Cultura

L’Abbazia di Chiaravalle sotto la neve: torna a Brescia l’opera di Angelo Inganni

Il dipinto inedito, firmato e datato 1873, è entrato nella collezione di un imprenditore bresciano della Franciacorta
Lavoro. Il piccolo spazzacamino
Lavoro. Il piccolo spazzacamino
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Anche se non ci fosse la firma («Angelo Inganni 1873») non ci sarebbero dubbi sulla paternità del dipinto. Tutto parla di Inganni: la scena di vita popolare in primo piano, con la donna con la gerla, il piccolo spazzacamino che consuma il pasto offerto dall’anziana dietro le spalle, anche il cagnolino che abbaia ai buoi che tirano il carro; e poi lo sfondo monumentale, incorniciato dall’arco in mattoni in una costruzione architettonica di pura fantasia, con l’Abbazia di Chiaravalle trasfigurata dal biancore del cielo carico di neve.

Uno scorcio milanese, quasi certamente eseguito su commissione dall’artista negli anni in cui era tornato nella natia Brescia, dopo una lunga carriera trascorsa nel capoluogo lombardo dove aveva costruito la propria fortuna artistica come esponente di punta del genere della «veduta urbana». Milanese il soggetto così come la provenienza del dipinto, finora inedito, acquistato di recente da un imprenditore franciacortino appassionato collezionista di pittura lombarda e piemontese tra Otto e Novecento.

L'opera

L’opera, un olio su tela di 57x71 cm, era apparso su un catalogo Bolaffi del 1979 in cui si faceva riferimento ad un’asta Finarte dell’anno precedente, poi di nuovo sulla copertina del catalogo di un’asta Finarte nel 1986, ma fino ad ora non è mai stato esposto in pubblico. Il «ritorno a casa» potrebbe preludere ad una sua possibile esposizione, che offrirebbe anche agli studiosi l’opportunità di confrontarsi con il dipinto.

«Nella produzione di Inganni è un dipinto raro innanzitutto per il soggetto - commenta lo storico dell’arte e curatore Davide Dotti -. Inganni di piazze milanesi e bresciane ne ha dipinte moltissime, ma di scorci nei quali si vede Chiaravalle sullo sfondo ne esiste solo un altro, in un museo francese (il Museo Salies a Bagnéres de Bigorre, ndr). Mi ha colpito la rarità iconografica, ma mi è piaciuto anche il soggetto, questo contrasto, o connubio, tra un primo piano molto rustico in cui l’artista mette in risalto la vita degli umili con le sue tipiche figurette, e lo sfondo oltre l’arcata prospettica con la veduta del meraviglioso monumento rinascimentale».

Dotti conferma che l’opera sia «sostanzialmente inedita, a parte la pubblicazione in un catalogo d’asta. È un ritorno a Brescia di un Inganni bresciano del 1873, anni in cui l’artista non rinunciava, probabilmente su richiesta precisa della committenza, a cimentarsi ancora con vedute e soggetti milanesi. Ora che l’opera è tornata "a casa" speriamo che ci sia l’occasione per mostrarla dal vivo».

Un anno particolare

Il 1873 segnato accanto alla firma è un anno particolare per l’artista, nato a Brescia nel 1807 e qui morto nel 1880 dopo esservi rientrato vent’anni prima. Torna infatti ad esporre all’estero (all’Esposizione universale di Vienna «Un episodio di carnevale in campagna») oltre che alle Promotrici di Torino e di Genova - dove aveva continuato a partecipare nel corso degli anni - con due «nevicate».

Il tema della neve è lo stesso che ritorna anche nel dipinto acquisito dal collezionista bresciano, e che era stato introdotto dal pittore come «variante atmosferica» nelle sue vedute fin dagli anni Quaranta. Erede della «scena urbana» di Giovanni Migliara e Giuseppe Canella, a sua volta derivata dal vedutismo veneziano settecentesco, Inganni innovò il genere privilegiando punti di vista inediti ed originali (a partire dalla celeberrima veduta del duomo di Milano dal «coperto dei Figini», del 1838) ed introducendo figurette di popolani, nobili e borghesi immortalati nelle loro occupazioni quotidiane. Anche nel dipinto «bresciano» tornano queste caratteristiche: il punto di vista insolito, l’inquadratura architettonica, le macchiette popolari che avevano fatto la fortuna del pittore. Che nonostante attinga i dettagli da un personale catalogo di soggetti più volte ripetuti, riesce ancora una volta a regalare una «tranche de vie» vivace e soprattutto accattivante per l’occhio dello spettatore.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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