Il Vittoriale si inchina alla grande voce «black» di Anastacia
Anastacia si fa attendere, ma poi ripaga il pubblico del Vittoriale con uno spettacolo effervescente. È strapieno l’anfiteatro, sold out da mesi per il concerto della «piccola donna dalla voce grande», al terzo passaggio nel Bresciano dopo i live cittadini di Piazza della Loggia (2015) e Teatro Morato (2018).
Sotto le stelle gardesane la star americana regala uno show vitale, cominciato con ritardo eccessivo (mugugni in platea) e officiato come un rito dance da una sacerdotessa che si muove sul palco come se ci fosse nata: non per caso la scenografia riproduce un ambiente casalingo e familiare, con porte e finestre.
Il look è casual, per la performer dell’Illinois: giubbetto glitterato su top bianco, jeans e sandalo con tacco vertiginoso che ne slancia i 157 centimetri d’altezza; immancabili la lunga chioma bionda e gli occhiali da sole, consolidati marchi di fabbrica. Lo è pure la voce esagerata (black a dispetto della pelle bianca) con cui si annuncia, cantando due brani pop-rock come «One Day in Your Life» e «Nor or Never», prima della ballad «Staring at the Sun» e del soul «Paid My Dues», interpretato a velocità supersonica. Poi Anastacia Lyn Newkirk opta per l’hip hop travolgente di «Nobody Loves Me Better» e sciorina un piacioso pezzo afro-funky, «Overdue Goodbye». Attinge da tutti gli album pubblicati in carriera (otto in studio, tre dal vivo) per comporre una scaletta emozionale, ritmatissima e impattante, che va avanti e indietro nel tempo, tra successi di ieri e hit più recenti.
Dopo un intermezzo, Anastacia torna vestita d’oro e d’argento e propone ballad piene di sentimento quali «I Belong To You - Il ritmo della passione» (in origine un riuscito duetto con Eros Ramazzotti) e «Heavy On My Heart», trovando pure il tempo di scherzare: «Non parlo italiano, lo canto soltanto…». Quindi scorrono gli omaggi: curioso quello al gruppo tedesco Die Toten Hosen, con la cover di «Best Days»; gioioso quello ai Free, con «All Right Now», perla datata 1970; intenso quello ai Guns N’ Roses, attraverso «Sweet Child o’Mine».
Il finale è un tributo alla propria storia e forza di volontà, che sopperiscono (insieme alla vocalità da superdotata) a qualche stereotipo musicale di troppo: Anastacia prende lo slancio con «Not That Kind» - il brano che dà il titolo al tour, rifiutato da tante case discografiche prima di folgorare gli spettatori di MTV nel 1998 - e si sublima con «I’ M Outta Love», la canzone che le ha dato fama planetaria, un urlo corroborante che squarcia la notte dannunziana, e manda tutti a nanna soddisfatti.
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