Al Teatro Grande l’opera di Ullmann, compositore morto ad Auschwitz

La musica dell’opera da camera «Der Kaiser von Atlantis» di Viktor Ullmann risuonerà per la prima volta al Teatro Grande il prossimo lunedì 27 gennaio, con inizio alle ore 20, in occasione della Giornata della Memoria. L’esecuzione è affidata al Dedalo Ensemble con la direzione di Vittorio Parisi; nel cast vocale Joaho Koo, Stefano Paradiso, Flavio D’Ambra, Claudia Ceraulo, Benedetta Mazzetto, Nicola Ciancio.
Sarà una ricorrenza speciale, nell’ottantesimo anniversario della liberazione (27 gennaio 1945) del campo di concentramento di Auschwitz, dove lo stesso Ullmann, solo pochi mesi prima, era tragicamente deceduto nelle camere a gas. La partecipazione allo spettacolo, organizzato in collaborazione con Casa della Memoria, è gratuita fino a esaurimento posti e previo ritiro del biglietto alla biglietteria del Teatro Grande.
L’atto unico «L’imperatore di Atlantide», su libretto in tedesco di Petr Kien, venne composto tra il 1943 e il 1944 nel ghetto di Theresienstadt, dove erano reclusi molti artisti e intellettuali ebrei, in condizioni apparentemente privilegiate per ingannare le ispezioni della Croce Rossa internazionale. Reinterpretando il mito di Atlantide, quasi una sorta di paradiso perduto della purezza ariana, il testo ne preannuncia l’imminente disfatta. E nel «Kaiser» si riconoscono i tratti di un tiranno totalitarista.
«Il mio primo incontro con l’opera di Ullmann – dichiara il maestro Parisi – è avvenuto un anno e mezzo fa nell’ambito del festival Milano Musica con i giovani interpreti del Conservatorio di Milano. Ho subito pensato di proporre un’esecuzione anche a Brescia, con il Dedalo Ensemble, e ne ho parlato con il sovrintendente del Teatro Grande, Umberto Angelini, che ha deciso di programmarla nell’importante anniversario del 2025».
Che impressione ha avuto studiando la partitura?
Mi ha sorpreso la sua altissima qualità musicale, non molto lontana dai vertici del «Wozzeck» di Berg. Merita davvero di essere conosciuta. È poi sconvolgente pensare che Ullmann sia stato condotto ad Auschwitz, e dunque a morte certa, subito dopo il primo tentativo, prontamente interrotto, di rappresentare l’opera a Theresienstadt. Difficile credere che il musicista non fosse consapevole del rischio.
A quale stile è riconducibile questa musica?
Si può magari pensare a Kurt Weill o all’espressionismo. Non mancano echi del jazz, ma lo stile di Ullmann, che per breve tempo studiò anche con Schoenberg, rimane sempre personale.
Come affronterete il lato teatrale dell’opera?
Anzitutto gli spettatori potranno seguire il testo grazie ai sopratitoli in tedesco e in traduzione. Ufficialmente proponiamo l’opera in forma di concerto, ma i cantanti cureranno gli aspetti legati alla recitazione e ci saranno anche oggetti di scena.
Quali sono i prossimi progetti del Dedalo Ensemble?
Stiamo lavorando alla stagione 2025, in programma da marzo all’autunno. Festeggiamo trent’anni di attività.
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