Cultura

Le mummie del lago e il dottor Rini: una storia segreta

Questa sera appuntamento al MuSa di Salò
I curiosi reperti anatomici realizzati tra il 1820 e il 1830 - © www.giornaledibrescia.it
I curiosi reperti anatomici realizzati tra il 1820 e il 1830 - © www.giornaledibrescia.it
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Tra scienza e horror, al MuSa si svelano i misteri delle «mummie di Salò». Appuntamento giovedì 18 agosto alle 18, quando, nell’ambito del ciclo di incontri «Storie Segrete», il direttore del museo civico salodiano, Lisa Cervigni, incontrerà il pubblico per raccontare la vicenda di questi curiosi reperti anatomici realizzati tra il 1820 e il 1830 dal dott. Giovan Battista Rini (1795–1856), medico salodiano con il pallino dell’imbalsamazione.

Oggi le «mummie di Salò» si trovano nella sezione del MuSa dedicata all’Ottocento. I busti, le teste e le parti anatomiche trattati dal Rini sono giunti a noi in perfetto stato di conservazione e rappresentano una notevole testimonianza delle sperimentazioni sulla tecnica della «pietrificazione», tesa a conferire una consistenza lapidea a corpi, singoli organi o parti anatomiche attraverso l’impregnazione con minerali. La collezione di 18 preparati anatomici conservata al MuSa è quanto resta dei 39 destinati all’ospedale di Salò da Rini nel testamento del 1856, in assenza di eredi che perseguissero gli studi medici. Fu poi il nipote Pietro Rini a perfezionare il legato nel 1909 accompagnandolo con documentazione fotografica.

Lo studio, il restauro e l’esposizione al pubblico di questi macabri reperti restituiscono al patrimonio culturale della comunità un importante episodio delle ricerche scientifiche in Italia alle soglie del positivismo. Il Rini non divulgò mai i dettagli del suo metodo e delle tecniche di pietrificazione che sperimentò nel gabinetto anatomico che aveva allestito nell’ospedale salodiano. E non è neppure rimasta traccia degli appunti con le formule chimiche che utilizzò per le pietrificazioni, ma recenti esami radiologici hanno stabilito che il medico salodiano trattava i preparati con una miscela di sostanze conservative a base di metalli pesanti, come il mercurio. I reperti presentano inoltre alte concentrazioni di calce, arsenico, silice e zolfo.

Il ciclo «Storie Segrete», piccole incursioni tra teche e depositi per scoprire le sezioni del MuSa, proporrà un appuntamento anche giovedì 25 agosto: «Scripta manent. Le epigrafi romane raccontano», con il ricercatore Simone Don. Il biglietto per partecipare costa 5 euro; prenotazione consigliata, non obbligatoria.

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