In 8mila per i Modena City Ramblers: Festa Radio chiude con «Bella ciao»
Chiusura col botto, a Festa Radio: sarà forse il fascino dell’ultima sera, ma il dato certo è che i Modena City Ramblers attirano una folla sterminata e alcuni dei ristoranti esauriscono il cibo, per un trionfale overbooking antagonista.
I live dei MCR, gruppo emiliano ad alto tasso di impegno, sono sempre feste tra amici in cui si balla, ci si agita, si levano bicchieri al cielo, si ride e ci si commuove ascoltando storie sovente tristi, comunque celebrando la vita fino all’ultimo respiro. Alla serata conclusiva della 33ª Festa di Radio Onda d’Urto gli amici erano tantissimi, una marea vicina alle 8.000 unità, e questo ha reso ancora più chiassoso il ritrovo.
L’irish folk unplugged
Nei cromosomi del combo c’è l’irish folk, che si esalta con sonorità unplugged in cui giganteggiano violino e chitarre, come nella meravigliosa «In un giorno di pioggia», il pezzo del grande successo e tuttora il manifesto artistico ed estetico più emozionante della band. Ma i Modena sanno assecondare anche la propria indole punk e la voglia di esplorare il mondo con suoni melting pot, chiamati a vestire potenti narrazioni sulla base dell’ambientazione geografica delle stesse; sempre, ad ogni modo, con un’attenzione per l’attualità che si mescola con pagine di storia e letteratura di tutto il mondo e di epoche diverse.
Da «Il ballo di Aureliano» a «Bella ciao»
Quest’anno il tour è tuttavia incentrato sul trentennale di «Materiali resistenti» (album che riunì, sotto la direzione di Giovanni Lindo Ferretti dei C.S.I., le migliori band alternative del panorama nazionale) e sul ventennale di «Appunti partigiani» (il settimo disco in studio dei MCR), tanto da chiamarsi – con riuscita crasi – «Appunti resistenti». Ed è così che, in un concerto ricchissimo, si dipanano narrazioni che richiamano anche Garcìa Marquez («Il ballo di Aureliano») e tragedie o storture recenti («Mediterranea», «Fuocoammare», «Ebano»), ma poi si concentrano in particolare sulla Resistenza italiana («Con la guerriglia», «Al dievel», «Una storia partigiana», «Festa d’aprile», «Il sentiero», «Partigiani sempre») e sull’antifascismo internazionale («All you fascists bound to lose» di Woodie Guthrie). Senza dimenticare l’opposizione alla mafia (la strepitosa «I cento passi»), la politica che contrasta l’indifferenza e l’omologazione (dalla celebre «Contessa» di Pietrangeli a «Mia dolce rivoluzionaria», passando per «Resistenza globale»), l’idealità libertaria che prende strade impreviste («Transamerika»).
Alla fine, c’è un brano che è ricorso molte volte nei diciotto giorni della kermesse: il sigillo è infatti con «Bella ciao», suonata in modalità hardcore folk e cantata da tutti (come già in precedenza «Fischia il vento», giusto per rimanere grossomodo in tema), in un tripudio di voci festose.
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