La rockstar della fisica al Sociale con un monologo quantistico

La chiamano la «rockstar della fisica». Scrittrice, performer teatrale e divulgatrice scientifica, origini genovesi, una parentesi come giornalista sportiva, laureata a pieni voti in fisica nucleare, un master prestigioso all'Ecole polytechnique di Parigi, Gabriella Greison ha tenuto ieri un «monologo quantistico» al Teatro Sociale, per i cinquant’anni della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali della Cattolica.
Il racconto
La Greison fa da anni il tutto esaurito nei teatri italiani e non solo, parlando di meccanica e sovrapposizione quantistica. «Sono un jukebox di storie. Mi chiamano, selezionano la storia che vorrebbero ascoltare e io la racconto», dice di sé stessa. La fisica quantistica descrive il comportamento della materia, della radiazione e di tutte le loro interazioni viste sia come fenomeni ondulatori sia come fenomeni particellari. La Greison ripercorre la rivoluzione iniziata agli esordi del Novecento, con protagonisti ricercatori e scienziati che gettarono le basi della fisica quantistica.
Il viaggio nel tempo comincia riavvolgendo il nastro fino ai primi anni e decenni del secolo scorso. Partendo da una fotografia. «Questa è la storia di una fotografia, con uomini e donne in posa. Diciassette di loro sarebbero diventati premi Nobel. Tra loro c’erano Albert Einstein, Marie Curie, Max Planck, Wolfang Ernst Pauli», è l’esordio della Greison. Dietro la macchina fotografica c’era anche Alfred Nobel, papà dell’omonimo e prestigioso premio. Era un mattino del 1927, a Bruxelles in Belgio. Si era appena conclusa una settimana di confronto tra fisici di fama mondiale, con una lunga maratona di conferenze.
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«Perché questa fotografia è così importante?» chiede la Greison. Era l’epoca in cui gli studiosi stavano ancora, dice «seduti sulla fisica classica. In quello scatto sono immortalati i padri della fisica quantistica». Che «non deve farvi paura. Racconta il mondo dell’infinitamente piccolo. Ce l’abbiamo tra le mani tutti i giorni. Ad esempio con le app dei social network». In una carrellata la Greison narra di quelle menti eccelse, da Einstein a Planck, da Niels Bohr che discuteva continuamente con Einstein alla Curie e Heisenberg.
«Ci si confronta in quella settimana a Bruxelles, il primo grande ritrovo dopo la Grande guerra. I fisici erano come delle rockstar» dice. Marie Curie dedica la sua vita all’isolamento e alla concentrazione del radio e del polonio. «La sua più grande qualità era dedizione al lavoro. Oltre alla voglia di trasmettere la scienza» aggiunge la Greison. La storia della scienza è fatta di colpi di scena, sconvolgimenti, intuizioni, frutto di menti geniali. Stelle l come quelle immortalate nello scatto in bianco e nero a Bruxelles.
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