Cultura

«Lei, Armando» nella Casa delle Bambole tra i vicoli del Carmine

Una mostra al Museo Nazionale della Fotografia e un libro raccontano i volti e le storie della Casa delle Bambole, al Carmine
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Certe volte Armando Borno passava giorni e giorni senza dormire, preso dalla foga di una vita vissuta a ritmi artificiali, e in quei tempi fotografava di continuo le persone che aveva attorno. Scattava e scattava, fino a costruire un archivio di migliaia di immagini rimasto custodito fino a poco tempo fa nel suo appartamento.

Un archivio che racconta la Casa delle Bambole, come veniva chiamato il palazzo di vicolo Rossovera, in centro a Brescia, in pieno Carmine, in cui tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta si prostituivano in maniera non proprio clandestina transessuali e travestiti. Le bambole, i clienti, le stanze con la carta da parati a fiori e i muri scrostati: da sabato 9 settembre all’1 ottobre una cinquantina di questi scatti sarà esposta al Museo Nazionale della Fotografia, in Contrada del Carmine 2/f, nella mostra «Lei, Armando», incentrata sul libro appena uscito per Morellini editore (171 pp, 20 euro) in cui Borno racconta storie e volti di una parte di Brescia per nulla esplorati, anche se nota nella memoria collettiva. Ne è un esempio Lea, alla quale il volume è dedicato: scomparsa ormai anni fa, è un viso per sempre legato alle strade del centro storico.

 

 

L’intervista a Borno è del giovane giornalista bresciano Nicola Baroni, mentre il progetto generale è curato dall’artista, pure lui bresciano, Dorothy Bhawl. Tra le oltre cento fotografie si ritrova un clima a metà tra i ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini e le sofisticazioni pop underground di Andy Warhol: l’obiettivo del fotografo è lucido nel cogliere la verità di esistenze trasformate e in trasformazione. La mostra, ad ingresso gratuito, sarà visitabile dal martedì al giovedì dalle 9 alle 12 e il sabato e la domenica dalle 16 alle 19. Al museo sono esposti anche gli scatti di Francesca Emer e una selezione di foto della Brescia anni ’70, per provare a ricostruire il clima di un’epoca che riaffiora grazie alle testimonianze strappate agli scatoloni impolverati. 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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