Cultura

Le storie del terrore bresciane per la notte di Halloween

Un consiglio per la lettura nella notte più paurosa dell'anno, unendo tradizione e la nuova festa d'importazione
La lanterna di zucca - Foto © www.giornaledibrescia.it
La lanterna di zucca - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Il ragazzo che durante una festa beve un caffè con una giovane che se ne versa addosso un po'. La riaccompagna a casa, vicino al cimitero, la segue e la vede entrare nel campo santo per poi sparire nel nulla. La tomba di una giovane nobile poco dopo viene aperta: all'interno uno scheletro vestito di bianco, ma con una macchia di caffè.

 Quella che per molti è una leggenda metropolitana in realtà è una tipica storia di paura bresciana, della Valtrompia, per la precisione. Prima che la festa di Halloween arrivasse ad affascinare piccoli e grandi, le storie del terrore non mancavano nella nostra provincia, così come in Italia in generale. 

La notte è l'ambientazione di questi racconti: «Ben prima della mezzanotte, l'occasione per il ritorno dall'aldilà» scrive Giovanni Raza nel suo Madòra che pora in cui raccoglie le leggende del terrore bresciane. Si va dalla storia di Martina, chiamata in cantina dal nonno morto da poco, ad una lanterna che nella notte diventa un braccio mozzato, giovani danzatrici che hanno zampe di capra al posto dei piedi fino ai folletti che in Valsabbia uscivano dopo l'ora dell'Ave Maria.

Storie che pochi oggi ricordano, ma che nella notte di Ognissanti possono essere recuperate portando un po' di tradizione nella festa made in Usa, ormai diventata un secondo carnevale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato