Cultura

Mostra di Tiziano, bilancio positivo con oltre 25mila visite

Soddisfatti i vertici di Brescia Musei anche per i biglietti a «tripla validità»
TIZIANO CONQUISTA TUTTI
AA

«Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia», l’epilogo. A dieci giorni dalla chiusura della mostra in Santa Giulia, si tirano le somme, con numeri a quattro, cinque e sei cifre che soddisfano Fondazione Brescia Musei, Comune e Diocesi.

In 107 giorni - circa la metà rispetto ai sei mesi della precedente Leggere, dedicata al fotografo Steve McCurry - l’esposizione curata da Francesco Frangi ha fatto staccare 33.474 biglietti «a tripla validità»: ciascuno utilizzabile dal 21 marzo al 1 luglio per accedere non solo alla mostra di Tiziano all’interno del Museo di Santa Giulia, ma anche alla Pinacoteca Tosio Martinengo, riaperta lo scorso sabato 17 marzo, e al Museo Diocesano.

I ticket-carnet sono stati acquistati in primo luogo per la mostra in Santa Giulia, che ha ricevuto 25.249 visite, ma in tanti, rispettivamente 20.256 e 4.087, ne hanno approfittato per fare tappa anche alla Pinacoteca e al museo di via Gasparo Da Salò. Non solo esposizioni, però: in tutto sono state 64.289 le persone coinvolte negli itinerari per le chiese di città e provincia, in iniziative didattiche, concerti, conferenze e proiezioni cinematografiche. «Dati - ha commentato il direttore di Brescia Musei Luigi Di Corato, col notaio Mario Mistretta, del Consiglio direttivo della Fondazione, e dalla storica dell’arte Roberta D’Adda - che parlano di una sfida vinta, quella della complessa operazione di approfondimento scientifico creata quando abbiamo ideato la mostra».

Diciotto studiosi hanno costituito il pool per la creazione del catalogo, un repertorio - urbano e museale - di opere cinquecentesche provenienti dalle più prestigiose gallerie del mondo, tra cui il museo del Prado di Madrid, la Pinacoteca di Brera, il Museo di Belle Arti di Budapest, il Museo Pushkin di Mosca e la National Gallery di Washington. A chi ha messo sul tavolo la questione dei «pochi Tiziano» inseriti nell’esposizione, Di Corato ha risposto citando uno spot degli anni Settanta: «Non ci vuole un grande pennello, ma un pennello grande: la mostra non era una monografica su Tiziano, bensì un percorso conoscitivo del rapporto che l’artista veneziano ha intessuto con i nomi della pittura bresciana». Il riferimento è al Moretto, al Romanino, al Savoldo.

Sulla creazione di una rete tra i diversi poli cittadini ha espresso il suo plauso il direttore del Museo Diocesano Don Giuseppe Fusari, mentre il sindaco Emilio Del Bono e la vicesindaco Laura Castelletti hanno parlato di una precisa strategia dell’amministrazione nel supportare iniziative come questa, per far conoscere Brescia a tutto il mondo come «città d'arte». Infine il capitolo "spese": «Non abbiamo la cifra esatta», ha chiarito Di Corato, accennando a un’ipotesi di «800mila euro, iva inclusa».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia