E infine ecco D’Alessio. Napoli ieri, oggi, e domani, con un po’ di disordine.

16. Angelina Mango con il quartetto d'archi dell'orchestra di Roma – La rondine di Mango

Si tratta di una delle cover più attese. Perché la figlia canta il padre che non c’è più. Perché la figlia ha ottime chance di vincere il Festival di Sanremo. Predestinata, Angelina Mango commuove, mette i brividi con un’esibizione di delicata eleganza. Possiamo solo immaginare come e quanto lei stessa l’abbia sentita, dentro di sé.

17. Alessandra Amoroso con i BoomDaBash – Medley

Salento connection tra romanticismo, elegia e ritmo. Fino a qui, il brano che porta in gara, ha tinte scure. Amoroso si prende la serata cover e duetti per divertirsi mostrare la parte più solare di sé.

18. Dargen D’Amico con BabelNova Orchestra – Omaggio a Ennio Morricone: Modigliani sulle note di The Crisis

Esperimento di sovrapposizione sonora molto complicato e per nulla immediato, specialmente quando si va in territori dissonanti. Coraggio da premiare. Dargen non è mai scontato e dà l’impressione di fare ciò che gli piace, più di ciò che può funzionare. Chiude nuovamente la propria performance con l’appello a cessare il fuoco.

19. Mahmood con i Tenores di Bitti – Come è profondo il mare di Lucio Dalla

Mahmood, un po’ come Ghali, è uno di quegli artisti in stato di grazia. Gli riesce tutto quello che fa, compresa questa cover di Lucio Dalla (del quale, a un certo punto, si sente la voce registrata), con omaggio alla Sardegna, che è elemento – da parte di madre - delle sue composite origini.

20. Mr. Rain con i Gemelli Diversi – Mary dei Gemelli Diversi

I Gemelli DiVersi pattinano un po’ sull’intonazione, ma Mary resta una canzone bella ed evocativa. Con uno stacco forse un po’ forzato – mentre sullo sfondo volano Farfalle, quelle olimpiche della ginnastica ritmica – fa capolino anche Supereroi, con cui Mr. Rain è arrivato terzo lo scorso anno. Mattia, a voler ben vedere, resta un po’ sullo sfondo di un quadro molto composito di musica e movimento. Non resta che vedere come reagiranno sala stampa, radio e televoto.

21. Negramaro con Malika Ayane – La canzone del sole di Lucio Battisti

Giuliano Sangiorgi non ha una voce «facilissima» da capire. Malika Ayane idem. Battisti era colorato, ma «dritto», specie in questa canzone, che fa dell’immediatezza uno dei propri punti di forza. Anche l’arrangiamento – accattivante più che altro nella parte ritmica - sposta la melodia da binari confortevoli. Esperimento cervellotico.

22. Emma con Bresh – Medley di Tiziano Ferro

Bresh inserisce un po’ di rap, ma nel complesso il medley è rispettoso delle canzoni che il duo mette in fila. L’affiatamento tra i due c’è. Chiusura in crescendo su Sere nere.

23. Il Volo con Stef Burns – Who wants to live forever dei Queen

Interpretazione all’insegna dell’epicità. Delle voci, della chitarra distorta. Tantissimi applausi, anche se sembra tutto… «un po’ troppo».

24. Diodato con Jack Savoretti – Amore che vieni, amore che vai di Fabrizio De André

Più convincente Savoretti rispetto a Diodato. La canzone – stupenda e struggente – è però tale anche per le profondità e la pasta della voce di Faber. Ecco, questo duo sarebbe stato più interessante su Battisti. Chiaro, il climax finale è comunque coinvolgente.

25. La Sad con Donatella Rettore – Lamette di Donatella Rettore

Theø e compagni si presentano sul palco vestiti da dottori, poi rimangono con addosso strisce di plastica sul torace. Portano il pezzo di Rettore sulla strada dei Blink – con tanto di riffone distorto – e la buttano in caciara. Donatella non aiuta. Esibizione esagerata. Ma risultano più genuini e divertenti di molte altre cose viste e sentite.

La Sad e Donatella Rettore
La Sad e Donatella Rettore

26. Il Tre con Fabrizio Moro – Medley di Fabrizio Moro

La serata viaggia verso le ore piccole, e nella scaletta arriva un altro momento di adrenalina. Lady Marmalade mash-upata con il napoletano e il rap funziona. Magari non memorabile, ma scelta azzeccata e molta energia.

27. Big Mama con Gaia, La Niña e Sissi – Lady Marmalade di Labelle

BigMama, Gaia, La Nina e Sissi
BigMama, Gaia, La Nina e Sissi

La serata viaggia verso le ore piccole, e nella scaletta arriva un altro momento di adrenalina. Lady Marmalade mash-upata con il napoletano e il rap funziona. Magari non memorabile, ma scelta azzeccata e molta energia.

28. Maninni con Ermal Meta – Non mi avete fatto niente di Ermal Meta

La canzone vinse su questo palco nel 2018. Parla di guerra e di attentati, e quindi è attuale. Maninni è bravo, molto musicale, e sa calarsi nel contesto. Ne esce un’esibizione piuttosto quadrata, che non lascia sensi d’incompiutezza. Off topic: Ermal Meta, di profilo, è veramente molto simile a Marco Materazzi.

29. Fred De Palma con gli Eiffel 65 – Medley degli Eiffel 65

Massimo rispetto per gli Eiffel 65. Su per giù, ci sono voluti i Måneskin per riportare un prodotto italiano all’attenzione mondiale. Cosa che i torinesi seppero fare con la dance a fine Anni 90-inizio 2000. Too Much Of Heaven, Viaggia insieme a me. E poi freestyle di De Palma (che è un fenomeno del genere, e farlo sul palco dell’Ariston non è proprio banale) su Blue (Da Ba Dee). Tanto di cappello. Senza cercare chissà quale effetto speciale, è uno dei momenti migliori della serata a mani basse.

30. Renga e Nek con un medley delle rispettive canzoni

Cantano loro stessi: Meravigliosa, Angelo, Fatti avanti amore, Laura non c’è (con il chorus sulla chitarra). Zero rischi, solo belle canzoni, solo successi, senza pescare in casa d’altri. Tra le varie uscite sul palco di questa edizione, questa è quella in cui danno l’impressione di divertirsi di più. Il teatro apprezza. Renga aveva dedicato Angelo alla piccola Jolanda, che adesso è una ragazza. La raggiunge in platea, per abbracciarla. Probabilmente, Amadeus li ha piazzati in coda immaginandosi anche le gag con le quali, di fatto, l’infinita gara si chiude.

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