Cultura

«Le mie sculture audiovisive cercano l’opera d’arte totale»

L’artista bresciano Gianluca Iadema, con lavori di respiro internazionale, racconta l’installazione che sarà esposta a Torino
Sensibilità artistica multidisciplinare: l'artista bresciano Gianluca Iadema - Foto © www.giornaledibrescia.it
Sensibilità artistica multidisciplinare: l'artista bresciano Gianluca Iadema - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Esploratore delle imperfezioni digitali, speleologo delle oscurità analogiche, indagatore delle interazioni fra le arti. L’artista bresciano Gianluca Iadema ha spostato il suo baricentro dall’Austria (Graz) alla Svizzera (Berna), per seguire le invenzioni sonore del compositore Simon Steen-Andersen, docente all’AKB, l’Università delle Arti di Berna. Ha da poco pubblicato un nuovo cd per Mille Plateaux, etichetta tedesca specializzata in musica elettronica, insieme all’artista svizzera Franziska Baumann, compositrice, cantante, flautista, esperta di live electronics; dal 3 al 6 marzo sarà all’Artgenève di Ginevra; in primavera inizierà una collaborazione con l’ensemble Neko3 di Copenhagen. Dal 15 marzo, per quattro mesi, la Galleria d’arte moderna «Recontemporary» di Torino esporrà una sua nuova installazione sonora, «Un_i(N)verso». Ne abbiamo parlato con lui.

Ci spieghi di che si tratta...

Ci troviamo nel campo della multimedialità: extended media è una scultura audiovisiva in cui agiscono e s’intrecciano luci, zone buie, gabbie metalliche, suono amplificato pluridirezionale, videoproiezioni. Un muro di 10 metri è invaso da suoni, ombre di reticolati, intermittenti opacità, apparire e sparire di strutture, filmati. Parto da una visione macroscopica, poi con zoom lento e costante entro in paesaggi, città, dettagli, deviazioni oniriche, ritorni.

Fluttuazioni fra realtà e immaginazione. L’opera nasce dal desiderio di esplorare l’ampio concetto di materia, la sua densa concretezza e la sua trasparenza. Il mio obiettivo è immaginare un sistema nel quale diversi tipi di media possano fondersi. Non una musica che si ripete sempre uguale (in loop) durante le ore della giornata, in una sala museale, ma un percorso sonoro che possa articolarsi in una narrazione, un’evoluzione, una forma drammaturgica. Cerco una forma artistica in cui lo spettatore percepisca le varie dimensioni estetiche (musica, cinema, teatro, coreografia) come un’unità. Un’opera d’arte davvero "totale"».

Perché la affascina questo approccio multidisciplinare?

Mi interessano le connessioni di musica e immagine, le trame fra percezioni acustiche e illusioni ottiche; i nessi fra i vari campi del sapere e dei sensi, la creazione di oggetti audiovisivi a più dimensioni, note e performance, architettura e scultura, luci e video, cinema, narrazione, teatro. Sto fondando uno studio del genere qui in Svizzera. Possiamo concepire il suono come un’entità materiale, concreta? Si possono avvertire in un’onda sonora caratteristiche tridimensionali? L’occhio e l’orecchio si influenzano? Come avviene la fusione fra i vari sensi? C’è una gerarchia e/o la si può orientare? Sto azzardando risposte.

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