Cultura

Lévy: «Israele contro il totalitarismo: la vittoria è necessaria»

Francesco Mannoni
Il filosofo e giornalista duro contro chi chiede lo stop: «È un dono agli islamisti. Riconoscere la Palestina come Stato in questo momento sarebbe un grave errore»
Bérnard-Henri Lévy - Foto Alexis Duclos © www.giornaledibrescia.it
Bérnard-Henri Lévy - Foto Alexis Duclos © www.giornaledibrescia.it
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Bérnard-Henri Lévy, filosofo, giornalista, attivista e regista francese, ospite a Pordenonelegge è duro, preciso e inflessibile nel difendere Israele e a giustificare le bombe sul Libano per prevenire attacchi: «Israele, contro Hamas e Hezbollah combatte una guerra che riguarda il mondo intero contro ogni forma di totalitarismo, islamismo e terrorismo, come quando ha lottato contro l’Isis e Al Qaeda. Israele ha l’obbligo di vincere questa guerra per riportare a casa gli ostaggi e distruggere le infrastrutture militari di Hamas».

Questi concetti li espone anche nel suo ultimo libro, «Solitudine di Israele» (La Nave di Teseo, 174 pp. 17 euro), nel ribadire che Israele ha subito un attacco terroristico altrettanto impressionante di quello degli Stati Uniti l’11 settembre 2001. E aggiunge: «Israele non solo deve difendersi, ma è necessario che vinca. Se non vince, Hamas resterebbe al potere a Gaza e i palestinesi sotto il tacco di Hamas, che diventerebbe il campione del mondo arabo e musulmano: avrebbe l’aureola del vincitore e Israele andrebbe incontro ad altri 7 ottobre. Per il momento è fondamentale vincere la guerra e portare a casa gli ostaggi».

Israele, con questa guerra di cui lei auspica la vittoria, sta perdendo il consenso mondiale. Non sarebbe stato meglio dare una patria alla Palestina?

«Ci sono due elementi in questa domanda che bisogna spiegare bene. Innanzi tutto Israele, gli ebrei, sono sempre stati perseguitati. Quando si è vittima di un attacco dell’ampiezza e della crudeltà di quello del 7 ottobre, e quando i terroristi dicono: “il nostro obiettivo è ricominciare”; oppure quando affermano: “lo scopo finale è avere la Palestina libera dal mare al fiume, e la scomparsa totale di Israele”, non credo ci siano molte possibilità di dialogo. E se le persone che dicono queste cose hanno alleati potenti, come Hezbollah, l’Iran e la Russia, un Paese piccolo come Israele - un milionesimo del pianeta -, di fronte alla volontà distruttiva di tutte queste forze, è difficile affermare che è un persecutore. Auspico uno stato palestinese da cinquant’anni e ho militato per questo scopo per tutta la mia vita, ora però è il momento peggiore per dichiarare questo Stato: sarebbe un errore enorme».

Perché?

«Perché tutti penserebbero: quando si chiedono le cose con metodi pacifici non funziona; quando si negozia e si dialoga non funziona; invece quando si prendono degli ostaggi e si trucidano migliaia di persone innocenti o quando si prende un intero popolo in ostaggio, allora così funziona. È questo il messaggio che vogliamo inviare? Solo quando Hamas sarà eliminato con tutti quelli che gli somigliano e lo sostengono si potrà parlare di uno Stato palestinese, non ora».

Ma che diciamo a chi protesta pro Palestina?

«Ci sono gli studenti che manifestano contro il governo israeliano, e quelli che sfilano a favore di Hamas: sono due cose diverse. La prima è legittima, la seconda è criminale».

Il blocco di Gaza non è una cosa inumana?

«Sono andato di persona a Gaza due o tre volte e posso dire che venivano bloccate solo le merci che servivano per la fabbricazione di armi. Il giorno in cui Hamas smetterà di inviare razzi su Israele, allora non ci sarà più nessun blocco. La fonte di quello che è successo il 7 ottobre, è una ideologia. Siamo vicini ad una forma di nazismo che si chiama islamismo radicale che non risale al momento del blocco. Hamas ha sempre detto fin dalle origini che loro non hanno mai accettato lo Stato di Israele».

Perché Netanyahu non viene destituito visto che non tutti in Israele sono favorevoli alla guerra?

«Israele è una democrazia. In Israele non c’è alcun dibattito sulla necessità di distruggere Hamas, ma un dibattito strategico: dobbiamo recuperare gli ostaggi prima e distruggere Hamas dopo, o dobbiamo agire contemporaneamente? Personalmente sono per la liberazione degli ostaggi, ma non credo sia possibile. Ritengo che gli uomini di Hamas siano dei mostri ma non totalmente stupidi. Non li vedo liberare gli ostaggi ed essere battuti».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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