Cultura

L'«Iliade» con Alessio Boni per la chiusura dell'anno da Capitale della cultura

Lo spettacolo debutterà al teatro Donizetti di Bergamo il 12 dicembre e proseguirà in tournée
Alessio Boni, attore, è anche regista dello spettacolo «Iliade - Il gioco degli Dei» - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Alessio Boni, attore, è anche regista dello spettacolo «Iliade - Il gioco degli Dei» - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«Il mio preferito? Achille, senza dubbio, sin dal liceo. Se lo ricorda?», chiede Alessio Boni, recitando a memoria: «Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco generose travolse alme d'eroi...». Al debutto mancano più di cinque mesi, ma lui sembra già lì, sul campo a Troia, tra fragori d'armi e gesta d'eroi, pronto a tuffarsi nei versi di Omero con «Iliade - Il gioco degli Dei», spettacolo realizzato con il suo storico gruppo I duellanti (lo stesso de «I duellanti» da Joseph Conrad e il «Don Chisciotte» da Cervantes) su testo di Francesco Nicolini, con la regia firmata dallo stesso Boni insieme a Roberto Aldorasi e Marcello Prayer. 

Prodotto da Nuovo Teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana, Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, lo spettacolo sarà l'evento in chiusura dell'anno di Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura 2023 e debutterà in apertura di stagione proprio al Donizetti, il 12 dicembre, per proseguire in tournée con tappe anche a Savona, Bologna, Firenze, Trieste, fino a marzo l'Ambra Jovinelli di Roma. 

In palcoscenico con Boni, tra gli altri, Iaia Forte, Francesco Meoni, Marcello Prayer. «L'Iliade è il poema della guerra e della forza, come diceva Simon Weil - racconta l'attore - Sono gli ultimi 51 giorni della guerra di Troia. C'è grande stanchezza, la peste e gli Dei si divertono a tirare le fila di questi eroi comuni mortali. Sono causa di tutto, ma non hanno colpa di nulla, capricciosi, vendicativi, disumani: sono immortali, ma la loro commedia è la tragedia degli uomini. Ettore, Achille, Elena, Andromaca, Priamo, Ecuba, Agamennone, Patroclo: in realtà è l'eterno uguale che ritorna», riflette Boni, che a settembre sarà anche sul set della fiction Rai1 di Sergio Rubini su Giacomo Leopardi in cui veste i panni di Monaldo, il padre del poeta (in attesa di vederlo ne Il metodo Fenoglio dalla trilogia di Gianrico Carofiglio e La lunga notte, sulla storia di Dino Grandi con la regia di Giacomo Campiotti). 

«Per lo spettacolo abbiamo un'idea, che lascio sospesa - prosegue -. Zeus, il fato, il destino o chi per esso, convoca gli Dei perché dopo 2800 anni non sono più in auge. Nessuno squarta più un capretto per loro, nessuno mette più sul piedistallo una loro statua, nessuno chiede loro qualcosa. Sono in disuso. Perché? E perché alla riunione non c'è Poseidone? Cosa è successo? Così, piano piano, si entra nell'Iliade. Vogliamo riscoprire questo mondo, perché sembra sempre l'eterno ritorno dell'uguale» dice.

«Pensate a quella guerra, durata quasi dieci anni. C'era la peste, le armi, il gioco degli Dei con gli eroi e i cittadini di Troia. Noi - prosegue - siamo appena usciti dal Covid. C'è la guerra, anzi, ce ne sono più di una. Sono cambiati solo i nomi degli Dei. Sono i nuovi potenti, coloro che tengono le fila dei poveri uomini mandati in guerra, che è la più grande atrocità, come diceva sempre Weil, perché riduce l'essere umano a un oggetto, non più un'anima. Vorremmo spiegare tutto questo in un modo 'vicino' a noi. Omero sembra lontano, ma invece è il caposaldo della nostra letteratura e della civiltà occidentale. Parla di oggi, è la forza dei classici».

Ma davvero tutto torna sempre uguale? «Lo diceva Eraclito - risponde -, Io penso sia come fare il bagno nello stesso fiume: sembra uguale, ma l'acqua scorre, se ne va. Riportare Omero a oggi è un'impresa che fa un po' tremare i polsi. Ma abbiamo pensato anche ai ragazzi. Quando vedo un giovane, il futuro, che viene a teatro, è una panacea per il lavoro che faccio. Forse un testo che conoscono può aiutarli ad avvicinarsi ancora di più. E poi - sorride - speriamo che gli Dei ce la mandino buona».

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