Cultura

Lucinda Riley: «L’amore non ha età e non si può vivere senza»

La scrittrice ci parla del suo ultimo libro, «La stanza delle farfalle»
Lucinda Riley // PH. RONI REKOMAA-LEHTIKUVA
Lucinda Riley // PH. RONI REKOMAA-LEHTIKUVA
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Il nome della scrittrice irlandese Lucinda Riley (pseudonimo di Lucinda Edmonds) è una delle firme del «rosa» più quotate al mondo e le sue storie, anche quando il sentimento appare come un cielo sereno, hanno sempre un’inclinazione al dramma e all’inquietudine psicologica, perché l’amore cela sempre tempestose nubi di passione. Famosissima soprattutto per la saga «Le Sette Sorelle», best seller ovunque, della quale sono già stati pubblicati i primi cinque volumi - venduti in oltre 20 milioni di copie - che presto diventerà una serie televisiva prodotta ad Hollywood, nel nuovo romanzo, «La stanza delle farfalle» (Giunti, 608 pp., 17,90 euro) racconta una storia d’amore senile.

La vicenda di Posy, la protagonista, che procede sui binari d’una fantasia mai scissa dalla realtà, si sviluppa dal 1943 fin quasi ai giorni nostri, quando, ancora bambina, nella casa avita di Admiral House, catturava farfalle con il padre in affettuosa complicità. Ma c’era la guerra, il padre pilota partì e non tornò più, e Posy, che dovette separarsi dalla madre per andare in collegio, crebbe con il ricordo di un padre esemplare, che tenterà di ritrovare nell’uomo che sposerà e nei figli, Nick e Sam. Una saga generazionale in cui le donne sono tasselli importanti d’una vicenda piena di segreti, di beatitudini generate da un sorriso aperto e cordiale come quello di Freddie, il primo amore di Posy, che dopo cinquant’anni di lontananza ritorna, facendole rivivere le emozioni giovanili. Abbiamo incontrato a Milano la quarantottenne scrittrice, bionda, elegantissima e molto gentile.

Qual è il suo punto di vista sull’amore che congiunge gli umani in paradisi meravigliosi, ma li sprofonda anche in pene infernali? Non esiste solo l’amore romantico: c’è l’amore per i genitori, i figli, gli amici. Nessun essere umano può vivere senza amore e perciò credo che amare sia la linfa fondamentale nella vita di tutti gli esseri umani. Quando si dice "nessuno è un’isola", credo che il sentimento di essere da soli su un’isola deserta sia proprio l’immagine che corrisponde ad una persona che vive senza amore. Nel romanzo lei parla d’amore senile, quasi un tabù... Per certi pregiudizi sociali è una colpa: mentre agli uomini è consentito invecchiare mantenendo intatti i propri interessi sessuali, le donne anziane che s’innamorano sembrano patetiche, persone che sbagliano. Ma non è così. Posy, che si avvicina ai settant’anni, ha ancora gusti ed energie vitali, e benché viva da sola, sente la necessità del contatto di un partner.

Il fatto che suoi romanzi siano definiti «rosa» la disturba? Scrivo storie che hanno una tensione romantica, ma scrivo anche storie d’amore che finiscono male. Ne «La stanza delle farfalle» Posy è vedova e sola da 25 anni e non conosce l’amore da tanto tempo: su questo poggia il senso del mio libro, che è coerente con la vita. Bisogna sempre ricordare che l’amore è l’elemento base dell’esistenza e come tale va considerato e rispettato.

Quando usciranno i due tomi conclusivi della saga delle «Sette Sorelle»? Il sesto uscirà alla fine dell’autunno. Per il settimo non c’è ancora una data, ma dovrebbe uscire contemporaneamente in ogni paese, perché c’è la rivelazione di diversi segreti, e non vorrei che fossero divulgati prima che il libro fosse tradotto.

Le sette sorelle, figlie adottive e non «di sangue», le ha immaginate come un auspicio alla pace mondiale? L’idea di queste sette sorelle che crescono insieme anche se di fatto provengono da culture diverse e hanno diverse origini e colore della pelle, contiene un messaggio di pace che ritengo importante veicolare. Viviamo tempi molto difficili, di predazione e divisione, ed è molto importante che la gente abbia coscienza di quello che sta succedendo. Quello futuro sarà un mondo sempre più globalizzato, e le mie "sette sorelle" non fanno che anticiparlo un po’.

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