Cultura

Mistero della Sindone, quando è la scienza a spiegare la fede

Le analisi confermano: il lino funerario avvolse un uomo che subì il supplizio di Gesù. Domani un workshop a Brescia
La sindone è da secoli custodita a Torino - © www.giornaledibrescia.it
La sindone è da secoli custodita a Torino - © www.giornaledibrescia.it
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Paolo VI, nonostante la sua proverbiale prudenza, la definì «celebre reliquia», sottolineando «quanta pietà fervida e commossa la circondi». Per Pio XI è «cosa sacra come forse nessun’altra». Giovanni Paolo II disse che è una provocazione all’intelligenza. Da secoli la Sindone ci stupisce e ci interroga.

Per chi ha fede, quello è il telo funebre che ha avvolto il corpo di Gesù durante la sua permanenza nel sepolcro, l’immagine misteriosa impressa sul lino è la prova della sua resurrezione. Per i detrattori è un falso medievale, i più fantasiosi la attribuiscono a Leonardo Da Vinci (Dan Brown del resto ha fatto breccia nei cuori di molti), il genio fiorentino avrebbe addirittura celato un suo autoritratto nel volto sindonico del Cristo. Gli studi scientifici hanno dato spunti ai sostenitori e agli oppositori (molto più ai primi in verità), ma la parola fine alle dispute non potrà mai essere scritta. La reliquia più venerata della cristianità resterà per sempre un mistero.

Testimonianza

Per il mondo cattolico la Sindone testimonia la coincidenza tra il Cristo della fede e il Cristo della storia, conservata in segreto dai primi cristiani e poi venerata a Gerusalemme, a Costantinopoli, quindi a Liery (nel 1353 dove la porta Goffredo di Charny, per chi la ritiene un falso è questa la sua prima vera apparizione) e poi a Chambéry in Francia (dove fu salvata da un incendio nel 1532), arriva nel 1578 a Torino, qui la fece trasferire il duca Emanuele Filiberto (il lino era stato donato ai Savoia nel 1453) per abbreviare il viaggio a Carlo Borromeo che aveva fatto voto di recarsi a piedi da Milano per venerarla.

Ovviamente non esistono documenti che ripercorrono tutta la storia del percorso nei secoli da Gerusalemme a Torino. Solo per fare un esempio, nel 1204 Roberto di Clary, cronista della IV Crociata, scrive che «tutti i venerdì la Sindone è esposta a Costantinopoli (...), ma nessuno sa ora cosa sia avvenuto di quel lenzuolo, dopo che fu saccheggiata la città». L’iconografia «certifica» la sua diffusione già dal VI secolo, nelle catacombe di san Ponziano a Roma c’è un volto di Gesù che sembra riprodurre proprio il volto della Sindone. Resta il fatto che l’antico telo (lungo 4,4 metri per circa 1,1) avvolse il cadavere di un uomo torturato, flagellato, incoronato di spine, crocifisso e trafitto da una lancia. E se è certamente vero che i crocifissi furono migliaia e migliaia, la Sindone sembrerebbe proprio indicarci un martirio ben preciso.

Analisi

La Sindone è, comunque la si pensi, l’oggetto archeologico, oltre che religioso, più studiato al mondo. Decine e decine di pubblicazioni scientifiche, migliaia di libri in tutte le lingue. Ovviamente non è qui possibile dar conto di tutti gli studi fatti, bastino alcuni spunti. I detrattori la ritengono opera di un pittore, ma l’analisi del tessuto ha mostrato la totale assenza di pittura. La datazione del tessuto lo colloca a circa 2mila anni fa, e non al medioevo come avevano erroneamente indicato da test fatti negli anni Ottanta del secolo scorso; sono state anche trovate tracce di polline che provengono piante desertiche della Palestina. E ancora, per aggiungere mistero al mistero, nel 1898 l’avvocato Secondo Pia fu il primo a fotografare la Sindone, in fase di sviluppo si accorse che nei negativi l’immagine era più nitida. A tutt’oggi questo fatto rimane assolutamente inspiegabile.

Nella Bassa

Nella storia della Sindone entra anche Brescia, la Bassa per la precisione. L’ostensione del sacro lino sarebbe del 1536, quando il Duca di Savoia, in fuga dal Piemonte, occupato dalle truppe del re di Francia, sostò a Orzinuovi, ospite a casa Gualtieri, ed in segno di gratitudine avrebbe dispiegato la reliquia agli orceani. L’episodio è raccontato dallo storico orceano Domenico Codagli, che però non fu testimone del fatto, ma raccolse voci. Anche in questo caso crederci o meno è atto di fede.

L'incontro a Paolo VI

«La scienza e la Sindone dopo 125 anni di studi e ricerche». È questo il titolo dell’incontro che si svolgerà domani (dalle 14 alle 18) al Centro pastorale Paolo VI in via Calini in città. Un workshop organizzato nell’ambito della quattordicesima conferenza internazionale sulle indagini diagnostiche e microanalisi per la conservazione di opere d’arte. L’evento è organizzato dall’associazione «Amici di padre Marcolini». 

Interverranno Marco Ginatta, scrittori e studiosi della Sindone, Robert Rucker, scienziato e ricercatore della Sindone, Michael Kowalski, studioso della Sindone. Nel 1978 ventiquattro scienziati ameircani, per cinque giorni, hanno lavorato di fronte alla Sindone con gli strumenti più avanzati del tempo. Alcuni scienziati hanno studiato a fondo la fisica della formazione dell’immagine, forse dovuta ad un gradiente energetico ancora oggi inspiegabile dal corpo di un cadavere. Si può dire, alla luce tecnico-scientifica, che la probabilità che il lenzuolo di lino abbia avvolto il corpo di Gesù sia oltre il 99%.

L’ingresso all’appuntamento di domani al Centro Paolo VI è gratuito.

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