«La Storia» in tv, Jasmine Trinca: «Nella mia Ida la forza di tutte le donne»

Dal capolavoro di Elsa Morante arriva su Raiuno da oggi, lunedì 8 gennaio, per quattro serate la serie «La Storia», con la regia di Francesca Archibugi.
Nella Roma della Seconda guerra mondiale, Ida Ramundo (le presta il volto Jasmine Trinca) maestra elementare vedova con il figlio adolescente Nino, decide di tenere nascoste le proprie origini ebraiche per paura della deportazione. Violentata da un soldato tedesco, dopo lo sgomento, l’angoscia e la vergogna scopre di essere incinta di un bambino che sarà soprannominato Useppe. Ida con i suoi figli verrà travolta dagli eventi bellici e da quel momento, ogni giorno, per loro sarà lotta per la sopravvivenza. Nel cast anche Elio Germano, Valerio Mastandrea e Asia Argento.
Abbiamo intervistato la protagonista.
Jasmine Trinca, come ha costruito questo personaggio?
Per me Elsa Morante, più che un nume tutelare, è un nume temibile. Quindi dire come ho costruito questo personaggio mi fa aprire il terreno sotto i piedi. «La Storia» è il mio romanzo d’elezione, l’ho letto due volte al liceo, l’ho riletto prima di iniziare le riprese. Ho chiamato mia figlia Elsa in omaggio a Morante. Sono del quartiere romano di Testaccio dove è ambientata una parte della narrazione. Tutto mi parlava del romanzo e quando mi è stato proposto questo ruolo non avrei mai potuto rinunciare. Ida era proprio «mia», nonostante la soggezione spaurita che la domina. In qualche modo il fatto di riferirmi a Morante mi ha permesso di mantenere quello sguardo fanciullesco, quella sua soggezione incredula.
Com’è stato lavorare con una regista come Archibugi?
Con Francesca sul set è stato importante tenere l’equilibrio delle puntate, mi ha veramente molto guidata. Nel libro e nel film «La Storia», sempre narrata dagli uomini, è vista dal punto di vista femminile. Questo doppio salto, dovuto a Morante che ci racconta la Storia con la «s» maiuscola, vede Ida disgraziata, smarrita, in soggezione di tutto ma allo stesso tempo carica di una forza, che è un elemento che mi piace sempre tirare fuori, e diventare un personaggio epico. Nel senso di epica degli ultimi che Morante, ancora prima di noi, guarda con sconfinato amore.
A 29 anni da «La meglio gioventù», è tornata a una serie televisiva. Che esperienza è stata?
È stato un percorso molto profondo, tra le esperienze più significative della mia carriera, un lavoro che ho sentito infinitamente. Le riprese sono durate sei mesi e a un certo punto, per la strana attrice che sono, tutto è diventato carne. Per Ida le cose non passano dall’intelletto ma dal corpo, e anche il mio corpo a un certo punto è diventato quella cosa lì. Il racconto di Ida non è mai individuale, parla di una collettività e di come la guerra la fanno i potenti ma da sempre affligge i poveri. Sembra una banalità, ma non dobbiamo mai dimenticarlo.
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