Missive dal mondo e autostoricizzazione di Cavellini

Altro che «collettiva»! La mostra allestita in San Zenone a cura di Roberto Formigoni in collaborazione con l’associazione per l’arte Le Stelle - oltre 600 opere di 250 artisti da tutto il mondo - è un work-in-progress che nel segno di Guglielmo Achille Cavellini, cui rende omaggio nell’anno del centenario, è un vero e proprio «monstrum», labirinto di materiali e tecniche, immagini e colori, appelli e risposte come solo la Mail Art riesce a creare.
Esito di tre anni di lavoro dietro le quinte di Formigoni, che Gac stesso elesse ad «ambasciatore» della sua autostoricizzazione, affianca su pannelli le missive spedite da ogni parte del globo come risposta all’invito lanciato dall’artista bresciano. Dal Belgio, Anke van der Berg ha spedito una camiciola a righe dal cui colletto esce il volto ossuto di Cavellini. Dagli Stati Uniti, Carl T. Chew ha mandato un poster su cui è immortalato lui stesso da piccolo mentre dipinge uno dei celebri adesivi tricolori di Gac. Il francese E ha spedito a Formigoni per sei mesi una cartolina al giorno: ora sono riassemblate in un puzzle (nella foto). Dal Brasile, Dorias Riban Marinho ha inviato un’opera frutto di un’operazione di «Add & Return» a quattro mani avviata dallo stesso Cavellini nel 1982 ed ora giunta a compimento.
Perché così funziona la Mail Art, l’arte postale di cui Cavellini fu un esponente di spicco. Fuori da ogni logica mercantile od espositiva, l’arte circola grazie all’inconsapevole contributo dei servizi postali del globo (qui a Brescia hanno prestato vecchie cassette della posta e una bici gialla a fare da scenografia), e non ha neppure un «padrone». L’immagine, spesso rubata alla storia dell’arte o alla pubblicità, viene copiata, elaborata con mezzi meccanici (fotocopiatrice, stampa, video) o a mano, rimessa in circolazione con aggiunte d’autore e la conferma di annulli e timbri postali, entrando nel flusso della storia attraverso questo continuo passaggio di consegne che funge da «certificazione».
Per questo fu prediletta da Gac, che nell’elaborare la propria autostoricizzazione si affidò non tanto al passaggio meccanico che la Mail Art comporta, quanto al flusso di energia che viene messo in circolo, destinato virtualmente a non interrompersi mai.
Tra le opere in mostra, anche pezzi dello stesso Formigoni. Tra le firme bresciane, i due «pennini graffianti» Micio Gatti e Giuseppe Cappelli, che nelle loro caricature restituiscono un Cavellini vivo e vivace. gio. ca.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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