Cultura

Lattanzio Gambara, opere (ri)scoperte dagli studenti

Il progetto «Atlante 2» dedicato al passaggio dell’artista a Palazzo Maggi a Cadignano
Nel salone centrale. Dipinto di Lattanzio Gambara (part.) // FOTOSTUDIO RAPUZZI
Nel salone centrale. Dipinto di Lattanzio Gambara (part.) // FOTOSTUDIO RAPUZZI
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Lattanzio Gambara e il suo lavoro a Palazzo Maggi (ora Tiefenthaler) a Cadignano saranno i protagonisti della presentazione del volume «Atlante 2. Sulle tracce di Lattanzio Gambara. Gli affreschi di Palazzo Maggi di Cadignano», edito da La Compagnia della stampa.

L’appuntamento, ad ingresso gratuito, si svolgerà sabato 20 ottobre, alle 18, a Palazzo Maggi a Cadignano, frazione di Verolanuova.

L’architetto Michelangelo Tiefenthaler guiderà i presenti nelle sale del palazzo.

Il libro propone studi inediti sul lavoro svolto da Gambara a Cadignano ed è nato da un progetto didattico di alternanza scuola-lavoro che ha coinvolto tre classi quarte (ora quinte) dell’Istituto Tecnico Turistico Vincenzo Dandolo di Orzivecchi, diretto dal preside Giacomo Bersini, e del Liceo delle scienze umane Mazzolari di Verolanuova diretto fino allo scorso anno da Luciano Tonidandel. Guidati dal coordinatore, lo storico dell’arte Roberto Consolandi, i ragazzi dei due istituti hanno compiuto un’indagine nell’antico palazzo.

Ne abbiamo parlato con lo stesso prof. Consolandi.

Come è nato il progetto «Atlante 2»? Come il precedente «Atlante 1», è un lavoro intenso nel quale gli studenti hanno potuto agire a stretto contatto con professionisti di alto livello. Il fine di queste attività è stato quello di dare un’interpretazione del ciclo pittorico del Gambara. Il tutto per favorire da un lato la riscoperta della cultura locale, e dall’altro per permettere agli studenti di sperimentare una crescita umana con l’acquisizione di importanti competenze culturali e professionali.

Cosa è emerso dallo studio effettuato dai ragazzi nel palazzo? La perfetta sinergia tra studenti ed esperti filologi, grecisti e latinisti ha portato a risultati di grande importanza storica ed artistica. È stato compiuto uno studio sulle pitture del salone centrale dell’edificio, sul soffitto con le pitture dedicate al tema del «Bonus Eventus», con la conseguente decifrazione del significato di affreschi, testi ed epigrafi presenti in esso, nei quali è stata individuata una stretta relazione tra temi mitologici, astrologici, alchemici, astronomici e letterari, con richiami a Dürer e ai suoi studi sulle costellazioni.

Qualche altra scoperta interessante su chi dipinse nel palazzo? Siamo riusciti ad identificare i tre artisti lombardi che, in periodi diversi, decorarono le stanze dell’antico edificio. Tra loro Luca Mombello, uno degli allievi del Moretto, che intervenne verso la metà del 1500. Dopo di lui, verso il 1560, fu la volta del cremonese Antonio Campi (fratello di Giulio e Vincenzo) e, tra il 1570-72, ci fu il Lattanzio Gambara, allievo dei Campi e del Romanino.

Come è stato coordinare tutte le parti coinvolte nel progetto? «Atlante 2», è stato un lavoro di grande impegno che ha evidenziato quanto sia fondamentale la collaborazione tra enti per la valorizzazione del nostro territorio. Il riuscire a creare sinergia tra la scuola, le Amministrazioni locali, i privati come l’architetto Tiefenthaler che ci ha guidato nelle sale del palazzo, i professionisti che hanno lavorato con i ragazzi, i musei ed il Mibact che ha dato il patrocino, è il segno che è possibile creare un ponte di collegamento sul quale l’arte locale e nazionale convivono sostenendosi l’una con l’altra, per la promozione e l’ottimizzazione di tutto quel patrimonio artistico presente nella nostra Italia. Che merita di essere studiato e conosciuto da tutti.

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