Cultura

Faggioli: «Più dialettica e meno scontro con il Papa panamericano»

Il professore sarà ospite nella Sala Bevilacqua di Brescia, venerdì 29 maggio alle 18, dove presenterà il suo ultimo saggio «Da Dio a Trump»
Fedeli statunitensi in piazza San Pietro dopo l'elezione di Papa XIV
Fedeli statunitensi in piazza San Pietro dopo l'elezione di Papa XIV
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Un papa panamericano. Può parlare direttamente all’America e all’Occidente e conosce bene anche i problemi del Sud del mondo. È un cattolico globale. Con Leone XIV si aprono orizzonti inaspettati. Lo si coglie appieno se il punto di osservazione è posto dall’altra parte dell’Atlantico. Occasione intrigante, dunque, l’incontro con il prof. Massimo Faggioli, venerdì 29 maggio alle 18 nella Sala Bevilacqua di via Pace 10, promosso dalla Cooperativa cattolico-democratica di cultura e dalle Acli provinciali.

«Da Dio a Trump» è il titolo dell’ultimo saggio di Faggioli, edito da Scholè. Crisi cattolica e politica americana: temi che l’autore studia da tempo, sul fronte dei rapporti tra chiesa, società e politica, in particolare sul versante americano, visto che è docente ordinario nel Dipartimento di teologia e scienze religiose della Villanova University di Philadelphia, la stessa dove si è laureato in matematica Robert Prevòst. Combinazione che ne fa di Faggioli una delle voci più consultate, a livello internazionale, da un mese a questa parte.

Professor Faggioli, cosa cambia, con l’arrivo di Leone XIV, nella geopolitica vaticana e nei rapporti con l’America?

Leone XIV è un papa panamericano perché è nato negli Usa e ha passato due decenni in Perù. Ma è anche un agostiniano nordamericano e non un gesuita argentino. La sua disposizione sulla scena politica sembra meno antagonista rispetto al mondo occidentale e più dialettica rispetto a certi aspetti della modernità politica in generale. Conosce il Nordamerica molto meglio. Le questioni-chiave sono Russia e Ucraina; Israele, Palestina, e mondo arabo; la Cina. Su questo un papa dagli Usa rappresenta delle nuove opportunità ma anche delle incognite nel senso che sarà importante rimarcare l’indipendenza della Santa Sede dalla grande potenza occidentale.

Come saranno i rapporti con Trump e soprattutto con il mondo Maga?

Resteranno difficili sul piano dei contenuti su alcuni temi, in primis l’immigrazione, ma potrebbero trovare delle vie diverse per confrontarsi senza una contrapposizione frontale come nel pontificato precedente. Di certo l’elezione di Leone XIV da parte del conclave è anche un messaggio a Trump e a Vance. Il mondo Maga non potrà facilmente liquidare questo papa – come avevano provato con Francesco – dicendo che non conosce o non capisce l’America.

Nel suo saggio, parla della secolarizzazione degli Stati Uniti non come un ripiegamento della religione ma come una trasformazione della fede - in Dio, nel capitalismo, nella politica, nella scienza, nell’America stessa - in forze contraddittorie e violente. Perché le definisce violente?

Perché l’America è prima un progetto religioso che poi diventa politico. Questa evoluzione si svolge in una storia in cui la guerra gioca un ruolo centrale, come il successo di un progetto che vede negli Usa un Paese con una missione speciale affidata da Dio. La Rivoluzione contro gli inglesi, la vittoria di Lincoln nella guerra civile che era una guerra sullo schiavismo, la Seconda guerra mondiale e la guerra fredda: il famoso detto «la guerra è il modo in cui Dio insegna la geografia agli americani» è molto più di un motto di spirito.

Il professore Massimo Faggioli
Il professore Massimo Faggioli

Lei sostiene che nel Nordamerica si è politicizzata la Chiesa e si sono teologizzate le appartenenze politiche.

È stato studiato e dimostrato che in America oggi sono le appartenenze politiche a formare le appartenenze o visioni del mondo religiose, non il contrario. I veri «dogmi», su cui ci sono le guerre di religione in America oggi non sono sulla Trinità o sulle due nature di Cristo, ma sono sul gender, sull’orientamento sessuale, sulla storia dello schiavismo e della segregazione razziale.

La religione come marketing: l’America è come appare? Chiesa potente perché ricca?

L’America profonda è diversa da quella che vediamo solo nei film o telefilm. C’è un’America religiosa che si vede raramente da lontano. La Chiesa negli Usa è potente perché ha mezzi finanziari quasi illimitati, ma anche perché è un cristianesimo che di fronte alle sfide della modernità (militarismo, capitalismo senza regole, razzismo) non ha potuto rimanere inerte. Un cristianesimo militante, a destra come a sinistra, ma oggi molto più a destra. I cattolici americani sembra abbiano un problema diretto con la democrazia.

Lei scrive che il trumpismo è un vulnus per la chiesa americana...

È un vulnus ed è sempre più evidente. Anche per la Chiesa in America, il trumpismo è un cambio di regime, non solo di governo.

Perché per sapere dove andrà la Chiesa è necessario sapere dove andrà il capitalismo americano?

Il capitalismo ormai ha evidentemente assunto forme «religiose» cambiando comportamenti e mentalità degli individui ma anche della società intera. Credo che la scelta del nome di Leone XIV significhi anche la consapevolezza di questa sfida.

Con Leone XIV papa panamericano si passa dalla «romanizzazione» al Global Catholicism?

Il cattolicesimo negli Usa ormai è molto meno europeo di una volta, e Leone XIV incarna – fin dalle sue origini familiari e la città di nascita, Chicago – questa svolta epocale nella storia della Chiesa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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