Cultura

Le conigliare sono le nuove gattare

Per noi bresciani si associa a polenta e patate, ma il coniglio è il terzo animale di compagnia più diffuso. E c'è chi lotta per i suoi diritti
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Per molti è un animale buffo e simpatico, qualcuno lo associa a Bugs Bunny o al Bianconiglio di «Alice nel Paese delle Meraviglie», ma nell'immaginario collettivo (specialmente bresciano) finisce quasi sempre nel forno, per essere poi servito con un contorno di polenta o patate

In realtà pochi sanno che il coniglio è anche il terzo animale di compagnia più diffuso, dopo cani e gatti: secondo una stima di Lav, Lega Anti Vivisezione, e Animal Equality, un'organizzazione internazionale per la Protezione Animale fondata nel 2006, i conigli nelle case degli italiani ammontano a un milione. Tuttavia il loro lato domestico e d'affezione è poco conosciuto e non tutelato dalla legge. Perché?

 

 

Dal 2005 questa è diventata la battaglia personale di Romy Carminati, operatrice nell’Etologia delle relazioni con gli animali grande amante dei conigli, che nel 2010 ha aperto a Brescia un sito dedicato alla consulenza e all'addestramento dei piccoli amici a quattrozampe. «Addestrare conigli» è il nome del suo sitlog - a metà fra un sito e un blog - dove è possibile trovare informazioni sulle diverse razze di conigli e il loro profilo motivazionale (caratteristiche principali anche comportamentali), istruzioni su come educarli, una lista di curiosità da sapere, nonché l'offerta di tutta una serie di servizi, che vanno da corsi di educazione alla pensione per i mesi estivi, da attività di zooantropologia didattica per le scuole a massaggi per animali.

Non a caso Romy Carminati si è prodigata fin da subito per occuparsi del coniglio che ieri mattina vagava per via Milano. Recuperato, poi, anche grazie al tam tam nella rete delle «conigliare», che ormai sono le nuove gattare.

 

Il coniglio recuperato in via Milano - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il coniglio recuperato in via Milano - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it

 

«Il focus sull'addestramento - spiega Carminati in un video di presentazione sulla pagina Facebook dell'azienda - nasce proprio dalle critiche e dalle opinioni negative sul coniglio anche da parte di chi ne possiede uno, dovute a una scarsa conoscenza dell'animale. Tante persone lo trattano come se fosse un peluche o un giocattolo, lo vedono benissimo in gabbia e non si preoccupano che il coniglio debba vivere libero». 

Per chi teme palline sparse sul tappeto di casa e graffi ai mobili, niente paura: esiste un metodo gentile per educare i conigli e si chiama clicker training. Il principio è dare all'animale ciò che vuole in cambio di azioni e comportamenti desiderati dall'educatore (ad esempio offrire del cibo ogni volta che l'animale questo fa un salto o si siede), che vengono segnalati dallo schiocco del clicker, un piccolo oggetto di plastica impiegato nell'educazione e nel gioco. Secondo Romy Carminati, il clicker training «semplifica la vita e fa bene ai conigli e alle persone, e può risolvere inoltre alcuni problemi comportamentali dell'animale, per esempio se è troppo aggressivo o troppo timido».
 
Un'altra convinzione da sfatare riguarda la durata di vita di un coniglio, stimata in generale intorno ai due anni. In realtà un coniglio può vivere fino a 12 anni, a patto di rispettarne l'indole amante della corsa e garantirgli un habitat e un'alimentazione adeguati. Cosa che non avviene nella stragrande maggioranza degli allevamenti nel mondo e in Italia, responsabile della produzione di metà della carne di coniglio in Europa, vale a dire 262.500 tonnellate (su un totale di 512.876 nel continente) e del 6,9% di quella mondiale.

Questi dati sono forniti da Animal Equality che due anni fa ha lanciato una petizione insieme a Lav per chiedere al governo di mettere fine alla produzione della carne e della pelle di coniglio. 

«Il nostro recente lavoro investigativo mostra un sistema d'allevamento ultraintensivo dei conigli che priva questi animali dei più semplici bisogni etologici, - spiega Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality - un processo "produttivo" tra i più agghiaccianti e per lo più sconosciuto, taciuto e incredibilmente tollerato». 

 

 

Il video mostra animali stipati in gabbie di circa 450 centimetri quadrati, meno di un foglio A4, sovrapposte l'una sull'altra, cosicché ognuna di esse è ricoperta di escrementi, mosche e ammoniaca. In simili condizioni i conigli hanno un'aspettativa di vita di 3 mesi, prima di essere sgozzati al macello o di morire malati. 

«Mentre non possiamo pensare di trascorrere una vita con un cane o un gatto e poi cucinarlo, questo purtroppo non accade con i conigli: sono animali da amare e rispettare, non mangiateli!», aveva provato a dire Roberto Bennati, vicepresidente della Lav. L'appello non era rimasto del tutto inascoltato, dal momento che a fine 2015 era stato presentato un disegno di legge, prima firmataria Manuela Granaiola (Pd), che chiedeva il riconoscimento dei conigli come animali da affezione, da tutelare al pari di cani e gatti. Quindi divieto di macellazione, commercializzazione e consumo delle carni, pena un arresto da tre mesi a un anno o ammenda da 5mila a 100mila euro. L’iniziativa, per il momento, si è arenata. 

 

 

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