Licia Colò: «Per salvare il pianeta serve ripensare lo sviluppo»

Una ricetta preconfezionata per salvare il pianeta non esiste, ma ci sono tante pratiche che possono essere messe in campo per contribuire a salvaguardarne la salute e, con essa, il benessere di tutti noi. A cominciare dall’educazione. Lo sostiene Licia Colò, notissima conduttrice televisiva e autrice amante della natura e degli animali, che dopodomani, giovedì, sarà a Ponte di Legno, alle 21 al Palazzetto dello Sport, ospite del festival culturale «Il sentiero invisibile». Colò sarà in dialogo con il giornalista Riccardo Venchiarutti sul tema «Il pianeta. Istruzioni per l’uso».
Ne abbiamo parlato con la stessa relatrice, che dal 2019 conduce su La7 il programma «Eden - Un pianeta da salvare» con cui ha vinto il Premio Flaiano.
Signora Colò, di tutela dell’ambiente e cambiamenti climatici non si fa che parlare, ma qual è lo stato dell’arte?
Non siamo messi bene. Molti scienziati hanno decretato che la temperatura nel pianeta non deve aumentare più di un grado e mezzo, ma nei Poli e in certe latitudini è aumentata di più. Vengono fatti tanti dibattiti, lanciate tante promesse, ma a livello pratico non mi sembra che la situazione sia molto migliorata.
Lo vediamo anche nella guerra in Ucraina, dove si rompono dighe, si verificano disastri: ora, se c’è una tragedia in atto nel mondo, è qualcosa che coinvolge tutti noi. India e Cina continuano a non rispettare i limiti legati all’inquinamento e anche negli Usa c’è una produzione enorme di Co2. Ma se lo fanno gli altri, non può essere una scusa per farlo anche noi. Bisogna continuare sulla strada giusta e spingere, nella speranza che sempre più Stati aderiscano ad un cambio di mentalità. Ed investire tanto nell’educazione. Pensiamo sempre che i problemi legati alla gestione ambientale siano delegabili ad altri, non è così. Credo che si debbano fare sacrifici, ma che non si possa per esempio chiudere una città senza dare ai cittadini un’alternativa per poterlo accettare, e che quindi si debbano creare infrastrutture. È una questione di pianificazione; non si possono cambiare le cose dall’oggi al domani, ma se non si inizia...
È possibile riuscire finalmente a realizzare un’inversione di rotta?
Mi chiedono spesso quali azioni occorre mettere in atto per evitare una catastrofe annunciata. È una domanda talmente complessa e io non ho la soluzione in tasca. Penso ci voglia un approccio globale e che ci siano tantissime cose da fare: muovere da un principio di riflessione su cosa significano la crescita e lo sviluppo, che oggi sono ritenuti un aspetto centrale. L’economia parla di numeri, che indicano benessere e qualità della vita, ma vorrei portare anche altri numeri che dicono di malattie in aumento, lo certifica l’Oms. Progrediscono anche le cure, è vero, ma come recita il vecchio detto, è meglio prevenire che curare.
Penso davvero sia fondamentale partire dall’educazione dei più giovani. Tempo fa si era programmato di inserire l’educazione ambientale nelle scuole: non ore curriculari però, bensì lasciate a discrezione dei professori. Insomma, una presa in giro, su una materia che è più importante del latino, perché se distruggi l’ambiente in cui vivi hai creato un danno enorme alla collettività, se non parli latino beh... non succede niente. Purtroppo l’ambiente è sempre considerato un tema di serie B. Sono stati fatti passi avanti negli ultimi anni, nel senso che è cresciuta la sensibilità sull’argomento, tuttavia le popolazioni continuano a pagare un prezzo enorme per il dissesto idrogeologico. Quando accade la tragedia, si accendono i riflettori, com’è successo in Emilia Romagna, poi come si dice... passato il fiume, scordato il santo.
Ha compiuto innumerevoli viaggi e visitato i luoghi più incredibili del globo. Che cosa le ha insegnato?
Conoscere tante realtà del mondo mi ha fatto capire che tutto è relativo. Quando vai in un Paese povero, vedi gente che lotta per avere l’acqua potabile, poi torni e vedi le pubblicità con beni lussuosi e spesso superflui: ti rendi conto di come molte cose siano un surplus rispetto alla vita. Anch’io ambisco a vivere bene e con tutto il comfort, ma non dobbiamo essere accecati da un obiettivo troppo alto e fatto di tanti elementi inutili.
Può darci qualche anticipazione sui suoi progetti per la prossima stagione?
Riprenderemo sempre con «Eden - Un pianeta da salvare», 14 puntate che dovrebbero partire con gli speciali di Natale e che inglobano diversi reportage, su cui siamo impegnati a lavorare tutto l’anno. Poi sto collaborando, con l’editore Treccani Giunti, alla scrittura di una rubrica da inserire nei libri per le scuole medie.
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