Cultura

Meno esotica, più contemporanea: piace la «Butterfly» bresciana

Al Teatro Grande l'inaugurazione della Stagione d'Opera 2023. Applausi meritati a Frizza per la direzione, e a scena aperta per Yeomaestro
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BUTTERFLY, OVAZIONE PER YEO
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Piace e commuove la «Madama Butterfly» proposta nella rara versione «Brescia 1904» andata in scena giovedì sera al Teatro Grande per l’inaugurazione anticipata della Stagione d’Opera 2023. L’accurata produzione, che farà il giro dei teatri lombardi per approdare a Lucca e in Estonia, si è potuta giovare dell’esperienza internazionale del direttore d’orchestra bresciano Riccardo Frizza, della regista greca Rodula Gaitanou e del soprano coreano Vittoria Yeo che ha in repertorio il ruolo di Cio-Cio-San da alcuni anni.

Di Butterfly esistono diverse versioni d’autore – se ne riparla venerdì nel convegno internazionale al Ridotto – ma le principali sono tre: quella che fece fiasco al Teatro alla Scala il 17 febbraio 1904, quella che «risorse» al Grande di Brescia nel maggio dello stesso anno, infine l’edizione tradizionale, entrata nel repertorio, più concisa rispetto alle precedenti. L’identità della tragedia giapponese rimane sostanzialmente la stessa, ma mutano alcuni dettagli, con ricadute soprattutto sul piano drammaturgico. Le versioni Milano e Brescia 1904 sono piuttosto simili, ma quella realizzata per il Grande è una sorta di «Butterfly 2.0» con oggettivi miglioramenti, tra cui la divisione in due parti del lunghissimo secondo atto e l’inserto del cantabile tenorile «Addio, fiorito asil».

  • SPETTACOLI BRESCIA TEATRO GRANDE BUTTERFLY PROVA GENERALE 1 ATTO NELLA FOTO SCENA  17/06/2023 newreporter©favretto
    Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
  • SPETTACOLI BRESCIA TEATRO GRANDE BUTTERFLY PROVA GENERALE 2 ATTO NELLA FOTO SCENA  17/06/2023 newreporter©favretto
    Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
  • Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
    Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
  • Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
    Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
  • Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
    Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
  • Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
    Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
  • Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana
    Al Teatro Grande la «Butterfly» bresciana

Per gli appassionati d’opera riconoscere le varianti rispetto all’edizione standard è un’esperienza gratificante perché affiorano nuovi aspetti, si viene colti di sorpresa, aumenta il desiderio di saperne di più. Immaginiamo che per gli interpreti sia valso lo stesso principio, se possibile amplificato, con la benefica conseguenza di ottenere una maggior freschezza nell’esecuzione.

La regista Rodula Gaitanou, rivolgendosi a un pubblico del XXI secolo, ha deciso di attenuare i tradizionali elementi esotici. All’epoca di Puccini, per la maggior parte degli europei il Giappone era una terra sconosciuta, mentre oggi, in piena globalizzazione, anche l’Estremo Oriente ci è più familiare. L’assetto scenico, costante per tutta l’opera, si basa su un piano inclinato che allude simbolicamente alle onde del mare; una grande pedana quadrangolare al centro, con elementi appena accennati di terza dimensione, rappresenta la casetta di Butterfly. Sullo sfondo, i profili di alcune montagne che assumono diverse risonanze emotive a seconda degli effetti luminosi firmati da Fiammetta Baldiserri. Vivaci e variopinti i costumi disegnati da Takis.

Novità

Fin dall’inizio del secondo atto Rodula Gaitanou ha previsto in scena il bimbo di Butterfly: questa presenza non è indicata nel libretto, ma serve a rimarcare la condizione di giovane madre della protagonista, anche se in questo modo viene attenuato il colpo di scena della successiva presentazione del figlioletto a Sharpless. Da notare che nella versione di Brescia il personaggio di Kate, la sposa americana, assume un atteggiamento assai più diretto (e forse ambiguo) nel suo dialogo con la ragazza giapponese. Il finale è stato quindi proposto seguendo quasi fedelmente le didascalie, con il suicidio di Butterfly dietro un paravento, ma ben visibile al pubblico per la trasparenza del tramezzo.

Il maestro Frizza, al suo debutto in questo titolo, si è distinto per l’efficace scelta dei tempi, oltre che per un mirabile senso dei respiri e delle pause. Ha ottenuto dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali sonorità raffinate, ma all’occorrenza anche “ruvide”, come richiesto dallo stesso Puccini nel fugato iniziale. Di particolare bellezza la realizzazione del duetto alla fine del primo atto.

Vittoria Yeo, applaudita a scena aperta in «Un bel dì vedremo», si è confermata una Butterfly completa, in grado di evocare la metamorfosi di Cio-Cio-San dall’ingenua quindicenne del primo atto al personaggio tragico del secondo. Accanto a lei, un valido cast con l’estroverso Pinkerton di Sergio Escobar, il nobile Sharpless di Devid Cecconi, l’espressiva Suzuki di Asude Karayavuz; ben caratterizzati anche gli altri personaggi giapponesi. Molto suggestiva la realizzazione musicale (e teatrale) del coro a bocca chiusa prima dell’intermezzo sinfonico, a sipario calato ma illuminato. Al termine, lunghi minuti di meritati applausi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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