Dopo una selezione lunga otto mesi Alfonso Scarano scelto per l’orchestra dello Yucatan

«Il mio approccio durante le prove - un lavoro principalmente tecnico – e gli immediati risultati in termini di qualità del suono, li hanno subito convinti e mi hanno scelto a larghissima maggioranza». Il direttore d’orchestra Alfonso Scarano, bresciano di adozione, è stato nominato direttore artistico e direttore principale dell’Orquesta Sinfonica de Yucatán, a Mérida (Messico), città di un milione di abitanti, dopo una selezione durata otto mesi, alla quale hanno partecipato 70 maestri provenienti da tutto il mondo; la votazione, a scrutinio segreto, lo ha proclamato vincitore con l’80% dei consensi.
Per 13 anni ha diretto la Thailand Philharmonic Orchestra; in precedenza è stato a capo della Severoceska Filharmonie Teplice (Repubblica Ceca) e direttore ospite principale dei Virtuosi di Praga; attualmente è direttore ospite regolare dell’Orchestra Sinfonica Statale di Istanbul, con la quale terrà una tournée europea nel 2027 per celebrare i 10 anni di collaborazione; nel 2026 dirigerà in Brasile e debutterà in Florida e California: «Troppi anni a Bangkok cominciavano a starmi stretti, desideravo allargare le mie esperienze internazionali», confida.
Qual è il bilancio della sua lunga attività thailandese?
Ho iniziato nel 2011 quando ancora la TPO era l’orchestra dell’Università, il corrispettivo di Esercitazioni Orchestrali dei nostri Conservatori; li ho elevati a livello internazionale, fra le migliori orchestre del Sud Est asiatico, in grado di scalare e vincere l’intero sinfonismo di Bruckner e Mahler, per dirne alcuni, facendone la protagonista di acclamate tournée europee (Lubjana, Budapest) e vincenti incisioni discografiche.
Com’è l’attività musicale messicana?
La vita culturale è molto intensa. I concerti sono sempre sold out. Il Palazzo della Musica di Mérida può ospitare fino a 550 persone. C’è un teatro cittadino simile al Grande di Brescia, in ristrutturazione dopo un incendio, che vanta una intensa stagione operistica. L’Orquesta Sinfonica de Yucatán (OSY) ha 25 anni di storia, vi suonano moltissimi europei, anche due italiani. La programmazione stabile (64 concerti l’anno) è quella più vicina alla pelle dei cittadini, alla quotidianità, crea socialità, rapporti, civiltà, diversamente dall’evento che dura lo spazio di una sera o di poche settimane e poi scompare. Certo, in Yucatán fa molto caldo… ma dopo 13 anni di Thailandia la temperatura rovente non mi spaventa...
Che tipo di vita bisogna condurre, per lavorare a migliaia di chilometri di distanza, sempre in giro per il mondo?
Occorre un rigore assoluto, metodo ferreo, regole inflessibili, un regime mentale solidissimo. Imparo tutte le partiture a memoria. Programmo ogni istante. Il direttore d’orchestra appare attorniato da decine e decine di persone, ma la sua arte nasce da solitudine, scavo interiore, rappresentazione mentale. Un processo creativo che unisce condivisione comune e approfondimento personale. In tale vortice, mi sostiene l’incrollabile affetto famigliare.
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