Musica

La pianista Karmyzava: «Ho scoperto un nuovo linguaggio musicale»

Marco Bizzarini
La bielorussa ha vinto il premio «Giulio e Giulio Bruno Togni» per il 2025
Volha Karmyzava
Volha Karmyzava
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Alla pianista bielorussa Volha Karmyzava sarà conferito il Premio «Giulio e Giulio Bruno Togni» in occasione della XIII Serata per Giuseppe Camadini di mercoledì. Dopo gli interventi introduttivi di Massimo Cotroneo, direttore del Conservatorio di Brescia, e del pianista Federico Colli, la solista eseguirà gli Scherzi nn. 3 e 4 di Chopin. «Sono molto felice di ricevere il Premio Togni –dichiara a caldo Volha Karmyzava – e ora mi sento ancora più motivata nella professione di musicista. Questo importante riconoscimento mi dà infatti la possibilità di concentrarmi su molti progetti interessanti, sia come solista, sia nella musica da camera».

Perché ha deciso di perfezionarsi in Italia?

La mia prima formazione musicale è legata alla scuola pianistica russa, nota per la sua solidità tecnica e il suo rigore interpretativo. Poi ho incontrato il maestro Davide Cabassi ed è stato per me un vero punto di svolta: studiare con lui ha significato aprirmi alle tradizioni europee, riscoprire un linguaggio musicale nuovo, in certi casi persino inaspettato. È stato un processo profondo e faticoso. Ho dovuto rimettere in discussione molte certezze per ricostruire qualcosa di più autentico. In seguito ho avuto l’onore di approfondire il mio percorso con il maestro Giampaolo Stuani durante il biennio al Conservatorio di Brescia. Oggi sento di rappresentare due scuole pianistiche e questa doppia identità musicale è diventata una parte importante del mio modo di suonare.

Ci può parlare del suo rapporto con Brescia?

È stato quasi un colpo di fulmine. Nel 2016, pochi mesi dopo il mio arrivo in Italia, partecipai al concorso pianistico internazionale Coop Music Awards, che si teneva nel salone Pietro da Cemmo. Rimasi subito affascinata da questa città elegante, con le sue piazze, le strade tranquille e l’aria carica di storia. Brescia mi ha accolta e abbracciata con una calda familiarità che non mi aspettavo. Non avrei mai immaginato che, quattro anni dopo, sarei tornata per iscrivermi al Conservatorio Luca Marenzio e per viverci, costruendo giorno dopo giorno il mio percorso come musicista, insegnante e persona. Brescia è diventata per me molto più di un luogo di studio: è una casa, un rifugio di pace dove posso ritrovare me stessa dopo giornate intense di lavoro. Questa città è entrata profondamente nel mio cuore.

Come sceglie i pezzi da interpretare?

Credo che ogni musicista, nella scelta del repertorio, si trovi davanti a un dilemma: continuare a lavorare su stili già familiari o provare qualcosa di meno conosciuto? A volte la scelta nasce da un’esigenza personale, altre da fattori esterni, come i programmi richiesti nei concorsi internazionali o in ricorrenze particolari. Per esempio, ho scelto di suonare le due Sonate di Shostakovich per il cinquantesimo anniversario della scomparsa. In ogni caso, mi piace espandere il repertorio e conoscere stili diversi, dal Barocco fino alla musica contemporanea. Credo che questo aiuti ad avere una visione più ampia e a sviluppare un gusto musicale più ricco e personale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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