Musica

Gli Afterhours lasciano ancora il segno, in 3mila all’Arena Campo Marte

Manuel Agnelli & C. hanno lucidato uno dei loro gioielli musicali più preziosi, celebrando il ventennale di «Ballete per piccole iene»
  • Gli Afterours al Brescia Summer Music
    Gli Afterours al Brescia Summer Music - Foto NewReporter/Marazzani © www.giornaledibrescia.it
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AA

Le piccole iene hanno ancora occhi lesti e denti aguzzi. E, soprattutto, hanno fame… Di canzoni, distorsioni, carezze.

Gli Afterhours avevano provato a chiuderle in gabbia, ma era ora di liberare «la bestia». Di fronte a 3mila fan tenuti in scacco nell'Arena Campo Marte, Manuel Agnelli & C. hanno lucidato uno dei loro gioielli musicali più preziosi, celebrando il ventennale di «Ballate per piccole iene». Come? Allestendo un sabba elettrico potente e slabbrato. Volevate il revival? Allora beccatevi questa tempesta sonora, sublimata dall'incipit velenoso di «La sottile linea bianca».

Intensità

Agnelli l'X Factor ce l'ha eccome, e anche se la voce è un po' increspata dagli anni, resta un vocalist di rara efficacia ed intensità. Con la title track il pubblico è definitivamente conquistato, pronto a godersi la riproposizione della scaletta esattamente come nell'album originale. Agnelli ringrazia sornione, fa una dedica per «Ci sono molti modi», fa venire la pelle d'oca con «La vedova bianca», con le strofe divise tra lui e la platea. A fare da propellente il drumming di Giorgio Prette, implacabile sui tamburi e sostenuto al meglio dal basso di Andrea Viti e da Dario Ciffo, in equilibrio tra chitarra e violino. Col polistrumentista Giacomo Rossetti a tenere insieme il tutto.

Senza tempo

Tutto suona dannatamente bene, e queste «Ballate» non sono per niente invecchiate in questi 20 anni. Ce ne fossero di dischi così..

La seconda parte inizia con una versione tra drum&bass e sinfonia de «La Canzone di Marinella» di De André. Ma poi arriva «Strategie», e la festa è al culmine. La giostra della memoria gira vorticosa. Dagli albori della band spunta «Germi», violentissima, bissata da politicamente scorretto di «Lasciami leccare l'adrenalina». Manuel ironizza sulla staticità della platea. Del resto, là dove si pagava ora c'è una certa età. Ma l'entusiasmo è alle stelle. E su «Dea» un Agnelli versione «animatore di villaggio turistico» (ipse dixit) fa scatenare il pandemonio. Perché è bello farsi cullare e sbatacchiare dalle onde del rock. Anche solo per due ore. Non c'è tempo per le pause. Il pubblico canta ogni singolo verso di «Male di miele» e «Quello che non c'è», due must per ogni live degli Afterhours.

I bis non deludono, con la chicca di «Varanasi baby», la profetica «Non si esce vivi dagli anni '80», la dolceamara «Padania». Magia, pensiero, dolore, speranza. La serata di chiude con «Bye Bye Bombay» e l’intramontabile «Non è per sempre» e «Voglio una pelle splendida».

Mordono ancora questi Afterhours. Magari fanno meno male, ma lasciano un segno. E resterà la cicatrice.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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