Musica

Il compositore bresciano Lorenzo di Vora sarà al Festival di Piediluco

Enrico Raggi
Lorenzo Di Vora presenta sabato in Umbria un melologo e lavora, tra Brescia e Pesaro, a un progetto sul tema migranti
Il compositore bresciano Lorenzo Di Vora - © www.giornaledibrescia.it
Il compositore bresciano Lorenzo Di Vora - © www.giornaledibrescia.it
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«Mi diverte scrivere musica, la composizione è per me fonte di grande gioia. Un mio brano può comunicare al pubblico innumerevoli emozioni: letizia, certo, ma anche tristezza, disperazione, provocazione; a volte può essere un pugno nello stomaco, se voglio scuotere l’ascoltatore». Batte con le nocche sull’intonaco della creazione artistica il compositore bresciano Lorenzo Di Vora, per sentire quello che c’è dietro: il gesso del gioco, la pietra della lotta, il vuoto dell’incanto.

Sabato 10 agosto presenta in prima assoluta a Piediluco (Terni) il melologo «Storia normale e senza giudizio di una vita fino a qui» per cantante-attore recitante, pianoforte e contrabbasso, su testo della scrittrice romana Laura Perez.

Nei prossimi mesi eseguono altre sue novità a Brescia (con la flautista Laura Bersani), a Pesaro, per l’inedito progetto della Simc «Scrivere per il Mediterraneo», «una ’Call for scores’ nazionale che pone l’accento sui naufragi di migranti nel Mare Nostrum – spiega Di Vora –, in cui ho ideato, con la collaborazione del clarinettista calabrese Josè Daniel Cirigliano, un brano per ‘mezzo clarinetto’, cioè suonato senza una parte di strumento. Mi ispiro al più antico frammento melodico giunto ai giorni nostri: proveniente dall’antica Grecia, dal primo stasimo dall’Oreste di Euripide, in cui viene evocata l’immagine di una barca travolta dai flutti del mare».

Di quali suggestioni vive la sua musica?

«Ogni cosa e ogni mezzo devono essere funzionali al fatto sonoro e quindi li utilizzo solo se c’è una ragione espressiva. Amo molti autori, impossibile nominarli tutti. Per il modo in cui tratto le armonie mi sento influenzato dal jazz e quindi cito Davis, Coltrane, Coleman».

Quanto conta l’aspetto giocoso nella sua creazione?

«La musica deve regalare piacere, innanzitutto a chi la scrive, non a caso gli inglesi indicano con lo stesso termine, to play, il giocare e il suonare. Il gioco non è necessariamente qualcosa di leggero, può risultare davvero impegnativo, a volte faticoso, ma così facendo io mi diverto sempre un mondo».

Cosa ci racconta del suo nuovo melologo?

«Il testo è soprattutto recitato, altrove intonato e in una sezione ho scomposto le singole parole per ottenere particolari effetti vocali. Il cantante Paolo Leonardi modula la voce mentre si batte una mano sul petto, altrove ’filtra’ il timbro vocale con le mani. Tutto è vita nell’arte, quando è arte; e tutto è arte nella vita, quando è vita. Più è arte e più ti porta dentro la vita; più vivi e più hai bisogno di arte. Le strade vuote di Brescia durante i mesi della pandemia hanno originato il mio ’Memorie di luoghi ora deserti’ per tuba sola; a seguito della guerra in Ucraina ho scritto ’Ukrainian Lullaby’, dove un frammento di ninna nanna tradizionale viene disgregato in gesti sempre più violenti. Dovunque le mie note siano risuonate – Tampa (Florida), Muncie (Indiana), Madrid, Lisbona, New York, Asunción – ho voluto guardare in faccia la luce e le tenebre».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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