Musica

Pippo, l’inganno per lanciare «A chi» e gli arrangiamenti per i Timoria

Aneddoti, memorie, ringraziamenti e tanto affetto nei messaggi social delle voci bresciane
Francesco Renga, Pippo e Fausto Leali - © www.giornaledibrescia.it
Francesco Renga, Pippo e Fausto Leali - © www.giornaledibrescia.it
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 Avrebbe potuto dire: «Fausto Leali l’ho inventato io», Pippo Baudo. E Faustino nostro non si sarebbe offeso, anzi. Perché tra il re dei conduttori tv scomparso l’altra sera a 89 anni, e il cantante di Nuvolento il legame è stato solido negli anni, nel segno della musica e del successo. E non solo con Leali. Anche tante altre voci nostrane devono a Superpippo, se non il successo, il sostegno. Come testimoniano in queste ore i messaggi social.

«A chi»

La storia del primo successo di Fausto Leali è da manuale. E Pippo Baudo ne fu l’artefice. Come ha raccontato più volte il cantante bresciano, era il 1967 e Fausto aveva inciso «A chi», versione italiana di «Hurt» di Roy Hamilton. Il brano era inciso sul lato B del 45 giri «Se qualcuno cercasse te», pezzo che Leali, invitato da Baudo, avrebbe dovuto cantare al programma «Settevoci».

Ma il conduttore aveva intuito le potenzialità del pezzo... nascosto, e con un sotterfugio (il nastro del playback era difettoso, disse) fece sì che Fausto cantasse proprio «A chi». Successo immediato e travolgente. Leali e Baudo si incontrarono di nuovo l’anno successivo, entrambi debuttanti a Sanremo (era l’anno di «Deborah»), e poi di nuovo nell’87, nel ’92, nel 2002 (in gara Leali con Luisa Corna con «Ora che ho bisogno di te», ma anche i Timoria e Francesco Renga), e infine nel 2003. «Oggi ci lascia un grande uomo, un grande professionista, grazie per tutto» ha scritto Fausto Leali sulla sua pagina Instagram, aggiungendo: «Resterai per sempre nel mio cuore».

Il 1992 fu l’anno della partecipazione a Sanremo di Irene Fargo. La cantante di Chiari (al secolo Flavia Pozzaglio, prematuramente scomparsa tre anni fa) partecipò tra le Nuove Proposte con «Come una Turandot» (giunse seconda) e fu accompagnata sul palco da un Giorgio Lamberti in divisa da militare, ma già uomo record dei 200 stile libero. C’è un video su YouTube che lo racconta.

Voci bresciane

Che Pippo Baudo fosse appassionato di musica, oltre che compositore (firmò la celebre «Donna Rosa») è risaputo. E da conduttore, e poi direttore artistico, del Festival di Sanremo, si permetteva di intervenire sugli arrangiamenti dei pezzi con riconosciuta professionalità.

Lo ha ribadito Omar Pedrini, che ha postato sabato questo ricordo: «Quando per Sanremo, nel 2002, decise di puntare su di noi Timoria, con la canzone beat “Casa mia”, non si limitò a invitarci al Festival ma addirittura per una settimana in hotel, dove c’era un pianoforte, veniva a trovarci e, sedutosi al piano, ci suggerì alcuni accorgimenti di arrangiamento che poi effettivamente usammo, in stile beat italiano anni ’60/’70. Ebbe ragione lui. La canzone arrivò ultima, ma le radio ci ripagarono con un’alta programmazione e i fan gradirono molto. Questo era Pippo Baudo, molto più di un presentatore. Erano altri tempi ma la tua professionalità fu un grande aiuto. Grazie di aver creduto in noi. Ancora oggi sei e sarai… scuola!».

Il 2002 fu anche l’anno di Francesco Renga, solista con «Tracce di te», che così ricorda il conduttore sui social: «Mi mancherai Pippo… grazie per tutto quello che hai fatto per la canzone italiana, per me… per tutti noi». E, in coppia con Leali, di Luisa Corna, che poi... fece coppia con Baudo a Domenica In, nel 2006. Anche lei rende omaggio al collega: «Un tenero ricordo: un mito di sempre per sempre. Lavorare con lui: un privilegio! Buon viaggio caro Pippo!».

C’è chi, infine, da Baudo ricevette una bocciatura. Come accadde ad Alberto Belgesto, anima della Latteria Molloy e della Festa della Musica, che nel 2001 affrontò le selezioni di Sanremo Giovani. «Eravamo rimasti in 24, e ne passavano 12 (...). Io ero spavaldo e dentro di me ero sicuro di passare». Ma Baudo disse "no". «La mia canzone gli piacque davvero molto - ricorda Belgesto - e non aveva nulla da eccepire su testo, musica e arrangiamento, però, disse, all’audizione non avevo cantato abbastanza bene. Purtroppo era vero (...). In ogni caso, mi selezionò tra tanti, mi ascoltò cantare, e apprezzò la mia canzone, quindi grazie Pippo. Era un mito prima di quell’episodio, e lo è rimasto anche dopo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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