Cultura

La rassegna al Nuovo Eden: «Tutto quello che avreste voluto sapere su Tarantino»

Il 5 aprile ci sarà l’incontro a più voci «Aspettando Quentin», poi rassegna di film sulle radici del regista
Il regista Quentin Tarantino in una delle sue precedenti visite in Italia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il regista Quentin Tarantino in una delle sue precedenti visite in Italia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Focus su Quentin Tarantino, allargando il campo oltre la sua produzione filmica, con seminari, letture e, ovviamente, proiezioni. «Tutto quello che avreste voluto sapere su Quentin Tarantino e non avete mai osato chiedere» è l’articolata proposta allestita dall’associazione Duels/Blue Velvet e da Fondazione Brescia Musei al cinema Nuovo Eden, in via Nino Bixio, che prenderà il via alla vigilia dell’arrivo dell’iconico regista di «Pulp Fiction» a Brescia (6 aprile al Teatro Grande, evento sold out).

Il primo appuntamento è mercoledì 5 aprile, con «Aspettando Quentin Tarantino» (alle 18.15; ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria, telefonando allo 030.2977883-2977834 o scrivendo a cup@bresciamusei.com). Si tratta di un’incursione nell’educazione visuale del cineasta americano, di un viaggio alle radici del suo immaginario, a partire dal nuovo libro che ha pubblicato, «Cinema Speculation», per scoprire en passant che le sue sceneggiature sono anche saggi di critica.

Introdotto da Enrico Danesi (critico cinematografico per il Giornale di Brescia, presidente di Blue Velvet) e moderato dal giornalista e saggista Massimo Rota, vedrà i contributi di esperti della poetica di QT come Steve Della Casa (direttore del Torino Film Festival), Alberto Pezzotta (critico, scrittore e traduttore di «Cinema Speculation», oltre che di Woody Allen, Abdulrazak Gurnah, Joyce Carol Oates), Filippo Mazzarella (caporedattore del Dizionario dei Film di Paolo Mereghetti). Una ricognizione a più voci nell’universo tarantiniano - con estratti del libro, letti dall’attore Alessandro Quattro - per trovare ciò che unisce i vari fili e temi, ma anche per fare il punto sui rapporti e i debiti con il cinema italiano, per seguire l’evoluzione di un linguaggio che ha profondamente mutato le coordinate del cinema contemporaneo.

Sabato 22 aprile (alle 10, sempre al Nuovo Eden, con lo stesso sistema di prenotazione di cui sopra), sarà invece la volta di Massimo Causo, chiamato ad approfondire la materia tarantiniana durante la dedicata «Colazione con il critico». 

Le serate film

Decisamente appetitosa, infine, la rassegna «Tarantino Roots», che si svolgerà dal 20 aprile al 25 luglio, prima nella sala di via Nino Bixio e quindi nell’arena «L’Eden d’Estate». In cartellone una serie di pellicole (in versione originale, con sottotitoli in italiano) tra quelle che Tarantino più ama, adorate da subito con passione viscerale ovvero rivalutate a distanza di anni dalla prima visione. Tra i film in cartellone, il seminale «The Getaway!» di Peckinpah, «Taverna Paradiso» di Stallone, «Un tranquillo week-end di paura» di Boorman, «Fuga da Alcatraz» di Siegel, «Taxi Driver» di Scorsese, «Rolling Thunder» di John Flynn. Programma completo su www.bresciamusei.com.

Nella presentazione generale dell’iniziativa, Rota e Danesi provano a fissare la singolarità di Tarantino, quale emerge (anche) dal libro: «Il cinema è un’arte collaborativa, ma i registi raramente riescono a cooperare tra loro. Capita che ci sia curiosità sui reciproci metodi di lavoro, spesso gli autori elogiano il risultato dei colleghi; ma niente di più. Poi c’è l’approccio di Tarantino, il quale in "Cinema Speculation", che è un libro di memorie cinematografiche quanto un’opera di critica, scrive: "In "Kill Bill - Volume 1", quando Daryl Hannah cammina nel corridoio dell’ospedale fischiettando il motivo di "I nervi a pezzi" di Bernard Herrmann, e poi l’immagine si divide in due: lì è come se per un attimo Brian De Palma avesse preso il controllo del film". È un approccio che di fatto segna una sorta di primato in termini di (auto)critica cinematografica, con Tarantino che paragona la propria maestria tecnica a quella di uno dei suoi idoli cinematografici».

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