Múñiz: «Non saremo Broadway, ma il nostro "Mamma mia!" vi conquisterà»»

Tra i musical d’epoca contemporanea è un classico, alla cui onda lunga ha contribuito, insieme alle irresistibili canzoni degli Abba, l’adattamento cinematografico con Meryl Streep. Lanciato nel 1999, rappresentato in tutto il mondo e in molteplici lingue, anche nell’edizione italiana (che debuttò nel 2011) «Mamma Mia!» resta tra gli spettacoli più amati dal pubblico.
La storia
La storia si svolge su un’isola greca, al ritmo travolgente della musica della band svedese che l’ha ispirata. Narra della giovane Sofia che, alle soglie del matrimonio, vorrebbe realizzare il suo più grande desiderio: essere accompagnata all’altare dal padre, che non ha mai conosciuto. Perciò chiama a raccolta i tre fidanzati storici di sua madre Donna, con l’intenzione di scoprire chi di loro è l’uomo giusto. La rinnovata versione nazionale dello show - realizzata dall’esperto regista Massimo Romeo Piparo - approda a Brescia in due repliche: sabato 11 febbraio alle 21.15, con il «coraggio» quindi di sfidare la finale del festival di Sanremo, e domenica 12 alle 16.30. I prezzi dei biglietti d’ingresso vanno da 23 a 57,50 euro (info prevendite su www.zedlive.com).
Tra gli elementi di pregio dello spettacolo, la presenza di un’orchestra dal vivo e un allestimento tecnologico ad alto tasso spettacolare (mentre quello originale era minimalista), che esalta l’ambientazione esotica della vicenda; il valore aggiunto più significativo è tuttavia rappresentato da un cast che integra nei principali ruoli maschili Luca Ward (carismatica voce italiana di tanti attori americani), Clayton Norcross (tra i protagonisti di «Beautiful») e Sergio Múñiz, versatile artista spagnolo ormai con base stabile (e famiglia) in Italia. Proprio con Múñiz abbiamo approfondito il discorso.
Sergio: quali sono i motivi per cui, a distanza di anni dal debutto, vale tuttora la pena vedere «Mamma Mia!»?
Perché è un grande show, con una colonna sonora che tutti conoscono e sa riportare ciascuno degli spettatori a momenti della propria vita associati a questa o quella canzone. E poi è molto fresco, funziona con il pubblico di ogni età: non saremo Broadway, ma non siamo affatto male!
Broadway, e il West End londinese, sono inarrivabili?
Hanno un’abitudine al musical che qui non ha ancora preso piede. Di conseguenza, hanno la fortuna di poter essere stanziali. Chi fa musical in Italia, deve invece sopportare costi enormi anche per gli spostamenti, con tre tir da muovere in continuazione. È un settore in cui bisogna dare tanto, senza risparmiarsi, e che solo a volte ripaga.
Tra i punti di forza dell’operazione c’è un cast ben assortito, con notazione speciale per il trio di attori che interpretano gli aspiranti padri, di cui fa parte.Che rapporto s’è instaurato con Ward e Norcross?
Siamo diversissimi in tutto, ma c’è un feeling fantastico. Ci ha visto lungo Massimo (il regista Piparo, ndr): puntando su di noi ha azzardato, rischiato, ma ha avuto ragione.
Prima di questo ruolo, qual era il suo atteggiamento nei confronti del repertorio degli Abba?
In Spagna amiamo tutta la musica che ci fa ballare, e quindi gli Abba occupano un posto di rilievo, ancor di più negli anni ’80 in cui io ero adolescente. Non era la musica che compravo, ero più per il punk e il rock. Ma come tutti, compresi quelli che ostentavano indifferenza, quando passava alla radio ero più che contento di ascoltarla.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
